Shopping compulsive: malattia del nuovo millennio

Il progresso porta a nuove conoscenze ed allarga gli orizzonti, ma fa emergere, inevitabilmente, anche nuove malattie. Quello che fino a pochi anni fa era considerato un passatempo divertente ed un fenomeno di costume, rischia ora di trasformarsi in patologia.

È lo shopping compulsivo, una malattia contemporanea, studiata ed analizzata al pari del gioco d’azzardo. Da tanti immaginato come un effetto di telefilm americani, in realtà è studiato anche dal Servizi Sanitari italiani. Il tutto è partito da uno studio della Asl di Bologna che poi ha allargato lo sguardo al resto del nostro Paese.

I risultati sono sorprendenti: circa il 3% dei residenti nel capoluogo emiliano, soffre di questo disturbo. Nella sola Milano, circa il 6%. Se allarghiamo lo studio allo stivale, ad essere colpiti dalla mania per gli acquisti è il 5% della popolazione. Ed il 75% sono donne. La sindrome è parente stretta della Disposofobia (la mania dell’accumulo) e fa parte di un disturbo nel controllo degli impulsi.

La persona avverte un forte desiderio di acquistare qualcosa e, spesso, l’oggetto è superfluo. Anche la sola idea di entrare in un negozio fa sentire chi soffre di questa malattia, felice ed appagato. Le commesse ti rendono “importante”, pare quasi che riescano a comprenderti.

In realtà la sensazione che si prova dipende dalla produzione di dopamina, un ormone rilasciato dall’ipotalamo collegato con la sensazione di appagamento. L’effetto è di breve durata. L’euforia svanisce ed al suo posto compaiono angoscia e senso di colpa, emozioni che devono presto essere compensate e quindi si riparte con un nuovo acquisto.

È un circolo vizioso, che come risultato porta alla rovina economica. Le persone spendono molto più di quanto potrebbero permettersi e riducono presto le proprie famiglie sul lastrico. Spesso, essi acquistano anche se non hanno soldi. Si indebitano chiedendo prestiti a parenti e amici, con le scuse più disparate. L’unica cosa importante per loro è assecondare l’impulso all’acquisto. Il tragitto verso il negozio diventa una “corsa impellente” che darà la tanto agognata felicità.

Non si tratta soltanto di abbigliamento, anche se è la forma più diffusa, bensì di ogni genere di acquisto. Lo shopping compulsivo diventa tale laddove il controllo all’acquisto sfugge. La vita appare vuota e si desidera colmare questa “mancanza”, questo “vuoto” riempiendosi di cose che giungono dall’esterno.

La risposta invece, dovrebbe essere ricercata dentro di sé, dopo un’accurata analisi, attraverso una terapia cognitivo comportamentale adeguata, unita all’utilizzo di farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina. Ammettere il problema, rappresenta comunque il primo passo verso la guarigione. Il senso di colpa è la cosa più difficile da gestire. Conosco donne che hanno cercato di negare il problema, tenendo gli acquisti nascosti negli armadi. Difficilmente questi oggetti “vedono la luce”.

Altre, ovviavano gettando tutto puntualmente nella spazzatura, solo dopo pochi minuti essere uscite dal negozio. Una donna mi ha confessato di avere buttato via un paio di scarpe, di una nota marca italiana e del valore di 300 euro, per ben due volte. Alla commessa che l’aveva riconosciuta e le aveva chiesto come mai acquistasse lo stesso paio di scarpe nel giro di pochi giorni, si era inventata che gliele avevano rubate in palestra.

Al problema però si può ovviare non frequentando mai gli stessi negozi. Purtroppo, al fine di negare il proprio disagio, si finisce col diventare anche bugiardi. Ci si inventa che cose costose ce le hanno regalate, che abbiamo vinto una lotteria in un negozio, che la maglia che avevamo prima si è infeltrita e quindi siamo state obbligate a comprarne un’altra.

Ci si raccontano le favole, come i bambini. Ci si giustifica adducendo di essere un tipo insicuro che, per essere ben considerato dalla gente, avrebbe bisogno di un paio di scarpe di marca, oppure di una giacca all’ultima moda. Ma sono tutte balle e lo sappiamo. Nascondiamo la nostra debolezza dietro ad un finto bisogno.

Il senso di colpa è il peggior nemico che possa decidere di percorrere la nostra stessa strada. È come un’ombra, è sempre lì, in agguato pronto a ghermirci e ad impedirci di respirare. Naturalmente lo shopping, se fatto con moderazione, è una buona terapia contro lo stress e la tristezza. Oltre ad essere necessario.

Quindi non fate di ogni erba un fascio. Se il valore dei vostri vestiti supera di gran lunga il vostro conto in banca però, iniziate a porvi qualche domanda.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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