25 novembre 2014: una giornata che si tinge di rosso sangue delle vittime di femminicidio

“Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di ‘mostrare’ nulla, se non la loro intelligenza.” Rita Levi Montalcini

 

17 dicembre 1999: l’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti stabilisce che il 25 novembre di ogni anno venga celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in seguito alla richiesta nel 1981 da parte di un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi per ricordare le torture e l’assassinio delle tre sorelle Mirabal che con il loro coraggio combatterono contro il regime retrogrado del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Leónidas Trujillo.

In Italia si è cominciato a commemorare questa giornata solamente dal 2005 ma quanto conta in fondo una giornata rispetto a ciò che accade quotidianamente?

Sarebbe bello poter dire che il sacrificio di tante donne abbia cambiato la situazione nel corso degli anni e certamente il loro impegno è stato significativo e di esempio per tanti, ma purtroppo sono ancora troppi gli atti di violenza nei confronti delle donne e il 25 novembre diventa solamente un giorno come un altro per ricordare questi assassinii.

Catania. «Se mi dice no l’ammazzo». Queste le parole pronunciate dal ventisettenne  Gora Mbengue durante l’interrogatorio per aver ammazzato a coltellate la fidanzata trentenne Veronica Valenti che ha avuto come colpa quella di non voler proseguire la relazione con l’ormai ex-fidanzato.

New Delhi, India. «Bhawna è stata morsa da un serpente». Sono le parole adoperate dai genitori di una studentessa di 21 anni per mascherare l’assassinio della figlia che non intendeva accettare il matrimonio combinato con un uomo della sua casta e che si era sposata in segreto con il ragazzo di cui si era innamorata. L’onta è stata troppo grande per quel padre che non ha potuto fare altro che strangolare la figlia, con l’aiuto della madre.

Iran: La ventiseienne Reyhaneh Jabbari ha pagato i suoi debiti con la legge dopo aver trascorso sette anni in carcere. La giovane aveva infatti ucciso Morteza Sarbandi, ex membro dell’intelligence iraniana, che aveva tentato di stuprarla. Il presidente iraniano Hassan Rouhani si è mostrato, indirettamente, indignato nei confronti di coloro che si ergono a giudici improvvisati. Ma la vita di Reyhaneh non è stata ugualmente risparmiata e lo stesso vale per quelle donne che sono state sfregiate nello stesso Paese con degli acidi in strada, da dei fantomatici motociclisti.

Ci sono donne, come la nota Lucia Annibali, deturpata con dell’acido da alcuni albanesi ex detenuti per conto dell’ex fidanzato, che non si arrendono e riprendono la loro vita mostrandosi come vittime della violenza contro le donne, altre che non hanno la possibilità di farlo perché la loro vita è ormai stata cancellata, altre perché non ne hanno più la forza.

Ma perché essere donne deve significare, troppo spesso, trascorrere un’esistenza di paura, a guardarsi le spalle da uomini malintenzionati, e non poter passeggiare tranquillamente per strada come chiunque? Un uomo non ha problemi di questo tipo, può camminare in strada vestito in qualsiasi modo, può fare pubblicamente ciò che desidera senza dove pensare che qualcuno lo sta pedinando o che qualcuno gli fischi dietro o che potrebbe essere violentato da un malintenzionato.

Per quale motivo stupide leggi devono determinare come una donna deve vestirsi, comportarsi, con chi sposarsi e regolare ogni momento della vita? Forse gli uomini temono che l’intelligenza delle donne li possa sovrastare e perciò tentano di stroncare ogni loro iniziativa?

Oggi, 25 novembre, è un giorno come un altro per ricordare cosa le donne devono subire, loro malgrado, quotidianamente, per ricordare la stupidità di quegli uomini che non hanno rispetto di chi sta loro accanto o semplicemente di chi con loro condivide questo mondo.

Ma soprattutto è una giornata per ricordare che non è necessario un giorno in particolare per rispettare la dignità della donna. I femminicidi in Italia e nel mondo sono un qualcosa di reale, non si tratta di esagerazioni dei media né trovate pubblicitarie.

La donna è un essere umano che merita di poter fare ciò che fanno gli uomini, senza discriminazioni, senza restrizioni. No alla violenza, No agli uomini che vogliono decidere per noi donne, che intendono giudicarci con leggi fasulle, No a tutti coloro che definiscono le donne sesso debole perché deboli sono quegli uomini che non riescono a sopportare di rimanere senza una Donna e che per risolvere il problema preferiscono prima tormentarle e poi ucciderle.

 

Written and photo by Rebecca Mais

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *