Contest letterario gratuito di poesia e prosa “Emma – Alle porte della solitudine”

“La mia mano/ chiusa nella tua/ indugio/ alle porte della solitudine// quando le ciglia della notte/ si schiudono  su un nuovo sorriso/ e le labbra  sono petali di porpora// nelle  vene  della speranza/ il  lume  guida/ l’incedere fra le nebbie/ dove erra il mio ultimo sussurro.” – “Alle porte della solitudine”

Regolamento:

Emma Alle porte della solitudine

1. Il Contest letterario gratuita di prosa e poesia “Emma – Alle porte della solitudine” è promosso dalla web-magazine Oubliette Magazine e dall’autrice Giovanna Fracassi. Il  Contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

 Il Contest è gratuito. Il tema è libero.

 

2. Articolato in 2 sezioni:

A. Short Story in 200 parole (un racconto breve avente come limite massimo di partecipazione 200 parole, e come limite minimo 30 parole)

B. Poesia (limite 80 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.

Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.

 

4. Premio:

Emma - Alle porte della solitudine

N° 1 copia della silloge “Emma – Alle porte della solitudine”, di Giovanna Fracassi, edita dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni” in collaborazione con Oubliette Magazine.

Saranno premiati i primi due classificati della sezione A, ed i primi due classificati della sezione B.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 13 febbraio 2015 a mezzanotte.

 

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Dott.ssa in Lettere, redattrice e critico letterario)

Giovanna Fracassi (Scrittrice)

Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)

Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Irene Gianeselli (Collaboratrice Oubliette)

Daniela Montanari (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Katia Debora Melis (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email: oubliettemagazine@hotmail.it  indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

BUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI!!!

 

111 pensieri su “Contest letterario gratuito di poesia e prosa “Emma – Alle porte della solitudine”

  1. Sezione B
    Mazzei Sina
    accetto il regolamento

    A mia madre

    E te ne andasti davvero…
    senza profumi di rose intorno,
    in un attimo spoglio d’amore,
    così come si solleva la polvere
    al soffio di un vento inatteso.
    E ti diedi tutto ciò che avevo,
    compreso la mia fragilità.
    E urlai rabbie senza scarpe,
    e offesi questa vita che mai ti mostrò
    ciò che ardentemente bramavo,
    e pregai davanti a specchi senza volto
    perché finisse l’agonia dei miei occhi nei tuoi.
    E io ero là che cadevo e mi rialzavo con te
    intanto che tu cadevi e ti rialzavi con me.
    E mentre ti scheggiavi ogni giorno di più
    io provavo a correggere il taglio.
    E ora che le rondini non cantano più,
    E ora che le notti tremano ancora,
    proverò a darti tutto ciò che non avevo…
    E qui mi prostrerò davanti al tempio
    che hai edificato negli anni
    con la tua infinita sofferenza,
    per essere migliore in un mondo
    che mi aspetta, oramai, senza te.

    1. Sezione A
      Giancarlo Stoccoro
      accetto il regolamento
      Bibliofilia

      I libri non si suggeriscono, vengono da soli a bussare alla porta. Io ne ho una fila lunghissima in impaziente attesa. All’inizio entravano uno alla volta, da tempo però hanno creato un varco grande e si sono piazzati a migliaia in ogni angolo della casa. Appena incrociano il mio sguardo – e io, ormai, quando sono preso da occupazioni più serie, faccio come certi camerieri negli slow food, cammino per le stanze con gli occhi chiusi – mi supplicano di prenderli in mano, di sfogliarne almeno le prime pagine. I libri hanno bisogno di essere coccolati, non si accontentano di un posto al caldo nella seconda fila di una vecchia libreria dell’Ikea. Sopportano meno della Billy i traslochi perché sanno che finiranno stipati nei cartoni per chissà quanto, prima di rispuntare con la copertina strappata o la muffa, pronti solo per la raccolta della carta.
      Il supplizio più grande lo condivido con loro ogni anno, immancabilmente all’inizio delle vacanze estive, quando si tratta di sceglierne 4 o 5 da mettere in valigia. Alcuni s’impongono da soli, gli ultimissimi arrivati, in primo piano sul comodino. Tra gli altri è una lotta sui ripiani ricolmi, scartati quelli pieni di polvere, ne prendo a manciate e li stendo sul letto. Me li guardo e li rigiro tutti sulla quarta di copertina, pochi li sfoglio. Sono i titoli a imporsi, non certo il formato tascabile; i più si limiteranno a cambiare aria con me, tutti assolveranno al compito essenziale di tenermi con i piedi ben piantati sulla terra, come un mulo preso da troppi rimorsi di coscienza. Anche quest’anno 18 libri in due trance,di 10 e 8. Tra questi,almeno due erano rimasti sepolti disciplinatissimi nell’ultimo ripiano in alto dello studio da almeno tre anni, in ossequioso silenzio. Immagino adesso, appena li aprirò, quante cose avranno da dirmi.

      1. Giancarlo Stoccoro
        Sezione B
        accetto il regolamento

        Quanta alba dentro un parco
        la pioggia breve dei semafori
        non deve rattristarla minuta
        si srotola la vita e pare avanzi
        da sola quando basta un cenno
        per agganciarla al sole più ampio
        guardare dall’alto questo mondo
        piccolo e consumato

  2. Parole di Rosario Tomarchio (Accetto il regolamento per sezione B)
    Ci sono momenti
    in un uomo,
    in una donna
    che si formano strane rughe
    per rabbia,
    per attimi rumorosi dentro se
    che invadono il silenzio
    del tranquillo riposo.
    Attimi di freddo,
    tristi,
    bui.
    Attimi di vita che si spezzano
    come gesso,
    attimi vissuti con il fuoco dentro,
    attimi vissuti come il mare calmo
    di calda sera d’estate.
    Attimi confusi che invadono
    Il silenzio dell’anima,
    la tranquillità della mente
    e in un giravolta di pensieri
    presi per mano per divenir
    parole di melodie senza tempo.
    Ci sono rughe sui volti
    di uomini
    e di donne che si chiamano sorrisi.
    Sorrisi che nascono da parole
    semplici,
    a volte dolcemente complicati,
    scritte sulla sabbia
    di un mare eterno
    e il tempo non porterà via.
    Ci sono parole che creano sorrisi,
    parole semplici come grazie.
    Grazie parola semplice e umile,
    che nobilita il cuore di chi lo dice
    e rende gentil chi lo riceve.

  3. Silenziava la vita di Luciana Raggi
    (sez. B) Accetto il regolamento

    Lontana dai ricordi

    nel suo inutile stare
    ferma sulla panchina

    nel suo triste guardare
    fissa sulla collina

    stava

    nell’ombra della sera
    assopita dal dolore.

    Stava ferma
    fissa a guardare

    assopita dal dolore.

    Silenziava la vita.

  4. Oltre le porte della solitudine

    Oltre le porte della solitudine
    c’è l’essenza del sorriso
    di una geometria dei sogni
    in colori surreali
    e voce del mare.
    Oltre la nebbia
    c’è la speranza del mondo
    a guidare il cuore
    in visi di magnolie
    ai piedi della luna
    solfeggiare
    tra rime d’oro
    sul tuo pugno il mio respiro ..
    spiga.

    ELENA SPATARU

    SEZIONE B

    Accetto il regolamento

  5. La vecchia
    Scialle di ricordi
    sulle spalle curve.
    Mani tremanti
    viso avvizzito
    sorriso di bambina.
    Abitudine e amore
    nei gesti quotidiani.
    Scalda la minestra
    parla coi gatti
    sbriciola il pane
    per i passerotti.

    Patrizia Benetti
    sezione B
    Accetto il regolamento.

  6. Rosa Bizzintino
    Sez. b Accetto il regolamento.

    Rosa Bizzintino. Poesia.
    La nonna.
    Ti ricordo,
    con le bianche trecce
    seduta su una seggiola
    davanti alla finestra,
    i tuoi pensieri
    correvano
    alla tua vita
    da giovinetta
    quando con la
    cesta in testa
    vendevi la ricotta,
    alla tua casa
    da bambina
    dove sorgeva un biancospino,
    al profumo
    delle spighe dorate
    appena abbrustolite e
    con un sorriso
    finivi di sognare e
    tra le tue mani
    il rosario che
    pazientemente recitavi.

  7. Sez. B Accetto il regolamento

    ANGOSCIA

    Onda anomala
    improvvisa,
    l’angoscia
    invade l’anima
    e travolge ogni cosa.

    Annaspi,
    apnea di paura
    priva d’aria,
    senza luce.
    La vita sfugge,
    allunghi la mano
    ma non puoi afferrarla.

    Esausta
    e svuotata,
    ti rannicchi
    nel tuo angolo segreto,
    chiudi gli occhi
    e paziente,
    aspetti…
    e speri…

    Stanca di scappare
    la vita tornerà
    e l’angoscia
    scaccerà.

  8. Baciami donna

    Sezione B

    Baciami donna
    sulla bocca asciutta
    del mattino,
    sugli accenti scordati
    del mio cuore,
    sulle coste frastagliate dell’Irlanda,
    sulle dune dorate del Sahara.

    Bacia i miei passi
    e salirò con te
    lungo pendii inaccessibili
    dove gli uomini si perdono
    in percorsi che portano alla guerra.

    Sarai pace infinita
    per la mente
    e fuoco assassino
    per il corpo
    e brucerò con te
    finchè vorrai,
    senza riserva alcuna.

    Baciami donna,
    arsura dei miei sogni realizzati.

    Accetto il regolamento

  9. (Accetto il regolamento e partecipo alla sezione B )

    Il silenzio della mia solitudine

    Quando impazza
    il caos della vita
    e il vocio stridulo
    rimanda cori
    di bimbi festanti
    quando la sera scende
    e dolcemente accarezza
    l’anima pensierosa
    come foglia che adagio,
    su tappeto di seta
    frusciante, si posa
    evado –
    Fuori dal mondo, dal tempo
    dalla vita, da me…
    Ascolto il silenzio,
    che canta e mi culla
    m’abbraccia e mi ama
    il silenzio della
    mia solitudine
    che ogni volta
    mi brama-
    e non vorrei più tornare
    rimango inerme
    ad aspettare

  10. “ARMONIA DELLE LACRIME”
    Traduco le mie note in versi
    e nuovamente piange la mia penna
    l’armonia delle lacrime!
    In Si maggiore e No minore prego
    di comporre ballate e tarantelle
    per danze indiane e percussioni a ritmo!
    Poesie di antichi riti propiziati
    per suscitare esaltazioni folli,
    che tremi insieme a loro questa notte
    di versi messi in croce e abbandonati,
    in rivalsa di tempi andati a male
    e di misere questue ad occhi bassi,
    a perpetuare il tempo degli amori
    lasciati senza vento…
    a penzolare…
    SEZ. B ACCETTO IL REGOLAMENTO
    ANDREASSI NICOLA

  11. Alberto Castrini

    Binari

    È freddo nelle buie sere
    sui binari,
    non c’è pace fra i viandanti
    passano, non stazionano.

    Qualche lacrima,
    un abbraccio frettoloso,
    sguardi furtivi,
    umanità raminga.

    Partito il treno
    il freddo aumenta.
    È sempre inverno
    per chi si lascia.

    Non crescono fiori
    tra i binari,
    si è ancor più soli
    sulle algide panche.

    Per chi non si trova,
    quanti treni
    sfileranno ancora
    traguardando lontano?

    (sez. B accetto il regolamento)

  12. Annamaria Vernuccio 15/1/ 2015

    Allo specchio

    Mi guardo allo specchio
    e ciò che vedo non mi piace!
    Non certo l’aspetto, il viso, le rughe…
    Lo so son cambiata e lo do per scontato.
    Io guardo i miei occhi e
    assente è la luce che un tempo vedevo,
    quel sorriso che ornava il mio volto.
    Quante promesse non mantenute,
    quanti sogni non realizzati,
    ed ognuna di queste cose ha mutato
    il mio aspetto attuale.
    Mi guardo allo specchio
    e in quel che vedo non leggo futuro,
    ma tutto sembra uguale
    a chi guarda soltanto con gli occhi.
    Ho bisogno di qualcuno
    che mi guardi incantato,
    con l’amore nel cuore ,
    e sei tu che puoi farlo.
    Ho ancora così tanto
    da dare ai miei cari,
    sorrisi ed abbracci da dispensare,
    lacrime da asciugare e parole per confortare.
    Mi guardo allo specchio e penso…..
    forse se entra un raggio di sole
    splenderanno di nuovo i miei occhi
    di pagliuzze dorate!

    Sezione B Accetto il regolamento

  13. Annamaria Vernuccio 15/1/2015

    Solitudine

    I macchinari erano spenti e lui si godeva quel momento di silenzio, dando l’addio a quella che era stata la sua casa per 40 anni. Domani sarebbe andato in pensione con l’onorificenza massima per aver rivoluzionato il mondo della robotica.
    L’ingegneria aveva fatto passi da giganti e quella era l’ultima “sfornata” del modello di robot programmato da lui, talmente personalizzato da sembrare un umano.
    Erano diventati obsoleti, li volevano più sofisticati, ma a scapito dell’aspetto interattivo su cui lui aveva tanto lavorato. Per il lavoro aveva rinunciato a farsi una famiglia, ad avere dei figli, ed ora se ne pentiva. Lo aspettavano giorni di solitudine e non era preparato per quel momento.
    Ora li guardava allineati lungo le pareti, come persone pronte a partire per un viaggio: ce ne erano di tutte le misure: bambini, ragazzi, adulti!.
    Gli balenò l’idea di portarne via uno. Gli sembrava di sentire le loro voci che dicevano: “prendi me, prendi me”, ma lui aveva deciso: avrebbe preso un robot dall’aspetto di un ragazzo,del ragazzo che non aveva messo al mondo. Non era il momento per i rimpianti, questo aveva e doveva farselo bastare. Col tempo divenne per lui quel figlio mai avuto.

    Sezione A Accetto il regolamento

  14. Pensieri fluttuanti

    Volgo gli occhi al cielo
    come un’irrequieta anima,
    in cerca di tangibili certezze;
    ora i taciti pensieri
    si mescolano al mio pianto,
    che incessante accresce le mie turbate emozioni.
    Ora osservo quella scia bianca,
    che lascia indietro un passato colmo di dolore.
    Ora osservo quest’ onde che si rifrangono dolcemente ,
    in un rassicurante blu,
    che si staglia al passaggio,
    ed accolgono benevole
    i miei pensieri fluttuanti
    in quest’anima,
    che ingabbiata vorrebbe fuggirne .

    Gravina Isabella – Partecipo per la sezione B- Accetto il regolamento

  15. Giada Rossi
    Sezione B
    Accetto il regolamento

    Sguardi che si inghiottiscono
    affamati;
    volti che si rispecchiano
    increduli.
    Bianche conchiglie
    incorniciate da onde delicate
    Gridano.
    Verità scomode, pensieri ingombranti.
    Squarci di universo intrappolati
    tra ciglia
    inspessite di mascara
    in cerca di una maschera adeguata,
    che nasconda le ombre.
    Orecchie incantate
    dal fruscio di frassini,
    assordante
    in un pomeriggio autunnale.
    Incontri tra opposti.
    Animi duri come pietre?
    Sassi di sabbia.
    Ghiotta di baci,
    scaltramente li ruba all’amato
    mentre rami in fiore si intrecciano al sole.
    Un irrefrenabile singhiozzo d’amore
    scandisce gli attimi.

  16. Poesia Sez, B (Accetto il Regolamento)
    di Maria Rosa Oneto
    “Soltanto la Morte”

    Soltanto la Morte
    lascia spiragli a un’altra vita.
    Mi aggiro nell’ombra, mesta,
    al venir meno della sera.
    Mani vuote, trafugate di sogni.
    Speranza, nettare dell’Universo,
    volata via tra brividi d’amore
    Son qui, a contare i giorni,
    le attese, stupide illusioni.
    Ancora porto tracce di bellezza,
    rosso vermiglio sulla bocca,
    un tocco di matita a disegnare gli occhi.
    E più non vedo l’alba al mio risorgere,

    Soltanto la Morte
    che benedice la Pace
    e ciò che non son stata.
    .

  17. Francesca Santamaria
    Accetto il regolamento
    Sezione A

    Il vuoto

    Il vuoto si prova all’improvviso, non solo quando si può riceve uno schiaffo ma anche quando si è solo apostrofati verbalmente, quando l’ira acceca l’anima e annebbia la mente.
    Il vuoto si prova in un secondo quando un figlio ti ignora e non prova nessuna gratitudine, perché non comprende cosa significa averlo concepito.
    Il vuoto e’ come una morsa che prende e che logora alla fine nonostante si senta si continua imperterriti a donare sempre amore.
    Il vuoto si prova quotidianamente quando dietro affanni e preoccupazioni non si discute e con calma apparente si continua ora dopo ora a far finta di nulla.
    Il vuoto procura e logora l’anima e per quanto dolore provoca da soli e’ impossibile da sconfiggere.

  18. Francesca Santamaria
    Accetto il regolamento
    Sezione B

    La solitudine

    Lei è lì
    fredda e distaccata
    nemica e compagna
    nel silenzio percorro il suo sentiero,
    che avvolge il corpo
    e lucida la mente,
    “soli si nasce e soli si muore”
    sussurra nel suo silenzio.
    Mi domando,
    sarà così quando un dì
    davanti a Dio dirò,
    ”eccomi sono solo io”.

  19. Il marchese di Buonaventura di Rosario Tomarchio. Accetto il regolamento del contest letterario per la categoria A

    Quella notte era stata una notte fitusa assai per il marchese di Buonaventura. Il vento della casa di Speraportici non aveva smesso di soffiare e soffiare per tutta la santa notte e si sa il vento metteva di umore tintu il marchese, tanto più quando non poteva passare la notte di sonno come Dio comandava. Il vento per tutta la notte aveva fatto sbattere la porta finestra che dava sulla spiaggia. La cosa che aggravava ancor di più l’umore tintu era dopo una nottata persa al mattino vedere la spiaggia di Speraportici ricoperta di spazzatura e ancor di più al marchese gli giravano le palle in quei giorni se qualcuno lo salutava con il buongiorno. Pensava il marchese perché ti devono dire buongiorno senza sapere il per come? Il per quando? Se era un una giornata bella o era una giornata di quelle che bastava una parola di nenti per far succedere una lite.
    Il suo segretario che lo conosceva bene, vedendo arrivare niuro in volto non si azzardò a dire buongiorno ma un semplice guardata vista e non vista negli occhi.

  20. Sezione B – Accetto il regolamento

    Opalescenze

    Un rossore di papaveri
    accende la sera,
    futuro alle spalle
    senza passato,
    plumbea canzone
    di un coro sballato
    a ronzare in testa,
    a ritmo gitano.
    Un triste bagliore
    regala il mesto sorriso,
    timore che affligge
    e penetra l’anima,
    il sogno glabro
    d’un amore stracciato
    bisbiglia all’anima
    da un grigio tormento.
    Il pensiero turbato
    alberga nella mente,
    calamità contorta
    sempre attaccata addosso,
    alla vita spalmata di nebbia
    che si finge di vivere,
    furia inginocchiata
    in mollezze d’ombra.
    La luce fluisce
    in onde di vento,
    affiora nel giorno
    d’allacciata sventura
    lasciando sgomento di sé
    e opalescenze di fiamma,
    un coro sommesso
    d’ingordo incanto.
    Le languenti carezze
    d’avvolgente amore
    inebriano una passione
    ambrata di carne,
    un profumo d’onda
    di sguardi diletti
    nel fosco inverno
    del cuore spiaggiato.

    Sandra Ludovici

  21. Sara Albarello
    SEZIONE B Poesia
    Accetto il regolamento

    Sei il mio Sole
    Siamo due soli.
    Tu di Ponente
    Io di Levante.
    Soli.

  22. Caterina Muccitelli
    Accetto il regolamento – Sezione B
    SOLA
    Sola,
    mi incammino
    su sentiero impervio,
    per riflettere e,
    mentre la luna si specchia nel mare,
    una lacrima sgorga dagli occhi,
    bollente e pungente
    solca le gote,
    che s’infiammano e
    trasmettono alla mente
    un dolore acuto
    che rinfrange nel cuore,
    già provato e sofferente,
    una verità difficile da accettare,
    cruda.
    Sono sola
    con me stessa.

  23. Caterina Muccitelli
    Accetto il regolamento – Sezione A
    Sono morta
    Mi giro e rigiro nel letto. Guardo la sveglia e sono le due. Cazzo! Perché non dormo? E continuo a ripensare alle cose del giorno prima. Un malessere si impadronisce del mio corpo. Non respiro bene, sembra che il cuore salti un battito. Dovrò morire? Magari, così finisce ogni sofferenza. Una volta in quel loculo non senti e non vedi più niente, finisci di patire, di arrovellarti il cervello, con i se e con i ma e se la deve sbrigare chi rimane. Certo qualche lacrima sarà versata….al funerale o al cimitero…ma che liberazione non pensare più a nulla.
    Apro gli occhi, albeggia. Guardo la sveglia, sono le 6.40 e comincio un’altra giornata. Ho una strana sensazione come di….leggerezza.
    Mi giro e sono sola nel letto.
    La casa è silenziosa.
    Strano. Non c’è nessuno.
    Non ho neanche la necessità di fare pipì.
    Scendo le scale….ma mi accorgo di fluttuare!
    I piedi non si muovono però mi sposto e questa che indosso non è la mia camicia da notte!
    Una voce: – Hai tanto chiesto che sei stata accontentata.-
    E realizzo.
    Sono morta.

  24. Grazia Elettra Cormaci
    Accetto il regolamento. Sezione A
    Concorso: “Emma alle porte della solitudine”
    20/1/2015

    L’amore mai nato

    Di storie drammatiche, Giulia aveva riempito la sua vita. Di uomini sbagliati, anche. fin da bambina si era ritrovata a fare i conti con la realtà di sofferenze dovute ai continui maltrattamenti da parte di sua madre. Giulia non si ribellava, non poteva, quando sua madre la tirava dai capelli e la rinchiudeva per ore nello stanzino al buio, come non si era mai ribellata ai maltrattamenti e agli abusi dei suoi continui uomini sbagliati. E fu così, nella solitudine della sua disperazione che lei cominciò a immaginare mondi fantastici, a vedere le cose, al contrario di come andassero nella realtà. Per questo, infine, si allontanò del tutto con la mente da quello che era il suo mondo fatto di mostri e streghe cattive: sempre di più, e forse, anche per questa ragione arrivò a perdersi dentro un mare di paure, a volte fino a giungere a pensare, che forse sarebbe stato meglio non essere venuta al mondo. A volte, invece, riusciva a provare un profondo sentimento di vero ma incomunicabile amore verso il suo aguzzino, ma che comunque non serviva a cambiare il corso della sua vita. Ormai era circondata da ottuso silenzio, dove l’amore esisteva solo nelle favole e, la sottile indifferenza, teneva separata la mente dal corpo per non sentire dolore. Le frasi di sua madre, dei suoi compagni, spesso pronunciate apposta per ferirla, l’avevano prostrata a tal punto, da far sentire lei una cosa sbagliata, inutile.
    Giulia continuava a sperare in silenzio, muovendosi senza far rumore nella sua stanza, un orizzonte somigliante a un grande grembo materno, ma che non riusciva a proteggerla. Ma nonostante tutto, e nonostante la sua solitudine, Giulia credeva ancora, che ci fosse una speranza per cambiare le cose.

  25. Vittorio Tatti – Sezione B

    Accetto il regolamento e partecipo con “Solitudine”:

    Solitudine sei tu

    il mio cielo non più azzurro

    il mio sole non più luminoso

    il mio fiore non più profumato.

    Solitudine sei tu

    perché è nella tua assenza

    che percepisco il grande vuoto

    che si cela nel mio cuore.

    Solitudine sei tu

    ma non nei miei pensieri

    non nelle mie parole

    non nei miei sogni.

    Sei solitudine

    ma anche desiderio

    speranza

    amore.

    Sei la presenza

    di tutto ciò

    che manca

    nella mia vita.

  26. Sezione A
    D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo
    accetto il regolamento

    «Pensieri di foglia (acero rosso)»

    Ho visto passare la vita sotto di me.
    Osservato perfetti istanti di paradisi utopici, o il fuoco dell’inferno che ha ingoiato vite.
    Fiumi e fiumi d’energico sangue, tante brillanti menti frantumate per/in/un niente.
    Sotto di me passanti stanchi e vecchi disillusi, madri senza speranza e padri disattenti. Sono ingrassata nel pianto, alimentando il mio tormento. Raggrinzendo, gonfia, d’acerba rabbia, e inutile stizza impotente. Appesa sul fato, che mi scorreva accanto, imponente.

    Ho pensato, creduto, di poter agire – non so in che modo- e di poter mutare i poli nel flusso dell’esistenza.

    Non fu così. Non è così.

    Ora ciondolo, guardo in giù e poi in su.
    Verso l’alto, verso quel flebile filo che mi lega a te.
    Sfilacciato.
    Ora, attendo di sentire l’ultima folata, poi mi lascerò cadere. Spezzerò il legame che mi unisce al ramo e rotolerò giù, giù, giù.

    Foglia morta, tra morte e foglie.
    Calpestata.
    Molle scarto ingiallirò sulla strada, dalla fine del giorno fino alla fine della notte.

  27. Sezione B

    D.F. in pseudonimo i-sola-solitaria – inversionismo

    accetto il regolamento

    «carioca»

    Non indagare la mia storia
    per pungenti punti d’eros
    e tempie pulsanti
    carne barcollante e voglia.
    Non indagare sui molti muri
    la mia figura la vedi
    sinuosa serpe sulla soglia
    oltrevelo di fioca sottana
    balla una danza roca
    d’ ossimorica allegria.
    Colorata e confusa carioca.

  28. Sezione B

    Francesca Dono – inversionismo

    accetto il regolamento

    Troppo

    Prendi me
    invece
    della parola muta
    mai
    da qualche parte
    meno
    in nessun posto.
    Troppo
    scava sotto
    priva.
    Tarli della notte

  29. Per la sezione B

    Hebe Munoz

    accetto il regolamento

    COMUNQUE IO SIA

    Mi faccio focolaio
    e tempo infinito dove
    scorrono ore e stagioni
    e carezzecotone
    vellutate d’amarsi

    Mi faccio attesa
    alle rive dei secondi dove
    l’orologio ha perso le lancette

    ed il profumo del caffè

    sveglia il giorno nuovo
    a baci sospesi che
    hanno solo bisogno di te

    Mi faccio salmastro
    a piccole gocce

    di pianto gioioso
    di sudore a pori
    di acque intime

    Bevi

    Mi faccio ricordo
    uno tuo
    atavico e nudo

    chiudi gli occhi amore

    Mi faccio
    un voglio e un posso

    per liberare

    la tua lingua
    ed i tuoi bottoni

    Mi faccio lettera per le tue mani
    lettera urgente

    da aprire
    da leggere e
    da percorrere a virgole
    con le tue dita

    Lascia le chiavi sul comodino

    il portafoglio
    e le ansie

    io mi faccio
    lenzuola setata
    cuscino

    per coprirti

    corpo disteso

    Riposa il tuo capo
    sul mio seno

    Benedetto sia tu
    che mi riconosci

    che mi ricevi

    comunque io sia

    Hebe Munoz

  30. Sezione A
    Francesca Dono – inversionismo
    accetto il regolamento

    Metropoli-tana

    Ed anche quella sera Milano era una marcia dietro la ferraglia dei tram. Un budello intasato che restringeva la gola secca . Si strinse alla borsa, come se questa avesse carne e sangue , essenziale in tutto quel contorno grigio – ghiaccio. Accese la sigaretta fumando cento domande senza risposte .
    Avrebbe voluto un po’ di vento se si fosse strofinato accanto, dentro la giacca verde di velluto, invece di sgomitare storpiato al di là del muro; vicino alla vecchia stazione dove i treni fischiano ma non sai mai se vanno o tornano.
    Forse avranno una meta – pensò – mentre gli anelli di fumo si aggrappavano alle ciglia, una destinazione invisibile, visibile, divisibile dal posto, dal mondo, da qualsiasi cosa che si può lasciare indietro.
    Filò liscio, dietro la luna scongelata che sciabolava un altro schiaffo d’inferno sul suo bavero alzato, proprio lì , tra le guglie del Duomo sfumate a metà.
    Vi combatterò domani, maledizione!
    Uomini, dei, demoni ed alieni, come l’ultimo dei Mohicani – disse-
    Oltre, la lamiera di un taxi svuotava le scarpe bucate sull’ombra già lasciata al marciapiede, come ogni volta.

  31. Grazia elettra Cormaci 23/1/2015
    Accetto il regolamento. Sezione B
    Concorso: “Emma alle porte della solitudine”

    La stella
    Sopra i campi infangati di dolore
    Riflette il cielo rosso
    E si amalgama con il sangue di anime innocenti.
    Ritti tra le spine stanno fra le mani di uomini senza Dio.
    Che esercitano gratuita violenza
    Fragili come ramoscelli si piegano al vento della crudeltà.
    Galleggiando sopra un mare d’impunità
    Non comprendono il perché di questa inciviltà.
    Sperano che il tempo non cancelli mai
    Nei cuori degli uomini l’illogica fine
    Spezzati derisi come futili cose
    Aspettano impazienti che giunga
    Anche per loro l’immortalità
    Seduti col capo chino, affrontano il viaggio.
    Diventato infinito
    Hanno sopra il cuore cucito, una stella
    Ma non brilla
    E anche se la vita è un incubo, presto si risveglieranno
    Consapevoli di poter alzare di nuovo la testa e respirare
    nuovamente il profumo leggero della libertà
    Superare nel ritorno la sofferenza.
    Accorgersi di non essere più soli
    Perché ora
    Nella mia coscienza
    Vorrei portare cucita sul petto una stella.
    Se un giorno riusciranno a dimenticare, ritornare alla vita
    la loro terra non avrà confini:
    sempre libera, sconfinata nel ricordo di essere liberi
    come il sole e l’aria.

    Anno 1971

  32. VENTO DI SOLITUDINE
    Ho smesso di cercarti
    E mi urla nella labbra
    Una fretta di dimenticare
    Un consegnarmi alla tua ombra vuota
    Per non smarrirmi incauta
    Nell’alito che conduce alla follia.
    Mi sorprende la clamide pesante
    Che riveste la mia solitudine
    E già domani si sgretolerà
    Nel perimetro ostinato dei miei sogni.
    Ho salpato mari verticali
    In rotte di esilio
    A marcire tra le alghe di dolore
    E i flutti che latravano da lontano,
    l’orizzonte un demone silenzioso
    cui affidare le note gementi
    di una brama che dilaga nel mio petto
    come una lava pazza
    che non dà pace.
    L’aria si veste di voli e di addii
    Non c’è più voce per lanciarti un ultimo grido.
    Ora so di averti perduto nel respiro del mare.

    Gabriella Pison
    sezione B
    Accetto il regolamento

  33. Chissà se il tempo

    Chissà perchè il tempo
    non ferma l’amore che per te provo?
    Chissà come sarei cresciuto
    senza la tua presenza
    così bella e dolce
    e chissà se per il mondo avrei portato
    il sorriso alla vita,
    quel sorriso coinvolgente che fa amare
    i giorni in cui vivo e m’accompagna
    nel suo silenzioso andare
    per le strade del mondo.
    La tua pazienza sfida quella di Giobbe
    ma sei sempre pronta,
    vincendo le fatiche,
    a donare quell’amore che non ha parole
    solo perchè lo vivi mettendoti
    avanti agli ostacoli.
    Accogli con dovuto rispetto
    chi si vuol nutrire della tua esistenza
    ma io che nel cuore ti porto
    vorrei gridare forte ciò che sei….
    una Donna meravigliosamente bella
    che ama la vita come pochi.
    Chissà se il tempo lascerà al mio cuore
    l’esigenza di farti felice ancor di più
    dandomi la certezza che un giorno
    ti regalerò un sogno,
    il tuo sogno,
    il mio sogno,
    chissà?

    Accetto il regolamento-Sezione B

  34. Lucia Mancosa, partecipo alla sezione A, accetto il regolamento

    Isole

    Ci sono isole ancora nascoste all’uomo. Centinai di animali popolano queste terre dimenticate. Ci sono testi che raccontano di civiltà perdute, e di isole nelle quali la vita continua senza aver ricordo alcuno dell’uomo. Una notte, tanta la mia voglia di conoscere, ebbi la possibilità di trascendere il tempo per visitare una di queste isole.
    Decisi di vivere in questo ambiente, decisi di non tornare mai.

  35. Lucia Mancosa, accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

    Vichinghi

    Noi,
    esuli, marinai
    antichi.
    Noi,
    vittoriosi conquistatori.
    L’America
    era vicina,
    la riva mai scontata.
    Onde su noi,
    marinai islandesi.
    Onde sulle nostre barche,
    possenti e impareggiabili.
    Noi, esuli
    popolammo nuove terre.

  36. Scrivi d’amore

    Scrivi d’amore giovane cuore,
    incanta le parole e rendile rose
    porgile a teneri amanti
    e inebria l’aria intorno,
    imprimi alle bocche radiose
    promesse di futuro raggiante.

    Scrivi d’amore vecchio cuore,
    sorreggi le tremule frasi
    che non si disperdano nel silenzio
    né muoiano nel buio del dolore,
    suggella con lacrime commosse
    gli sguardi di anziani amanti.

    Scrivi d’amore eterno cuore,
    nel cielo e nella terra
    inconsistente di polvere d’ossa,
    nel tempo senza tempo
    immortale amore.

    Tania Scavolini
    sezione B – accetto il regolamento

  37. Fabiana Bernardi, accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

    SOLITUDINE

    Solitudine, nella speranza
    di riunire le idee
    di voci femminili
    alla deriva.
    Solitudine, nella consapevolezza
    dell’ineluttabilità
    della vita,
    e del disordine
    delle emozioni
    che si rincorrono
    senza una meta.
    Solitudine, nella solitudine
    di rimanere soli,
    e raggiungere finalmente la
    quiete.

  38. Marisa Amadio
    Sezione A Accetto il regolamento

    L’ictus.
    Disteso supino, su un letto d’ospedale, Piero fissava il soffitto e col pensiero vagava nelle ultime ore. Cos’era accaduto? Cercò di alzarsi, ma per la prima volta il corpo non gli ubbidì, come se non gli appartenesse più. Terrorizzato chiamò l’infermiera, ma dalla bocca uscirono solo suoni indecifrabili, farfugliati tra le labbra socchiuse. Lui era un uomo attivo, pieno d’interessi e di passioni, nella vita non si era risparmiato nulla e ora si sentiva amputato nell’anima. La flebo alla sua destra doveva contenere un sedativo, Piero lo intuì perché si sentiva trascinare lontano da un torpore che gli confondeva le immagini della sua vita, nella memoria. Per un tempo indefinito credette di trovarsi nel suo studio, sul pavimento erano sparsi i fogli con gli appunti del suo ultimo progetto. Cercò di protendersi per raccoglierli, ma, a ogni tentativo, le braccia gli ricadevano inerti lungo i fianchi. Trascorsero tra sogno e veglia interminabili minuti. Nei momenti di lucidità era sopraffatto dallo sconforto e da un dolore mai provato… non pensava più a nulla, voleva solo morire. Sapeva che non avrebbe mai accettato quella ferita insanabile e con quel pensiero lentamente tutto scomparve e un sonno senza sogni lo strappò alla coscienza.

  39. Il baule degli antichi segreti

    Il baule degli antichi segreti è sempre stato nella soffitta, nessuno lo ha mai spostato. Quando era piccola lo chiamava così fantasticando chissà quali storie fossero appartenute a quel baule.
    A katy piace ancora andare in soffitta, aprire il baule e far scorrere le dita su cartoline e lettere, dimenticate dal tempo.
    Forse appartenevano alle donne della sua famiglia che in epoche passate aspettavano inquiete il ritorno dell’amato, sicuramente scritte per raggiungere l’amore lontano.
    Katy in effetti ora che ci pensa, ricorda una sua lontana parente, di cui parlava la nonna addirittura, che era stata lasciata giovanissima dal fidanzato partito soldato al fronte e mai tornato.
    Forse sono le loro lettere che si scambiavano i giovani in quei mesi di lontananza divenuta poi tragica separazione. Sanno ancora di lacrime e gocce di pioggia, sanno di sale del mare e rose essiccate, sanno di logori ricordi che riprendono vita ora che alla luce ritornano.
    Hanno il sapore della solitudine di quella giovane amata, ma non sono tristi, emanano ancora emozioni remote, intrise di profumi di violetta, ornate di consumati merletti.
    Katy le accarezza teneramente, desiderando per un momento di voler riportare in vita quei giovani per un ultimo eterno, appassionato bacio.

    Tania Scavolini
    sez A accetto il regolamento

  40. Spada
    Oltre gli schermi dei rispettivi computer, seduto alla sua scrivania, Luca sta canticchiando un motivetto tra i denti. È allegro, nonostante la pila di pratiche e siano appena le nove di lunedì mattina. La sua testa di riccioli grigi oscilla a destra e sinistra, seguendo il ritmo di samba che mugola a bocca chiusa.
    All’improvviso il suo cellulare prende vita. Le note sensuali di “Je t’aime moi non plus” inondano l’ufficio. Riconosco la suoneria: è quella di sua moglie. È insolito che chiami a questa ora: siamo entrambi rigidi di apprensione quando risponde.
    Bastano poche parole per trasformare un pacioso ragioniere in una statua di livido ghiaccio. Senza interrompere la comunicazione, si alza di scatto per afferrare il cappotto appeso all’attaccapanni.
    «Mia figlia ha avuto un incidente d’auto. È in codice rosso all’ospedale» le sue parole di spiegazione prima che si tramuti in un’eco di passi che corrono via.
    Impiego qualche istante per rientrare in me, poi il pensiero vola a Elisabetta, alla sua pancia che ha appena incominciato a gonfiarsi. Chiara si fa strada nel mio animo una consapevolezza: tra poco meno di sei mesi anche a me una “spada trafiggerà il cuore”.

    Marco Bertoli. Sezione A. Accetto il Regolamento.

  41. -Pensiericidio d’amore-

    L’ininterrotto formicolio di scompigli interiori
    che perenne grava sulle inesistenti colpe,
    assoggetta l’errante umanità
    distinguendola dalla santità.
    Succhiando energie destinate al futuro errare,
    occhi scavati e indifferenti
    sussurrando maleodoranti e incomprensibili scuse,
    soverchiano gli intelletti e li maledicono
    castigandoli
    senza replica e respiro.

    Distraendo gl’inavvertibili e indegni sabotanti propositi,
    sterilizzando asmatiche e supponenti prese di posizione,
    assegnando l’ultima goccia di trasgressione da immolare nel peccato,
    desiderando ascoltare e amare naturalmente,
    diretti alla solita placida e torrida voragine,
    giudice del viaggio.

    Senza farsi incastrare dal destino
    di imperterrite e supplichevoli lacrime,
    che ancora reclaman di patire l’attesa del martello fatato,
    estirperei dal cuore
    attaccamenti che tuonano fin la testa
    e sveglio e riposato accoglierei
    il demone accordatore della liberazione finale,
    decesso del sentimento
    e futura resurrezione.

    Giuseppe Carta Sez. B Accetto il regolamento

  42. sezione A accetto il regolamento

    Un ragazzo molto silenzioso

    Era un ragazzo molto carino ed educato, passava tutti i giorni al bar dove io lavoravo, era molto silenzioso, aveva il solito sorriso stampato ma i suoi occhi erano sempre tristi.
    Di solito ordinava un caffè, lo beveva seduto al bancone, lo vedevo assorto nei suoi pensieri,
    ma non ci facevo caso più di tanto.
    A volte veniva con una ragazza, molto bella, lei la conoscevo da tanto, era una mia cliente che frequentava il bar con le amiche, avevo saputo si erano messi insieme, qualche volta li vedevo litigare, sono cose da ragazzi pensavo.
    Non parlava mai con me ordinava solo il suo caffè e poi andava via, solo quando veniva con lei passava un po’ di tempo al bar, se ne stavano seduti al tavolino a parlare per ore e bere qualcosa.
    Un giorno che venne solo invece dopo aver ordinato il solito caffè, iniziò a parlare con me, mi disse si era licenziato da lavoro e che di lì a poco sarebbe partito, voleva cambiare aria, conoscere luoghi nuovi, mi disse che in paese non si trovava bene, aveva venduto la macchina e coi soldi ricavati sarebbe andato a Londra.
    Io un po’ rimasi sorpresa, si confidava con me come fossimo amici da sempre, lui che era sempre stato poco loquace.
    Pensai avesse voglia di sfogarsi, non mi resi conto del suo malessere .
    Poi mi dissero era partito, mi ero quasi dimenticata di quel ragazzo così taciturno e triste, ma dopo pochi giorni era rientrato in paese, non lo vidi, seppi solo che una sera dopo essere stato in giro con gli amici prese la sua macchina e a folle velocità si era tirato a una roccia.
    Non mi ero accorta del suo malessere, della sua richiesta di aiuto, forse avrei dovuto ascoltarlo bene quel giorno, e mi viene da pensare a quante maschere dobbiamo indossare per nascondere quello che tormenta la nostra anima, quanti sorrisi stampati sulle labbra, quante lacrime nascoste.
    Questo episodio mi colpì molto, togliersi la vita a 20 anni e penso a mio figlio, a quanto ha lottato per vivere, quante ingiustizie.

    Autore: Paola Pittalis

  43. Sezione B accetto il regolamento

    Se di te non si riempie
    più lo sguardo,
    nude le mani
    annaspano nel vuoto,
    inermi ricadono
    su fianchi stanchi.

    Ed ora che sei
    suono del mio vento,
    che impetuoso scopre
    ogni tormento,

    scuote il petto
    il tuo lamento,
    e d’assenza riempi
    le mie giornate,

    muta la voce
    al tuo rauco pianto.
    Paola Pittalis

  44. Monia Minnucci, sezione b, accetto il regolamento.

    Il chiarore caduto
    Ha ferito la laringe della terra.
    Un quieto crepitare di ombre in fuga
    E percezioni di nebbie secolari,
    laghi e laghi di oblio in sospensione
    trascendono i graffi di queste pareti,
    anfratti di cellule e cosmiche contrizioni.
    No, non ti seppellirò mai
    E mai te ne andrai,
    visiti spesso la mia testa,
    lampeggi nei ricordi e mi sfiori con i tagli dei sogni.
    Hai firmato il fondo vuoto della bottiglia,
    troppe incertezze si incendiano all’improvviso,
    una voce, un suono, un sorriso, l’abisso…
    Ritrovo quel bagaglio di morti senza sepoltura.
    Risanare la bellezza alterata,
    carezzare i ciuffi dell’acqua
    che filtrano di memorie innocenti
    e stagnano nel ventre cecchino di una verità scomposta.
    Le rievocazioni si decompongono.
    Il giglio rinvigorisce con l’andatura del perdono,
    la brina nei tuoi occhi idrata il mare di luci
    e la vita, con la spada sguainata, mi sorvola.

    Monia M.

  45. Monia Minnucci, sezione A, accetto il regolamento

    C’è solo ombra nelle acque e si nutre della tua nudità. Ho incubato la tempesta nei cieli e crocifisso fulmini alle mie mani, la protesta non finisce di agonizzarmi addosso. Nel grembo, concimato dal fango, è nata la roccia e la notte si è liquefatta sul giorno, fino a perdersi nel sodalizio di un’anestesia.

  46. “ attimo distante “

    Fu colpa d’un attimo
    un unico attimo fugace
    e persi tra le righe il cielo.
    Le nuvole d’improvviso
    risucchiarono la luce
    gli uccelli neri neri zittiti
    s’eclissarono travolti
    nel cuore del volume.
    Tra capilettera e capitoli
    il vento brusco si quietò
    sospendendo lo sfogliare
    dei passi. Proprio allora
    tacque la storia all’istante
    in ragione dell’attimo
    andato, ormai distante.

    Accetto il regolamento – sez. B

    S.D. pseudonimo Emma_Jewels

  47. RIFLESSI

    Riflessi di memoria
    dal tuo sorriso in giù,
    profumavi già di lacrime
    che non hai pianto più.
    Riflessi di speranza,
    di te mi innamorai,
    conobbi poi tuo corpo,
    i tuoi pensieri mai.

    ( Mauro Bompadre)

    * accetto il regolamento, sez B

  48. Random

    E ritorno sui miei passi
    a spostare pietre
    a cercare parole
    e scuotermi dal torpore

    io che non ho stretto la tua mano
    né sentito il calore del tuo abbraccio

    E non dire che è lo stesso
    se mi naufraghi pensieri
    ma poi ti ritorno vento

    Sai?
    -Basta una piccola goccia
    a far sciogliere cristalli di sale.

    solo random?

    no
    io non cesserò d’amarti

    autore Paola Pittalis
    sezione B accetto il regolamento

  49. Come

    Come il lucido ferro
    attira la calamita,
    e l’onda sbatte
    inesorabile sulla riva,

    come la luna
    attratta perennemente
    dall’azzurro astro,
    come la forza di un bimbo
    che succhia il latte vorace,
    e la madre che stringe al petto
    la sua dolce creatura,

    e la natura che preme,
    ogni primavera,
    al germoglio
    e il sole
    che lancia amoroso
    i suoi poderosi raggi
    verso la terra,

    io, sento l’attrazione violenta
    verso il tuo corpo,
    io mi sento follemente
    tua e soffro
    ogni volta che il tuo passo
    malvagio
    ti allontana da me.

    Emanuela Di Caprio
    Accetto il regolamento, sezione B

  50. Sezione A- Accetto il regolamento.

    TZIU BASTIANU

    Tziu Bastianu, avvolto nel mantello di lana che, come un bozzolo, proteggeva il suo corpo esile e macilento, si godeva in solitudine il sole pallido di quella tersa e fredda giornata invernale. Se ne stava col viso all’insù e con gli occhi chiusi, come in attesa di qualcosa. Quando i cacciatori passavano di lì e gli chiedevano come andava, il vecchio rispondeva: ” E’ una vita che non auguro a nessuno ma qui sono nato e qui morirò”.
    I suoi occhi, cisposi e malati, vedevano ormai solo ombre.
    Nelle sue giornate solitarie, spesso ripensava alla sua gioventù, a quando, poco più che bambino, partiva col suo gregge, col bastone lungo e col tascapane a tracolla e attraversava i monti che conosceva meglio dei cinghiali e dell’aquila che volava sopra di lui, accompagnando il suo cammino. O a quando, reso forse allegro dal troppo Cannonau, s’arrampicò come un gatto su un’alta rupe calcarea e da lì, per la prima volta, vide il mare. Faceva ormai troppo freddo e il sole cominciava a scomparire dietro il profilo delle montagne. Tziu Bastianu entrò nel suo rifugio dove il fuoco, ancora per una notte, gli avrebbe tenuto un po’ di compagnia.

  51. MARIO GAETA SEZ. B
    ACCETTO IL REGOLAMNETO PER LA SEZIONE B

    182727

    Un braccio ormai raggrinzito dall’età
    un ricordo di uno strazio
    occhi lucidi per l’emozione
    fissi all’orizzonte
    scrutano famelici di verità e giustizia
    colmi di pianto ricordano
    parenti amici e compagni di prigionia
    che l’atrocità faceva uscire dai camini
    oltraggiandoli e cremandoli……
    Braccia che han subito torture
    ma che ancora oggi
    mostrano l’infame numero
    a memoria e a monito
    per le future generazioni
    che non avvenga mai più
    la barbarie di quegli anni
    dominati da folli generali
    alimentati da ignobili pregiudizi-
    27 gennaio 1945
    come non ricordare!!!!
    182727………….un numero indelebile

  52. TRIP

    Farsi cumulo di vestiti molli
    L’angolino respira
    sa aspettare eterni secondi
    Si apre come un paio di gambe faticosamente convinte
    e si richiude subito in una fuga incava
    Non c’è ancora la differenziata
    Allora tutto il mormorio nello stesso bidone
    Ciò che era da ripetere
    e ciò che era da dimenticare
    formano ora il nuovo Dualismo

    NICOLA MATTEUCCI/SEZ.B
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  53. Voltarsi indietro.

    Continuiamo,
    a costruire i nostri muri per morirci suicida,
    a tingere il cielo di grigia follia.
    Continuiamo,
    ad odiarci per un pensiero che non ha sfumature,
    ma che ha solo il bianco e il nero,
    ad ammazzarci per la sete di potere.
    Continuiamo,
    ad inondarci di misere parole, troppe, e senza fatti
    ad illuderci di aver raggiunto la pace.
    Continuiamo,
    a correre senza sapere un perché,
    a far fingere di aver ritrovato la strada,
    quella che porta a riconoscere nell’altro un fratello,
    o una sorella,
    Continuiamo,
    a ricercare la verità che non esiste,
    a proclamare solo e unicamente la propria,
    senza rispetto per gli altri,
    a voler scordare cosa sia la saggezza.
    Continuiamo così…
    a innalzare sempre di più i nostri muri
    che contengono, purtroppo, oramai il nulla,

    STEFANO CARANTI/SEZ. B
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  54. Buongiorno
    Sezione B
    Annalisa Soddu
    Accetto il regolamento

    DIO

    Dio:
    nel teatro della mia vita,
    comparsa
    o primadonna.

    Tra le quinte costretto,
    nel sublime atto della tragedia
    non ti vorrò sulla scena.

    Protagonista dell’angoscia
    e, nella gioia, attore secondario,
    ma dominante.

    Tu suprema mente,
    astuto coreografo,
    abile sceneggiatore
    del balletto dello spirito blasfemo
    che, sfacciato,
    si autoassolve.

  55. Davvero vuoi?

    L’avrei scritto sull’albero del melo
    e tra rami che offrono frutti acerbi
    l’avrei cercato nella sabbia che cela
    le mie conchiglie
    raccolte in giorni di sole
    e di corse allo sfinire di fiato.
    Ti avrei bevuto
    come nettare di miele
    che scivola dalle labbra avide di un bambino
    come se la mia mano abitasse la tua sete.
    Tu, pipistrello inquieto che insegue luce
    fino al cambio di volo
    nella verginità del giorno
    che ali sferzanti hanno solo sfiorato.
    Ora dimmi …
    davvero vuoi che taccia il canto ingenuo
    delle farfalle nei miei versi
    che nel sospiro di vento
    percorre l’unica rotta
    senza inizio senza fine…
    Lascia che sia la libertà del tempo che rimane
    nell’offerta della tua carezza che sfuggente
    colora l’acqua in tinte accese
    fino a lambire dune solitarie
    Fa che io possa
    da solitarie vigne bere acini succosi fino a ubriacarmi
    di follia …senza parole…senza note…senza averti.

    Luciana Esposito

    Accetto il regolamento Sez B

  56. Abbraccio

    Abbraccio con gli occhi del mattino
    le tele dei ragni posate sui rovi,
    accompagno la rugiada
    che sfiora col primo sole
    le collane di pallide perle
    i cui lucenti riflessi s’affannano
    a ripetere, prima che sia troppo tardi,
    le storie della notte appena volata via
    ed i grilli stremati, in silenzio
    recuperano note e forze
    per i concerti che certo verranno.
    Ogni volta pare esplodere
    una rinnovata coscienza stupita,
    il sapore accorato della sorpresa
    e forse l’impotenza ad accettare
    una volta di più che tutto questo
    trovi posto nel giorno che mi studia.

    Pino Chisari
    Accetto il regolamento, sez B

  57. S.D. pseudonimo Emma_Jewels

    Solista

    È una sera più fredda di altre.
    A dire il vero non ne ricordo di così fredde.
    Il gelo corazzato di aculei fora, con agio, l’inconsistente giubbino che indosso.
    Loro si stanno ammucchiando, giungono uno a uno come in assemblee condominiali avviate senza convocazione. Scorrendo rumorose, ed energiche, le auto li precedono.
    Decisi, indecisi, malfermi, sbadati, imbrattati, alticci, tronfi, sconfitti, … diversi ma convergenti verso un locale, una piazza, un cinema, un lavoro, una casa.
    E io?
    Potrei convergere, divergere, o al solito dileguarmi.
    E io?
    Non mi adatto più. Li guardo e infuoco un altro mozzicone mentre il crepuscolo si arma ancora, di gragnola adesso, un’arma che prima colpisce dopo rimbalza in terra al ritmo del tip-tap.
    È uno spettacolo intirizzito, un’anteprima immessa in palinsesto solo per me, in piedi, in prima fila di fianco alla raccolta differenziata.
    E io?
    Incartonato apostata in qualunque squadra o raduno.
    Nello stock della vita superfluo evaso.
    Apparato arrestato: non servi.
    Inutile utensile: non servi.
    E io?
    Quale nota potrei offrire adesso?
    Solista, privo di strumento, tra gelidi orchestrali di partiture a zona nell’area di gioco della vita; e fredda, una più di altre, la sera.

    Accetto il regolamento – sez. A

  58. POETARE

    Soave, sublime
    e dolce poesia,
    non parlarmi sempre
    e soltanto
    di luna e stelle,
    profumo di viole e rose
    o di corse fra i prati
    dai tepori soleggiati.

    Denuncia il mondo
    con le sue violenze
    e i suoi guasti.

    Parlami di fatica e di sudore,
    della dura zolla
    e delle rugose mani
    del villico lavoratore.

    Dimmi della disperazione
    di chi viene dal mare,
    di miseria e povertà,
    di porte chiuse
    d’antico dolore
    e vetri infranti
    da sogni rubati.

    Poeta,
    questo è il nostro tempo,
    gridalo
    e nel brillio dei tuoi occhi
    in una nuova luce
    urla al vento
    come aquila in volo
    il tuo canto di libertà.

    Antonio Bicchierri

  59. “Senza ritorni”

    Manca il respiro, a volte, per domani
    quando guardi le orme abbandonate
    senza un noto sorriso che ti sappia
    o acredine che non ti lasci solo

    Si è liberi vivendo nel presente
    ma sbarre troppe alte ha il mio silenzio
    senza l’eco di un tempo condiviso
    che intreccia due ricordi da serbare

    E gli anni che per me son troppo avanti
    nei tuoi, verdi e veloci, senza fiato
    m’incurvano orizzonti di speranza
    o solo epifanie dietro il timore

    Nel cappio del consueto strozzo sguardi
    e più non vedo magici momenti
    nei voli alle catene che mi impongo
    per non saper più il nome nello specchio

    Un poco di buon senso basterebbe
    che mostri ciò che io davvero sono
    ma è sempre quel consenso che ricerco
    a chiudermi la strada del ritorno.

    Oliviero Angelo Fuina

    Accetto il regolamento.
    Sezione B

  60. GRANZETTE

    “Casello autostradale prima fermata” dice la coscienza seduta sul retro,
    immagino di essere in autostrada o su una statale di pianura
    col sole che trasmette più paura
    che energia,
    niente destra né sinistra,
    una distesa interminabile di prospettiva vuota e senza testa.

    Il motel rosso rame in fondo alla strada, le coperte, l’aria condizionata, una foto anonima per sentirmi a casa la porto sempre nella valigia, pronta per essere appesa, pronta per il muro.
    Le nuvole di cattivo gusto nella finestra sempre chiusa e sul letto, le lenzuola pulite. La pulce del sospetto: sono sgualcite.
    Sono seduto a schiacciare le formiche che scorrono dall’osso sacro fino al cervello.
    Una finestra finta regala un’idea di villeggiatura e il colore sbiadito dei disegni rinasce nella mia foto in bianco e nero con una nuova vita.

    La fuga verso un angolo di strada in provincia di niente e di nessuno.

    Penso alle manette, alle brande, alle macchie di ruggine golosa, alle facce conosciute a caso,
    ricordi alla rinfusa.

    Ho la testa chiusa e mi sembra di pensare in linguaggio morse.

    Il mio compagno di stanza si dispera, in fila per le medicine che creano l’effetto sera,
    io no.

    Vincenzo Gramegna, accetto il regolamento, sez.A

  61. IL PECULIO DI LUCE
    (a Simone Weil)

    (occhi come laghi
    abbracciano da eco
    a eco
    fremiti di vita)

    ha mani che sfondano muri
    di solitudine

    amore

    germoglia grido di luce
    da nuovo dolore

    Felice Serino
    Sez. B
    Accetto il regolamento

  62. Poesia di Cesare Lorefice

    INELUTTABILE

    Il fine mio ultimo ineluttabile
    un inusitato canto in farsetto
    solo il desiderio di vederti
    tiene in vita il sogno segreto
    di bussare alla tua porta.
    Forse non ti meritavo
    ma lo strazio di chi ama
    è lo stesso nei millenni
    un tempo che ti frana tra le dita
    come una valanga
    e pare eterno.
    Ma si può morir d’amore
    per chi non ci ama?
    Io continuerò a portare
    la maschera e a fingere
    di non averti mai amato
    e soffrendo come un martire
    continuerò a coprirmi di ridicolo
    e a stare inerme sulla porta
    senza far nulla
    per arrivare all’alba
    e dimenticare di amarti.
    Uno spazio di passione
    in cui s’accende la sofferenza
    di aver riportato in vita
    un amore negletto
    un vortice virtuosistico
    e metamorfico della voce
    che tende a farsi eco.

  63. Sezione B
    LAURA TRAMONTO
    Accetto il regolamento

    IL FILO

    Leggera volo goffamente
    sulla tua testa
    cavalcando la mia stella
    respiro vaporosamente per raggiungere il cielo
    finché quel trasparente metallico filo
    che mi lega alla terra
    non mi riporta indietro

  64. Fumo

    Le fotografie
    i balconi vuoti
    le mani in mezzo
    i fiumi di incenso
    le minigonne
    che non avevamo mai visto
    dal vivo
    i nostri primi evviva
    con il trenino
    il meccano
    le cerbottane
    e gli aeroplani
    le figurine e i fumetti
    tutto quel fumo
    sopra di noi
    che stavamo soltanto crescendo
    muti…
    E i nostri fratelli grandi
    le nostre sorelle più grandi ancora
    i capelli lunghi
    le labbra strette
    i marciapiedi bagnati
    le sirene
    e sempre quel fumo
    sopra di loro
    che stavano soltanto cercando
    di esserci…
    E i nostri babbi seri
    le nostre mamme più serie ancora
    le barbe colte
    i rossetti solo rossi
    le camicie bianche
    e le borsette vuote
    le sigarette finite appena accese
    e ancora quel fumo
    sopra di loro
    che stavano soltanto cercando
    di non sapere.

    Sezione B – Accetto il regolamento

  65. Sezione B
    Perugino Alessia
    Accetto il regolamento

    Suono di un Silenzio:
    Suono di un sogno ormai perduto,
    suono di un istante già scomparso.
    Suono di un silenzio, che,
    attimo per attimo, ti trascina
    nella sua solitudine.

  66. Sezione B

    Giuseppe Wochicevick

    Accetto il regolamento

    NEL MIO CIELO

    Forse
    a nulla è valso
    far tremare i polsi
    al tempo
    perder la memoria
    ricordare
    soltanto il tuo sorriso
    e immaginare
    di portarti via
    in un sogno
    nel mio cielo
    Lasciare
    il buio alle spalle
    levar fiato
    al vento
    riverso nel pensiero
    in cui vivo
    per ogni attimo che vibra
    trapassa
    e scorre lento
    al tuo ricordo
    nei colori
    che respiro
    fuori
    e dentro me
    verso il sole
    nel mio cielo

    Nel mio cielo
    Giuseppe Wochicevick

  67. Accetto il regolamento e partecipo alla sezione B Manca Mirella

    LASCIA CORRERE IL TEMPO
    Penso succeda a tutti,
    quando si è così stanchi
    e pare, d’esser giunti, alla fine del sentiero
    dove nera la signora, ti attende
    risoluta.
    Pare così a ogni madre
    che vede i i bimbi adulti
    e ormai, scordato ha
    quanto era pesato,
    sgravare il proprio grembo.
    Non c’è più peso o ingombr.
    Ma l’utile silenzio
    che pronto arde in ombra e
    accorre, al richiamo urgente.
    Forse ti senti inutile.
    Forse ti senti vecchia.
    O forse, un passo,
    pur solamente uno,
    fare vorresti indietro,per ritornare a quando
    eri la più preziosa.
    Ma corre il tempo- corre-
    va sempre più veloce
    e nulla lo può fermare […]
    Godi, di ciò che sei
    senza nessun rimpianto. Ama la pelle smorta
    e fai che l’inquietudine
    ti sia amica pur se
    compagna unica,
    nel resto del cammino.

  68. Fabio Mancini 05/02/2015
    Sezione B
    Fabio Mancini
    Accetto il regolamento

    Corporate station

    Ci sono luoghi che non dimentichi
    altri che è meglio abbandonare in fretta
    il Corporate è un luogo di transito
    se arrivi dopo oppure in ritardo
    rimedi un’offerta last minute nella sala attigua
    o ti assegnano un affiancamento
    su una attività che mai condurrai.
    Al Corporate è bello trovare posto
    specie quando il Capo – stazione
    fa alzare il culo al malcapitato viaggiatore
    e tu poggi finalmente le tue flaccide chiappe
    su una morbida sedia che già sognavi
    nello stracolmo vagone della metropolitana.
    Pochi sanno l’incontenibile soddisfazione
    a prendere un ascensore che ti avvisa
    quando sale o quando scende
    o quando oltrepassi il tornello del piano sesto
    che ringrazia il viaggiatore che oblitera il biglietto!
    Queste sono alcune chicche del corporate station!
    Se poi i treni non partono, le informazioni mancano
    gli uomini sbagliati occupano i posti chiave:
    a chi può importare?
    L’importante è che tu viaggiatore del Corporate station
    abbia sempre una valigia pronta.

  69. SEZIONE B
    Elia Tricomi Guth

    Accetto il regolamento

    Infinito

    È inutile sommare gli istanti e il vuoto.
    Parlo con l’aria.
    Il mio ultimo respiro cammina scalzo.
    Ho ancora la forza di pensare
    che i nostri corpi nudi
    siano stati amore.
    L’occhio del cielo mi guarda indifferente,
    un lampo attraversa il cuore fermo,
    la solitudine splende sugli avanzi del destino.
    Non è paura, è solo qualcosa di eterno
    che finisce.

  70. Fabian Von Der Nebel
    Sezione B
    Accetto il regolamento

    White sea to suffer in

    Stanotte la luna manca.
    E dal cielo viola, immobile e bassissimo,
    tanto pare si possa toccare,
    vorticano copiosi fiocchi di ghiaccio,

    Scendendo dagli scalini del 66 di Rue Amelot
    io ti stringo il collo del cappotto rosso
    come farei ad una bambina per non farle prendere freddo
    e bacio una lente dei tuoi occhiali appannati.

    Settanta metri ti separano
    dal caldo abbraccio della “Cuizine”
    dopo una serata al Cirque d’Hiver .

    Scoraggerà il freddo questo ricordo,
    giocherà a dadi con lo sconcerto
    di un’avventura di ghisa da tombino ?

  71. sezione B

    Maria Allo

    Accetto il regolamento

    Avrei voluto

    Avrei voluto restituirmi intera
    senza afasie
    scolpire il tempo come linea attiva
    in cammino
    dietro l’eco di sussurri e fruscìi
    come cerchi che dilatano in mattino.
    [approdo e silenzio]

    Avrei voluto germinare in cerca di luce
    come pianta e contemplare
    solo palpebre nitide di vento
    dove fiorire
    smisurata aria in faccia al cosmo.

    Avrei voluto custodire il mistero
    dei lapilli di luce che etna in delirio
    dirama tra monti e mari con caparbietà
    avrei sentito l’esplosione di ciuffi d’erba
    strappati agli argini
    i trilli finire in un soffio e rimbalzare
    tra ciottoli cantando su rovi e biancospini.

    Ma rovi combusti e crepacci di fango
    azzerano tralci e ginestre
    peso di bruma impregna i nostri petti
    e impersonale l’ombra ci divide.
    Siamo soli.erosi da miserie roventi
    e banalità quotidiane scaviamo
    inconcepibili distanze.

    © Maria Allo

  72. Antonella Monti

    Sezione B -accetto il regolamento

    “E così ti leggo

    In spesse volute di fumo
    appari con passo morbido
    la pelle diafana
    ricoperta solo di poesia
    e così ti leggo.
    Sui miei polpastrelli
    la Tua anima
    nello spazio fra
    una parola e l’altra
    ruscelli e torrenti
    nel rincorrersi
    di qualche rima dimenticata
    il Tuo languido richiamo
    fatto di infiniti occhi
    di infiniti sguardi.
    Nelle soste dei punti
    le esclamazioni della Tua voce
    sussurro dolce e
    virgola bizzosa di
    bizzarra tenerezza.
    Polposa e leggiadra scrivi di
    meravigliose attese
    e io
    che cammino fra le Tue righe
    son come un fanciullo
    immerso in una fiaba e
    magiche le tue note
    sovrastano le stanche solite
    melodie.
    Ti seguo
    avvolto dalla tua danza
    son schiavo
    della Tua poesia
    ti bramo
    in ogni pensiero.
    Vorrei leggerti all’infinito
    per conoscere la bellezza
    dell’amore.”
    copyright

  73. Olimpia Danci
    sezione B
    Accetto il regolamento

    Ti devo chiudere dentro
    tanta è la dismisura,
    ovunque, immensa
    si accumula su di noi
    mentre ci stringiamo
    l’uno all’altro
    per non vedere
    ciò che da ogni parte
    ci minaccia:
    può venire da te,
    da me,
    dai nostri corpi
    perché si nutrono
    le nostre anime
    di tradimento

  74. Antonella Albano
    accetto il regolamento

    L’ATTESA

    Così attendo.

    Fermo all’imbocco di mille strade.

    Desideroso di andare a casa,

    bramando il profumo di mamma,

    il calore del suo fianco al mio.

    Verrai, lo so. Oppure una farfalla

    mi indicherà la via giusta, e saprò.

    Ma attendo ora, perso e stanco,

    toccando ogni cosa come fosse

    salvezza. E invece non è.

    Perché non sei tu.

    Attendo. Perso all’incrocio

    di mille strade, e un poco

    il sole mi riscalda, un poco

    l’erba mi solletica. Ma niente è

    La tua presenza, mi sembra.

    Oppure questa nostalgia è un inganno

    e tu mi mancherai fino allo stremo,

    quando guarderò l’azzurro dall’erba.

    Trova il modo di attirarmi a te.

    Seguirò l’ape che mi manderai

    o la mano che mi prenderà

    la cavezza. Ma non lasciarmi qui.

    Non può essere solo questa

    la vita.

    1. Carmelo Di Stefano 9/2/2015
      Sez.B
      Accetto le norme del regolamento

      Dietro la porta

      Tu apri e tu chiudi…
      E illudi perfino i silenzi.
      L’attesa ha i suoi tempi.
      Sei grande,t’inventi
      e non perdi occasione
      di correre lungo torrenti
      ora folli e impetuosi,
      ora aride sponde.
      Nasconde la vista
      il guardare lontano…
      Tu nascondi la mano.
      E fai finta di niente.
      La brezza è l’ebbrezza
      che scompiglia le fronde:
      come tu ti nascondi;
      come inventi improvvise passioni;
      come poi ti disponi;
      come sposti lo sguardo al divano;
      come guardi lontano…
      E io dietro la porta…
      Che importa sapere
      che cedi di schianto?
      Gestisci l’impianto,
      vacilla la tua sicurezza.
      Sei forte,t’arrendi
      e pretendi che possa capire,
      ma ognuno ha i suoi tempi.
      Deponi le armi,
      poi fingi indulgenza.
      Leggera cavalchi le onde.
      Nascondi i tuoi falsi pudori.
      Sei bella,ti adori
      e t’inerpichi sopra gli scogli.
      Raccogli adesioni.
      Sei dolce,t’imponi
      e poi ti ritrai.
      Dietro un dito il silenzio.
      Vacilla l’impianto,
      ostenti la tua sicurezza,
      ma il tempo ha i suoi tempi.
      Ora chiudi,ora apri,
      due o tre posizioni,
      e non senti ragioni.
      E corri verso di te.
      Io ti aspetto qui all’ultimo piano,
      ma tu guardi lontano…
      mentre io sempre qui.
      Ad aspettare…

  75. Temo

    Temo la mia fragilità, la paura che ho di me stesso,
    temo quello che sono o che mi fanno essere,
    temo i silenzi, che di notte, assillano la mia mente.
    Temo la notte, come colui che devasta la vita,
    che non porta pace, non guarda in fiore l’anima.
    Temo il poeta, che con la sua luce o con i suoi canti,
    nel vento, disperda queste mie parole, ed io, senza,
    come una foglia, che teme di cadere dal suo ramo, è già caduta.

    Alessandro Guerritore

    Accetto il regolamento, partecipo alla sezione b

  76. Sezione A
    Alfredo Bruni
    Accetto il regolamento

    Duecento passi

    Duecento passi e poi il baratro. Gli avevano concesso due ore e i due corpi avvinghiati sul letto, sfruttarono i minuti, fino all’ultima goccia di piacere. Poi la legge della tribù degli uomini, li separò per sempre. Lei bella, lui vecchio come solo i poeti sanno essere vecchi, ma la morte lo aspettava dietro la porta che inutilmente avevano chiuso a chiave, nel motel a ore.
    Scappavano dal loro destino, ma il destino li raggiunse. Bussò e loro uscirono. Lei si avviò verso il deserto, vestita solo di un bacio e di ricordi. Camminò senza voltarsi, verso la sua terra misteriosa. Lui la guardò andare, scrisse in fretta qualcosa, osservò senza voglia l’andirivieni delle macchine.
    Duecento passi e poi il mantello nero della notte lo avvolse.
    Se ne andò senza rimpianti, mentre l’umanità, indifferente, languiva senza speranza. Solo una prostituta belga, sorrideva all’angolo tra via Volturno e la strada per l’inferno. Il poeta le regalò la sua ultima poesia. Duecento parole racchiudevano la vita, ma la prostituta, vestita di peccato, sapeva leggere solo l’amore, ma non i versi. Si scambiarono uno sguardo e lui scomparve nel vortice senza orizzonte. Cadde, senza accorgersene, nel baratro buio, e trovò l’arcobaleno ad aspettarlo.

  77. BRUMA

    S.’arresta solo per un attimo
    Il moto perpetuo dell’onda

    Appoggia la schiuma sul viso di costa
    vero il profumo di salsedine e di melanconico inverno.

    Monta sulla roccia la schiuma nell ‘infrangersi dell’ acqua
    Incapace di liberare il momento.Ora…

    Un barca salpa sola fra l ‘ascolto e il desio.

    Nicola Manicardi
    Accetto il regolamento partecipo alla selezione b

  78. Ines Zanotti
    10-2-2015

    SOLITUDINE

    “Ai piedi del vento
    depongo il silenzio:
    mormora l’animo deserto
    echeggiando nello sconsolato
    mio tempo…”

    Accetto il Regolamento – Sezione B

  79. Marinella Rosin Beltramini
    sez. a accetto il regolamento

    Non sono un ladra

    E’ malinconico ricordare i tempi passati, segno di inevitabile decadenza. Vuol dire che sei vecchio, che il nuovo giorno ti può portare solo delusioni. Gli amici rimasti vivi sono invecchiati con te, così pure i familiari. Anche quelli più giovani che sono qui a tenermi a “bada”, perché non mi faccia male, stanno invecchiando velocemente. Del resto non è colpa mia se rubo il loro tempo. Le giornate passano tra un dolore e l’altro. A volte li vedo stanchi, ma non ci posso fare nulla. Al mattino arrivano presto a dare il cambio a chi va a lavorare. Si occupano di me: l’alzata dal letto, la colazione. Restano le lunghe ore davanti alla tv a vedere il nulla. E’ tutto già visto e noioso. Non è colpa di nessuno. E’ come se leggessi i loro pensieri. Sono io che glieli rubo? A volte, forse, li soffoco ricordando i miei anni. Mi rendo conto che parlo, parlo dei sacrifici, del lavoro duro e non so se mi capiscono. Anzi a volte penso proprio di no. Vedo che i miei ricordi risvegliano i loro, che so per certo non mi appartengono. Ed è come se li rubassi quei ricordi, ma non sono una ladra.

  80. Marinella Rosin Beltramini
    sez.b accetto il regolamento

    Essere l’altro

    Ogni giorno sempre più
    ti senti l’altro.
    Conta il venire
    da altri continenti,
    oppure da altre regioni.
    Sei l’altro perché
    di stirpe diversa.
    Se nelle tue vene
    scorre un sangue
    che non gli appartiene,
    tu sei l’altro.
    Non ci saranno mai,
    occhi o parole che
    emanino calore.
    Per te solo quegli sguardi
    o quelle parole
    che ricordano il tuo
    essere inutilmente l’altro.

  81. Giorgio Di Stefano
    10/02/2015
    Sezione B – accetto il regolamento

    MARE INQUIETO

    Onda attinta al moto,
    di fosca tinta,
    alla rena aneli,
    spumeggiante effervescenza.

    Onda di smania rigonfia,
    tronfia di vuotezza,
    nel tuo andirivieni
    delirante concupiscenza.

    Onda di perenne slancio,
    tra i gorghi indenne,
    alla riva approdi
    con irriverente incoscienza.

    Onda placata infine
    ma di confine incerto,
    in un diafano mare
    di esuberante continenza.

  82. E’ stato guardandoti felice
    che ho capito quanto il mio amore 
    avesse dismesso le vesti dell’egoismo
    per indossare quelle della tenerezza..
    Ti ho visto felice ed ho sorriso.
    Un velo di tristezza innegabile
    avvolgeva qualche mio pensiero,
    il pensiero che la causa della tua felicità non fossi più io,
    ma non riuscivo a non volerti bene, 
    a non gioire segretamente per la tua felicità.
    Ti vidi un’ultima volta da lontano
    da dietro il finestrino di quell’ultimo vagone,
    e mi dileguai nel silenzio della sera, 
    lasciandoti percorrere libero la tua strada,
    portando il ricordo di te per sempre nel mio cuore.

    Filomena Innone
    sezione A
    Dichiaro di accettare il regolamento

  83. Solitudine

    “Creo deserto 
    Intorno a me 
    Per ricercare 
    La solitudine..
    E nel silenzio
    L’eco 
    di Un grido 
    D’amore 
    Risuona 
    nel cuore.”

    Filomena Innone
    Sezione B
    Accetto il regolamento

  84. … Guardo

    com’è bravo il lago
    a risciacquare
    i piedi alla collina
    caricato
    dalla tinozza del cielo
    e come conserva
    verde e fitta la chioma
    che la doccia fredda
    ha tartassato
    e come scappano in fila indiana
    e si sorpassano le lucciole
    lungo i ponti dell’autostrada
    e un paio di zanzare
    rosse e bianche
    basse basse
    monitorano,
    volteggiano a controllare
    le arterie allagate
    del quartiere dormitorio
    nuovo nuovo
    e da sola si sollazza
    fradicia e leggera
    la bandiera della città
    dimenticata sul palco
    della presidenza regionale,
    ieri, ieri l’altro
    o tre giorni fa

    Accetto il regolamento

  85. COMANDI!!

    Ieri alle Terme parlavo con un signore, è passata una ragazza con una bottiglietta vuota e gli ha detto” Mi vai a prendere l’acqua?” Lui ha risposto” Perché tu non ci sai andare?” La ragazza si è allontanata. Lui, forse come sfogo mi ha detto” E’ mia figlia e mi comanda!” E di che ti lamenti, ho ribattuto io, a me mi comanda anche mio nipote!
    Accetto il regolamento,sezione A

  86. SONO ANDATO DI NUOVO

    sono andato di nuovo
    a cercare la morte
    e nemmeno questa volta
    l’ho trovata
    stupida cretina
    ti sei nascosta
    raccogli i fiori giovani
    e il tulipano
    e non vuoi
    la vecchia quercia rinsecchita
    eppure un giorno
    mi hai promesso
    che venivi
    uando giocavo ancora
    con le foglie giovani
    ti sei nascosta
    nascosta sotto la coperta
    di velluto
    nera come un cielo senza stelle
    ma ti troverò
    nell’angolo più buio
    e faremo i conti –
    maledetta

    ALFREDO BRUNI
    SEZIONE B
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  87. Stamane ti sei destato credendo
    che fosse il giorno di sempre
    ed invece ti sei visto solo.
    Hai avuto paura,
    ti sei messo a cantare,
    il canto è stato breve.
    Eri sempre solo.
    Sei uscito,
    ti sei spinto fra la gente,
    la gente ti ha spinto,
    ma sei rimasto solo.
    Tu, il mondo, la gente,
    quanta distanza!
    La paura è diventata terrore,
    hai cercato aiuto, rifugio,
    la pazzia ti ha teso la mano.

    Graziella Mariti
    partecipo alla sezione B
    (poesia di mio marito Umberto Baldi, morto nel 2003)
    Accetto il regolamento

  88. Droga
    Il dolore è freddo e costante; illusa credevo di poter gestire, invece si è preso tutto di me, lacrime sorde non riescono a salire, inchiodate nella gola graffiano…non parlo più da molto, annebbiata e stordita non so dove mi trovo, mentre il tempo scorre; un barlume di lucidità schiude i miei occhi, tra fumi intravedo una luce è lontana ma c’è: trattenendo il respiro raccolgo la forza per rialzarmi in piedi e sfuggo lasciandomi alle spalle i tentacoli del buio, sfinita, mi sdraio alla luce del sole, mentre caldi singhiozzi riaprono le finestre dell’anima.
    Sezione A
    accetto il regolamento.

  89. Toc toc
    Un sussurro sfiora il cuore, desideroso ed emozionato entra in punta di piedi accarezzandolo, trepidante e dolce anela ai margini dei sensi aspettando un si; essi avvolti da tanto delicato ardore si abbandonano al piacere.
    sezione B
    accetto il regolamento

  90. Maria Allo
    sez. a accetto il regolamento

    FRAMMENTO

    Un concerto di vita alle cinque del mattino -non ci credereste- flussi ritmati ,sapori di vita si intrecciano e scatenano un sole, una luce che la tenda attenua ,ma riflette su libri,foto, oggetti , improvvisamente nuovi per un istante.Mi torna in mente Janáček e le dicussioni con un giovane; ebbene lui l’aspettava,aspettava la notte per addentrarsi dentro suoni e note che solo la notte può dare, appagata dai bagliori lunari.La luna generosa ,fraterna, trasforma gli esseri umani , viluppi e grovigli ,come uno specchio. Respira odori , i più vili e sa esattamente dove andare a parare.Le cime alberate immobili del mattino planano sentieri nascosti tra foglie che sembrano ali , espandendosi si flettono su labbra che albeggiano al divenire. A pensarci, preferisco il mattino ,non costa nulla , non promette, nulla di rilevante cambierà, ma tra i suoi orizzonti si inciampa in una lingua ignota e ogni cosa trabocca di epifania .E’ una sospensione , un fluire ondeggiante il Mattino.Sempre.
    Platone diceva:“Appartiene infatti all’uomo assennato il ricordare le cose dette nel sogno o nella veglia della natura divinatrice ed entusiastica, il riflettere su di esse,il discernere con il ragionamento tutte le visioni allora contemplate”.

  91. L’abbraccio
    Nascosta nel cuore una voce a volte riaffiora, il ricordo sveglia dolci lacrime che rigano il volto; rivedo la vecchia casa, passo accanto ai glicini i quali con il loro splendore tentano invano di nasconderne le crepe che come ferite solcano le vecchie mura. Curva sul prato tra viole e margherite una bimba cerca quadrifogli, in essi ripone la speranza di giorni migliori, sente il richiamo si volta e corre verso la mamma, col sorriso incorniciato da una morbida capigliatura che rende ancor più dolce l’abbraccio il quale non rivela il dolore in lei celato.
    accetto il regolamento,
    sezione B

  92. Sezione B
    Leonardo Pisani
    eccetto il regolamento

    Antiche Lande.

    Pensieri, disegni di chiari e scuri,
    prigioniero di colori che, invano
    rincorro, orme di canti pagani,
    dove sei mia armonia. Dove sei.

    Cieco, in questo buio sconosciuto,
    salto, percorso nuovo. Dove sei.
    Il tuo canto, un tempo guida, ora
    Algida nenia, cruda nenia.
    Le mie mani, i miei Polsi nudi.

    Eppure correrò ancora, devo.
    Non posso star immobile, devo
    Non posso piangere,molti Mondi
    Mi Chiamano Osca Anima.

    Navigo, solitario come giusto
    che sia. Eremita, si: lo fui,
    non rinnego nulla, né passato
    né futuro.
    Che Eremo oggi sono o
    lo sarò domani. Navigo ancora.

    Tu, antica compagna, non ricordi
    Quella landa, mezzo sole di Estate.
    Crepuscolo ritmato; passano
    I suoni, passano i sogni.

    Amica fosti, ora sei donna.
    Quella landa ancora respira,
    io corsaro ancora corro, vivo
    ogni goccia di linfa che ho.

    Se sentirai ancora, una sera
    L’armonia del lupo, ricordami
    Nei tuoi canti; Chiudi gli occhi
    E brinda, saggia alla diversità.

    Leonardo Pisani

  93. Sezione A. Poesia.

    … in cerca di quell’amore che non c’è …

    Nel silenzio di queste sere
    resto in attesa
    di un richiamo di vita
    da quel cuore ingrato
    che tace
    di rassegnazione,
    spezzato in tanti pezzettini
    che, prima o poi,
    verranno spazzati lontano
    da quel vento tumultuoso
    , finché un seme d’amore
    non tornerà a riunirli
    di luce divina.

    Accetto il regolamento del concorso.

  94. IL PENDOLARE

    Sorge il sole col suo primo raggio
    il canto del gallo annuncia il mattino,
    e Lui comincia il suo solito viaggio
    col riflesso del volto sul finestrino.

    Il Suo sguardo fisso percorre l’orizzonte
    accarezza prati in fiore e balle di fieno,
    sorvola un lago poi attraversa un ponte
    e scorre finché corre sui binari il treno;

    poi si dissolve sul quel vetro appannato
    dal malinconico respiro dei Suoi pensieri,
    e lì col dito ci scrive i ricordi del passato
    i rimpianti di oggi e le speranze di ieri.

    Tramonta il sole col suo ultimo raggio
    la luna splende annunciando la sera,
    e Lui rientra dal suo solito viaggio
    con lo sguardo celato dalla visiera.

    accetto il regolamento, partecipo alla sezione B

  95. MARIA NATALIA IIRITI
    SEZIONE B
    GIORNO DI RIPOSO

    Oggi non ti ho portato con me,
    compagno di avventura.
    Ti ho lasciato a casa , non so dove,
    forse sul comodino
    accanto alle foto dei bambini
    e alla piccola sveglia d’argento,
    oppure ostaggio, nel caos agitato
    delle coperte leggére di primavera.
    Forse sei rimasto in bagno:
    sai che mi piace trattenerti
    mentre mi asciugo i capelli
    per non perdere nemmeno
    quei minuti lontano da te.
    E tu, paziente,
    assorbi le gocce che scappano
    dai ricci arruffati,
    e dispensi storie agli occhi
    nell’alito incandescente dell’asciugacapelli.
    Forse sei rimasto in cucina,
    a vegliare la tazza vuota,
    quella con le rose e le farfalle,
    quella che ti piace tanto.
    Spesso mi sfiori il fianco
    e ricambi le carezze
    che, generose, sgorgano dalle mie dita.
    Ma è agli occhi che parli,
    con fiato eloquente e silenzioso,
    e rimandi uno specchio di frasi
    che sorridono davanti a me.
    Oggi non ti ho portato con me
    nello scompartimento di un treno logorato dall’uso,
    eppure curioso di correre rasente alla spiaggia
    dove le prime tartarughe
    impazienti e ribelli
    depongono i nidi.
    Oggi non mi accompagni
    nelle piccole incombenze quotidiane,
    non rischio di lasciarti le impronte del mio pranzo,
    l’olio, il pomodoro e l’origano
    che si crogiolano nel limbo del panino croccante.
    Oggi non coprirai l’attesa
    con un nuovo abbraccio di storie.
    Oggi ti ho lasciato solo,
    amico presente e silenzioso,
    a riflettere e a riposare.
    Sicura che, nella solitudine ribelle della casa vuota
    che si riempie di polvere e attesa,
    tu intrattieni l’armadio, il letto e il comodino
    o il piano cottura le pentole e le sedie,
    o il lavabo l’asciugacapelli il profumo e il sapone.
    Oggi non ti ho portato con me
    e mi sembra di annegare
    fuori dall’onda delle tue parole.

    accetto il regolamento del concorso

  96. SEZ. A
    LA PRIMA VOLTA
    La prima volta che ho viaggiato in treno avevo cinque anni. Mia nonna e io andammo a trovare i miei cugini. Siamo sempre state grandi complici. Mia nonna era una donna intelligente e una nonna splendida. Se avesse potuto studiare, sarebbe diventata una professoressa di matematica. I suoi genitori si erano conosciuti sul treno, alla fine del diciannovesimo secolo. Mia nonna amava viaggiare e mi portò con sé, regalandomi il sapore esaltante della libertà. Così partimmo, un’anziana signora che amava la vita e il rischio e una bambina irrequieta ma ubbidiente. Di quella mattina di luglio ricordo l’aria fresca e le persone che salirono sul treno. Lo ricordo come un viaggio lungo, durante il quale rimasi zitta e rigida. Avevo un posto vicino al corridoio e, per guardare il panorama, allungavo il collo per guadagnare uno spicchio di mare. Ero una giraffina scalpitante su un treno lungo e lento, in attesa di arrivare a destinazione. Ma quella lentezza mi piaceva,il rumore e l’odore del treno, i sedili di velluto e i finestrini, le persone silenziose. Oggi cerco un posto accanto al finestrino per guardare il mare, i gabbiani che si tengono compagnia davanti al tramonto, per riscattare quella prima volta, sacrificata all’obbedienza.
    Quel giorno mia nonna mi regalò il primo viaggio e mi insegnò a viaggiare. E tra i tanti doni ricevuti, quello fu il più speciale.

    Accetto il regolamento del concorso

  97. Accetto il regolamento- partecipo alla sezione A

    Un altro me

    Di un pensiero m’arruffo,
    inconsapevole progetto
    che rulla tra le mani,
    e annuso l’aria fredda
    dei tuoi polmoni,
    aspiro,
    e folate di nuvole sparute
    inseguono le mie parole,
    non le tue,spossate,bianche,
    che sono sazie di tentativi,
    di rincorse abiette per le scale,
    e di me che urlo di me,
    dei silenzi senza tregua,
    della voglia di tenerezza
    – perché sai che t’amo-,
    e di un altro me che ti capisca.
    Sei la forza dei tuoi occhi
    e mi rapisce la curva delle spalle
    all’altezza del mio cuore,
    anche i tuoi battiti più forti dei miei,
    in una luce distratta che non fa giorno.

  98. Accetto il regolamento- partecipo alla sezione B

    L’eco limitava la paura.

    Sull’orlo del pozzo ricco di sentimenti agitava la fune i sorsi, mentre beveva la mia arsura. Ebbro sorbivo la calura e riponevo le mani al viso per recitare i grani dei frutti. Sapevo riandare alla dolcezza, non v’era che il ricordo lieto di un sole dardeggiante amico. Dell’acqua accoglievo l’eco che limitava la paura, si agitava la fune, lenta, e liberava il freddo umore ove mi bagnavo di storie antiche. Sull’orlo del pozzo ridevano i visi dei giorni o si smarrivano le risa dei fanciulli. Quelli che erano con me alla ricerca di frutti golosi da succhiare. A me sembrava che il giorno avesse confini tra alberi pazienti, terra riarsa, gridi d’uccelli stanchi di volare e il sorriso di chi amico non era e si nascondeva. La mia voce rimbalzava sull’acqua che attendeva sul fondo ove galleggiavano i richiami di volti sorridenti, mentre io mi stordivo. Il sole offriva spettacolo d’euforia e i sorsi ingollavano la mente d’un incauto smarrimento. I rami erano ancora gelosi delle foglie che celavano furbe le ciliegie e la mano stentava a crescere, ma poi s’udiva il morso della fame e l’ingordigia spaziava a rubare nella frenesia del momento.

  99. CARISSIMI PARTECIPANTI ECCOVI IN ANTEPRIMA I NOMI DEI 14 FINALISTI DEL CONTEST “EMMA. ALLE PORTE DELLA SOLITUDINE”

    SEZIONE A
    Grazia Eletta Cormaci con “L’amore mai nato”
    Francesca Dono con “Metropoli-tana”
    Monia Minucci con “C’è solo ombra”
    i-sola-solitaria con “Pensieri di foglia (acero rosso)”
    Marinella Rosin Beltramini con “Non sono una ladra”
    Marisa Amadio con “L’ictus”
    Maria Allo con “Frammento”
    SEZIONE B
    Sandra Ludovici con “Opalescenze”
    Gabriella Pison con “Vento di solitudine”
    Giancarlo Stoccoro con “Quanta alba dentro un parco”
    Hebe Munoz con “Comunque io sia”
    Antonello Meazza con “Fumo”
    Giada Rossi con “Sguardi che si inghiottiscono”
    Maria Rosa Oneto con “Soltanto la Morte”

    Fra qualche giorno saranno pubblicati sul sito Oubliette i 4 vincitori del Contest!

    Un caro saluto!

  100. LA LUNA PIENA

    Guardando al di là dell’orizzonte
    Mi sembra vedere la tua ombra,
    Lasciando il velo sopra il ponte
    Che si rompe,tremando dalla paura…

    …Dalla vibrazione della forza
    Che la sto mandando
    Tramite il mio sguardo che ancora
    Trascina e poi spezzando…

    Tutto quello che esisteva prima
    Per creare un altra superficie
    Floreale e brillante,ecco arriva!!
    Davanti ai miei occhi,tante vie!

    Piano piano,si stanno aprendo
    Come un campo di battaglia
    E l’atmosfera sta cedendo,
    Sotto questa meraviglia.

    Oh,continua sempre,accarezzarmi
    Come il vento che sfiora i capelli
    E sotto voce mi parlano dolce
    Baciandomi e stringendomi forte.

    Una sensazione fenomenale sentii
    Dentro di me,in quella sera
    Che non vorrei mai finì,
    La storia dell’amore,
    Il fuoco della passione,
    E la secreta relazione
    Tra me e La luna piena!

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