I libri dei Patriarchi: il medioevo friulano descritto da manoscritti che vanno dal V al XV secolo

Un percorso nella cultura scritta nel Friuli medioevale. Il lavoro è stato coordinato dal presidente dell’Istituto Pio Paschini. Codici nati e conservati in Friuli, a smentire la storia di un Friuli “isolato” culturalmente. Vari Salteri, un Sacramentarlo di Oxford, almeno un centinaio di pezzi sono stati recuperati in altre regioni, oltre che ad Udine, Cividale, Aquileia, S. Daniele.

È stato necessario il lavoro di esperti in più materie. Importanti l’Evangelario di S. Marco e quello del monastero di Fulda. Da Carlo Magno agli Ottoni, da libri liturgici medievali alla letteratura nei primi volgari.

Una chicca sono le prime Poesie in friulano. I testi sono più di un centinaio e sono fondamentali per tracciare uno sviluppo del territorio e delle genti lungo quasi mille anni, oltre a questo testimonianze sul valore del Patriarcato di Aquileia, che, tesi forse un po’ estreme, ma, come si suol dire, noi a vedere non c’eravamo, suggeriscono tra le ipotetiche sedi papali durante gli anni bui della Chiesa.

Nei codici, alcuni miniati i personaggi più in vista della Regione, ossia i più ricchi, che avevano potuto viaggiare e studiare, depositano diari, pensieri, preoccupazioni, del vivere medievale. Poi vi sono i testi cosiddetti “tecnici”, cioè raccolte di atti notarili, liturgici, comunque registrazioni di ogni tipo.

Evidentemente sono tutti vergati a mano, quindi scevri dalle influenze nordiche che la stampa aveva portato dal nord Europa a diffusione, innanzitutto delle Tesi Luterane, considerate “eretiche” e come ogni “libro proibito”, più ricercati.

Essendo scritti a mano sono, però più soggetti a rischio danneggiamento, dato che gli strumenti degli scrittori “incidevano”, “graffiavano” la pergamena o la carta e gli inchiostri se erano composti da elementi troppo “acidi” o “corrosivi” aumentavano il pericolo, appunto, di deterioramento.

Importantissimo, quindi, questo lavoro di ricerca e collezione di testi che, se dimenticati ancora qualche anno in cantine polverose come spesso succede, sarebbero stati irrecuperabili.

A latere di questa notizia, la conferma che a Gemona, purtroppo non valorizzato come dovrebbe, negli archivi bibliotecari vi è il primo “Registro battesimale” mai redatto prima e che risale proprio alla fine del 1.400.

Smentendo le solite voci “allarmistiche” e che “sottovalutano” quello che c’è in casa per andare a vedere cosa c’è nel giardino del vicino, che è sempre migliore al nostro, l’esposizione, dopo il restauro, di reperti, scritti, archeologici, scolpiti, in vari materiali in Friuli ha visto in questi anni, seppur economicamente critici, un afflusso incredibile di visitatori, anche confrontando il sostegno a iniziative in altri paesi del mondo.

 

Written by Roberto Lirussi

 

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