Gara letteraria gratuita “C’ero una volta… e altri racconti”

 “Basta. Devo riprendere fiato, quest’onda anomala che sta salendo finirà per distruggermi definitivamente, ne sono sicuro. Non sono in grado di contenere ciò che i ricordi stanno facendo riaffiorare, non ne sono mai stato capace e questo è il motivo per cui ho sempre rimosso tutto.”

Regolamento:

1. La Gara Poetica Gratuita “C’ero una volta… e altri racconti” è promossa dalla web-magazine “OublietteMagazine”, dall’autrice Beatrice Benet e dalla casa editrice Edizioni DrawUp per la Collana Oubliette. La gara poetica è riservata ai maggiori di 16 anni. La gara è gratuita. Il tema è libero.

 

2. Articolata in 2 sezione:

A. Poesia (massimo 50 versi)

B. Racconto breve (massimo 30 righe)

 

3. Per la sezione A e B si partecipa inserendo la propria poesia o racconto sotto forma di commento, sotto questo stesso bando, indicando nome, cognome, sezione di partecipazione,  dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite.

 

Le poesie senza nome, cognome, e dichiarazione di  accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato.

 

Ogni concorrente può partecipare ad entrambe le sezioni ma con una sola poesia o racconto.

 

4. Premio:

N° 1 copia di “C’ero una volta… e altri racconti”, raccolta di racconti di Beatrice Benet, edita nel luglio 2013 dalla casa editrice Edizioni DrawUp nella sottocollana “Oubliette”.

Saranno premiati i primi tre classificati di entrambe le sezioni.

 

5. La scadenza per l’invio delle poesie, come commento sotto questo stesso, bando è fissata per il 4 settembre 2013 a mezzanotte.

 

6.  Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario)

Beatrice Benet (Scrittrice)

Rosario Tomarchio (Scrittore e Collaboratore Oubliette)

Cristina Biolcati (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Fiorella Carcereri (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Daniela Schirru (Poetessa e collaboratrice Oubliette)

Rebecca Mais (Collaboratrice Oubliette)

 

7. Il concorso non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per email:concorsooubliette@hotmail.it indicando nell’oggetto “info gara poetica” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando), oppure attraverso l’account Facebook:

http://www.facebook.com/profile.php?id=100002075267230

 

10. È possibile seguire l’andamento del concorso ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti alla Gara Letteraria; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

 

11. La partecipazione al Concorso implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali(legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

98 pensieri su “Gara letteraria gratuita “C’ero una volta… e altri racconti”

    1. UNO STRANO INCONTRO

      Apro il computer
      cerco facebook
      faccio scorrere un po la home… curiosità su quel che scrivono i miei amici..qualche condivisione di link simpatici
      poi un nome noto: Alberto Rossi
      ma guarda un pò! questo deve essere un mio vecchio compagno di scuola, a quei tempi era fidanzato con la mia compagna di banco.
      Chiedo l’amicizia e scrivo un messaggio: Ciao! forse noi ci conosciamo.. sei di Messina, andavi all’ist. tecnico? ti ricorda qualcosa il nome Maria Vinci?
      ecco che mi risponde:
      si, andavo al tecnico ma non mi ricordo di Maria Vinci, mi ricordo di una ragazza bionda che dopo diplomata ha lavorato in una agenzia di viaggi
      ed ora guardando la tua foto..posso sicuramente dire: sei proprio tu!
      Accidenti! che confusione quel ragazzo non si chiamava Alberto Rossi ma Mario Rossi ed era stato il mio ragazzo, anche se per poco tempo.
      Dio mio che figura! ma è solo per un attimo…. i sentimenti cambiano gli anni passano ..
      lui mi chiama in chat, rispolveriamo i vecchi tempi, si parla della nostra vita, dei nostri figli, del nostro matrimonio della sua separazione.
      Io guardo le sue foto..Dio mio..come è cambiato e dov’è quel bel ragazzo che mi ha fatto perdere la testa, era alto, biondo magrissimo, bellissimo
      ora.. è alto, senza capelli, grasso.
      Certo, anche io sono cambiata, da magra son robustella, ma lui dice che sono sempre bellissima.
      Che strana la vita ..ci siamo incontrati su facebook, uno strano incontro, uno sbaglio di persona, ma non sono pentita,
      il grande amore ora si è trasformato in una grande amicizia.

      ROSA D’AGOSTINO
      SEZ B
      ACCETTO IL REGOLAMENTO

    2. Io sono l’amore.
      Io sono la calda carezza del vento nelle sere d’estate. Io sono il tuo desiderio ardente di baci e di piacere. Mi sveglio, al mattino tardi, in una camera d’albergo di Parigi affacciata su rue du Montparnasse. Fuori della finestra mi sovrasta un cielo grigio ferro e soffia un’aria fredda d’inverno. Tiro su ancora un po’ la coperta, fino a coprirmi il mento, sotto sono nuda. Posso indovinare la forma dei miei seni, la rotondità dei miei fianchi. La mia pelle. Il letto è caldo, anche se vi giaccio da sola. Chi era con me, ieri notte? Chi ha sussurrato, come una dolce canzone, al mio orecchio: – Domani mattina ti sveglierai a Parigi e saprai che noi siamo l’amore. Ci saremo amati, come non ci siamo mai amati. Ci saremo toccati dentro, come solo noi riusciamo a fare. Tu e io. Ho ancora i brividi, qui lungo la spina dorsale, a ripensare quella voce. Avrei voluto dirgli: – Con te ho fatto l’amore come con nessun altro. Solo tu provi le stesse cose che provo io, quando ci amiamo. Dove sei stato per tutta la mia vita? Mi domando se tu non sia stato solo un sogno, la tua voce un abile miraggio, uno scherzo della mente, un lampo di desiderio in fondo alla notte. Eppure, ti ho visto entrare da quella porta, s’era appena fatta sera. Ti sei seduto qui, su questo letto, ti sei tolto la giacca che sapeva di freddo e di fumo di sigaretta, ti sei tolto le scarpe e hai sfilato i pantaloni. Ho visto le tue braccia lunghe e forti muoversi come abili ballerine nella penombra. Ho ceduto subito al tuo desiderio di avermi. Hai teso il collo verso il mio seno, le labbra hanno sfiorato i capezzoli, il brivido si è fatto denso e lungo, interminabile. Un lungo e struggente piacere mi ha percorsa dalla testa fino alle caviglie… Quando le tue labbra si sono fermate ad assaporare il gusto dolce della mia pelle, lì proprio all’inarcatura delle reni, e non contente hanno proseguito fino a scendere a lambire la fenditura delle natiche, ho sentito dentro la mia testa dei suoni. Mi è sembrato di udire, nettamente, suonare un pianoforte. Era il piacere che si faceva melodia, che come in una metamorfosi assumeva altre forme per impossessarsi di me così saldamente che non potevo sentire altro che il piacere, e la musica. Ho riconosciuto chiaramente le note del Clair de lune di Debussy, mentre la tua bocca ansimava sul mio sesso, oramai completamente soverchiata da te e dal tuo incontenibile essere portatore di piacere. Nel buio ti vedevo benissimo, sentivo la tua musica, sentivo il tuo corpo accarezzare il mio. Fino a che non ho distinto più il tuo corpo dal mio. E sono quasi svenuta. Ma tu mi hai fatto rinvenire, con un lungo bacio che sapeva di miele e di vaniglia. Ricordo solo che a tratti sentivo l’odore del mare, anche se eravamo in una stanza d’albergo a Parigi in una notte d’inverno. L’acre odore della marina che si respira sulle coste della Normandia nelle giornate d’autunno, quando le onde schiaffeggiano le scogliere come amanti gelose. Ho pensato che anche io ti avrei preso a schiaffi se tu solo avessi osato guardare un’altra donna. Come le onde, ti avrei sommerso e annegato, perché dovevi essere solo mio. O morire. C’era davvero il mare, nella nostra stanza, stanotte? C’era il suo movimento, la risacca lenta che ti fa dondolare avanti e indietro, fino a che il piacere ti travolge come la spuma bianca che si infrange sulla sabbia scura e lucida.

      Pierluigi Sandonnini
      sez. B
      accetto il regolamento

    3. CORRADO BORRELLI 30/08/2013

      Anima mia;

      Guardo all’interno della mia anima,

      e vedo tutto sfocato ….

      trovo paura, dolore, rabbia e in lontananza l’amore.

      Vorrei mettermi a nudo

      e gridare che c’è un’ anima tremante,

      perché forse ha capito,

      che il mondo, la vita è un tornado,

      e dopo un po’ tutto passa ….

      lasciando la distruzione e la paura

      portando con se tanto amore.

      Giro e rigiro,

      mi volto e non trovo che un passato addolorato,

      ma nel rivoltarmi rivedo il presente

      e guardo lontano il futuro…

      poi ad un tratto tutto prende senso ,

      e l’amore si impossessa del cuore

      e la malinconia….

      Si allontana dall’anima mia.

      Borrelli Corrado
      SEZIONE B
      ACCETTO IL REGOLAMENTO

    4. Non invecchieremo
      Non invecchieremo mai
      Mi avevi detto un giorno
      guardando il mare.
      Sempre insieme
      Avevi sussurrato
      al vento di maggio.
      Bevevo dalle tue labbra
      la rugiada dell’eterno
      sul prato in collina.
      E come allora
      vedo noi,
      mano nella mano
      sul viale alberato
      del tempo infinito.
      Sorridi
      e non c’è dubbio alcuno
      che vaga nell’aria turchina
      che muove le onde
      dove si tuffano agili
      i nostri sogni
      per abbracciarsi e navigare.
      Andremo lontano
      e tutto ciò che vogliamo sarà
      Annunciavi all’orizzonte
      che si apriva davanti
      dall’alto dei monti.
      Le tue parole erano
      le mie ali vibranti
      libere e certe
      che tutto poteva accadere.
      E come allora
      vedo me
      tra nuvole di zucchero filato,
      cielo caramellato,
      mari di seta
      e prati di velluto.
      Sognante e leggera.
      Sorrido.
      E ti vedo lontano
      che guardi e mi dici…
      Non dimenticare i tuoi sogni,
      solo così
      non invecchierai mai.

      FRANCA PALMIERI

      SEZIONE A

      ACCETTO IL REGOLAMENTO SOPRA ESPOSTO

    5. Mi sento
      come un chicco di sabbia
      nel deserto.
      Vorrei essere
      polline al vento
      Ma sono
      in un bicchiere l’acqua.

      Michele Moraca
      sez.a
      accetto il regolamento

    6. L’ARTEMAESTRA

      Io ~ sono l’Artemaestra
      Il fuoco della gloria che si muta in canzone
      Io ~ sono il buono che resta
      Postilla di uragano senza addio e senza nome

      E ~ quando l’alba ci coglie
      Sorpresa più del fato dalla nostra costanza
      Io ~ vesto i sogni d’attesa
      Disintegro le nebbie, deliro d’impazienza

      Il male non può offendere il mio viaggio
      Non credo all’utopia liberatrice
      Io credo nel tangibile messaggio
      Che mi vedrà divina ambasciatrice

      Di istanze ardite, insoliti pensieri
      Dolcezze sovrumane, fiabe amare
      Si muta in atto armonico il mio ieri
      S’illumina l‘immenso al mio cantare

      Io ~ sono l’Artemaestra
      La luna che risplende sopra il mondo che arranca
      Io ~ sono il cuore e la testa
      L’atipica esplosione di un linguaggio che manca

      E ~ quando il buio ci coglie
      Custode di ricordi, elegia di un mistero
      Io ~ liberata dal dubbio
      Bruciando d’innocenza, nell’eterno dimoro

      Il tempo non potrà bloccarmi il passo
      Sprigionerò dal nulla il mio talento
      Io credo nell’intesa e nel successo
      Nel dogma dell’incanto e del tormento

      Sorpasso ogni umana abdicazione
      E dall’indifferenza fuggo fiera
      Cercando tra le stelle un’emozione
      Limpida e forte, bella, intensa e vera

      Va ~ la parola sublime
      Traduce pietra e fiamma in alchimia positiva
      Va ~ ed un codice imprime
      Nel cosmico assoluto, di energia nuova e viva

      Qui ~ ora e senza riserve
      Il lirico vibrare nutre il gioco e la festa
      E ~ dal per-sempre s’incarna
      Il mito, perché io… sono l’Artemaestra!

      sez. a accetto il regolamento

    7. ai vincitori della gara letteraria “C’ero una volta… ed altri racconti” volevo dire che il libro è partito…adesso dipende dalle Poste! ancora complimenti e grazie a tutti per aver partecipato! Beatrice

  1. Quelle cose che non hanno motivo,
    sulle quali il pensiero sorvola incerto,
    che forse rivelerebbero risvolti inattesi,
    speranze di vita che non abbiamo pensato.

    Lirismi di favole o pragmatiche sanzioni,
    in quegli incroci quando il percorso è incerto,
    e il muovere è sinonimo di nulla,
    fiato di animale contento di sé.

    Come sfida infinita nello stadio di Wimbledon
    che si svolge passo passo tra infinite combinazioni
    di dritti, rovesci, lungolinea e smorzate,
    attenti a non sbagliare neanche una palla,

    così i nostri desideri sanno quanto sono preziosi
    e la conoscenza di essi non basta a raggiungerli,
    poichè l’uomo è per natura senza certezze,
    e vede le sue qualità solo quando ha faticato millenni.

    E si resta pendolari tra due luoghi indifferenti,
    sperando che il tragitto possa completare la noia,
    che si vorrebbe squarciata da secco colpo di accetta,
    bisognosi di infinito e di novità.

    Il tempo che passa sono briciole pesanti.

    ALESSIO BARETTINI

    SEZ. A

    ACCETTO IL REGOLAMENTO SOPRA ESPOSTO

  2. diari

    Se segnavo i giorni
    non era certo per ricordare:
    fissavo solamente
    quegli ambigui appuntamenti
    restio nel cedere all’impulso
    di violentare il ritmo eguale
    l’ossessionante cantilena smorzata
    che pure a volte non udivo
    ma lo stesso odiavo.
    E scrivevo pagine su pagine
    scintillando di false scoperte
    balocchi e chincaglierie. Ora
    regalo al macero i miei parti
    certo senza rimpianti
    e nemmeno il timore
    di dover un giorno rovistare
    disperato nella spazzatura dei ricordi.

    Pino Chisari
    sezione A Poesia

    Accetto il regolamento del concorso

  3. Svegliatosi da un sonno qualunque, il pavido Trell si guarda intorno e nota la foresta di sempre, un cuore verde scuro dove gli umani non entrano. Cerca con lo sguardo il suo poster, un lago di sogno con le ninfee, le sedie a sdraio e lo sci nautico sulla palude. Sa che domani è il grande giorno. Si è svegliato prima, questa mattina, poichè vuole raccogliere tutte le cose prima di partire. Esce subito di casa e va a trovare la sua fidanzata Naja, che quando lo vede emette il classico grido della sua razza, quando arriva il fidanzato. Gli offre rane in pastella di muschio per colazione, e infuso di mora e fango fresco riscaldato. Lei gli dice che è felice di partire, e gli chiede una mano per preparare le valigie. Lui inizia subito a prendere le cose più importanti: le pannocchie, le sigarette di resina, e gli asciugamani con i disegni di luna, importanti per essere sempre all’ultima moda. Dopo pochi minuti lei salta su e dice che no, così non lo aiuta, che è meglio che faccia lei. Così lo iberna per 4 ore e si concede con calma al suo set di valigie di fenicottero.
    La mattina dopo, arrivati al lago di sogno, i due si mettono subito a fare il bagno rilassante, e chiedono anche le bolle zaffate, ideali per sentirsi giovani. Entrambi si addormentano e vengono risvegliati da una voce suadente: è il concerto offerto dall’organizzazione: cantano i Cinghial Stones, un gruppo nuovo, che fa musica metal, adatta a questa situazione di relax. Durante il concerto il leader, Mick Cinghial, manda occhiatine allusive a Naja, che sembra divertita. Allora Trell si infuria, sale sul palco sostenuto da colonne corinzie, prende il microfono e inizia a cantare con tutto sé stesso “Quando ti ho vista ho pensato subito al miele”, un pezzo significativo per Trell e Naja, che quando si erano conosciuti ascoltavano questa canzone.
    Allora lei sorride, sale sul palco e abbraccia Trell con imponenza, mentre anche i Cinghial Stones applaudono e ricominciano a cantare.

    ALESSIO BARETTINI
    SEZ-B

    ACCETTO IL PRESENTE REGOLAMENTO

    1. LO SO CHE MI PENSI

      Volterai l’angolo
      attraverserai la strada
      serio in volto,
      non guarderai la gente
      nei suoi occhi,
      non cercherai il volto mio
      tra la folla che ti passa accanto
      ed io
      sarò accanto a te,
      passo col tuo passo.
      Adagerò la mano sulla spalla,
      ti prenderò per mano
      e la porterò al mio cuore,
      mi scoppiera’
      sentendo il tuo calore.
      Sarò vicina a te
      legata ad un filo,
      mi sentirai almeno un po’
      se ti toccassi l’anima,
      ma so che in fondo
      un posto ce l’ho anch’io nel tuo cuore,
      un piccolo tesoro
      che tieni custodito,
      anche
      se non vuoi ammetterlo,
      mi guardi,
      osservi,
      mi segui,
      ogni pensiero mio
      lo fai tuo.
      Lo so che mi pensi,
      lo sento
      dentro l’anima
      lo leggo nei tuoi occhi
      che son chiari e azzurri
      come un cielo a primavera,
      il verde di quel prato
      mi viene incontro
      ed io son li’ accanto a te,
      raccolgo un fiore,
      una rosa
      e sei tu la prima viola del pensiero
      il fiore mio più bello
      perché lo so,
      in fondo
      tu mi pensi,
      son parte,
      sei parte
      come un battito
      di cuore
      dentro un’anima.

      ROSA D’AGOSTINO
      SEZ A
      ACCETTO IL REGOLAMENTO SOPRA ESPOSTO

  4. Le tue forti mani:

    Visione perfetta di pensieri,
    – sentimenti dai tratti neri –
    che le tue forti mani tracciano
    e nel mio cuore ora giacciono.

    Incidono e segnano in me
    tracciati, come rampicanti,
    e stringono intensamente
    il cuore dai battiti potenti.

    A lieve punta imprimi
    Orme di passi pesanti
    Con linee e forme sublimi
    Per i miei occhi adoranti.

    Lara Tomei

    Sez A

    Accetto il presente regolamento

  5. Cascate…

    Nelle tue paure
    escono cascate
    d’acqua
    che mi trascinano
    in quel turbine
    violento che sei…
    Mi distruggi
    immergendomi
    nell’abisso
    del tuo cuor
    resisto
    a questa tua cascata
    di paure
    che inneggiano
    nel mio corpo
    fremo dinanzi
    a te…
    Tremo per riemergere
    nel tuo corpo
    spazzando via
    quel mio dolce cuor…
    Mi rigetti
    in quelle acque
    forti di paure
    che mi trascinano
    oramai sfinita
    nell’abisso
    del mar
    per non riemerger
    più dinanzi
    alle tue paure

    Benatti Graziella

    Seziona A

    Accetto il presente regolamento

  6. La maestra gioca ma spaventa i bambini
    io mi venderei l’anima per una buona ispirazione
    non posso usare il flusso di coscienza
    sembrerei bipolare
    Le piace far paura
    farsi temere è una forma di potere
    ma,a lungo andare
    si accorgono della sua debolezza latente
    Quei bambini le azzannano la gola
    sono cattivi e affamati
    fingono di giocare con me
    per attirarmi
    nella loro trappola zuccherosa…
    spero di avere in cambio
    la mia buona ispirazione.

    Emanuela Mancini

    Sezione A
    Accetto il regolamento

  7. Mangiate più frutta!

    L’arancia, il mandarino,
    il limone ed il pompelmo
    diedero inizio alla contesa:
    ”noi siamo i frutti dalle mille
    qualità, ma soprattutto diamo
    vitamine essenziali alla salute
    di questa malaticcia umanità!”

    Risposero piccate la pesca
    e l’albicocca: “noi combattiamo
    l’anemia, la costipazione e perché
    no, la difficoltà a liberare le reni
    dall’eccessiva inutile umidità!”

    Pronte le fecero coro l’anguria
    ed il melone: “per liberar le reni
    siamo maestre, ed aiutiamo anche
    chi combatte contro le costipazioni!”

    Non si fecero pregare la ciliegia, la fragola,
    la prugna, la susina e l’uva: “che dire
    se l’uomo si sente intossicato, stanco,
    e necessita di un sostegno nella sua
    alimentazione, a noi che chiede soccorso”

    Sorrise il fico a tanta esibizione: “ma
    intanto se l’intestini non funziona,
    se lo stomaco s’inceppa se la respirazione
    è faticosa e la tosse squassa il suo petto,
    il me l’uomo cerca il debito soccorso:”

    Castagna, noce, nocciola, mandorla,
    pinolo e ogni altra specie che la Terra
    ancor produce entrarono in tenzone,
    magnificando ciascuna le doti sue,
    tutte avevano qualcosa da offrire
    a questo indegno colonizzatore noto
    a se stesso come uomo, celando d’essere
    l’origine d’ogni male che il mondo ha!

    Con calma la mela chiuse il discorso:
    “Che vi arrabattate a fare, non sto qui
    a dirvi in cosa l’umanità posso aiutare.
    Ma una cosa è certa, quand’io sono nata
    di voi non esisteva manco la minima idea.
    Dimenticate forse che di me parlano
    Perfino le Scritture? Dimenticate che,
    se la serpe non m’avesse offerto ad Eva,
    oggi non ci sarebbe questa trista umanità?
    E voi stupidamente decantate le vostre
    virtù, quasi che con queste, l’essere che
    i voi si ciba, possa riscattare il male arrecato
    a se stesso e ed ogni altra cosa che in questo
    mondo vive, senza essersi pentito mai! ”

    E fu il silenzio, nessuna ebbe il coraggio
    di obiettare oltre, avverso cotanta verità!

    Gavino Dettori 4 agosto 2013

    Sezione A
    accetto le condizioni del bando!

  8. NOTTE

    Ascolto respiri di cielo
    in questa notte imbronciata,
    avverto presagi nell’aria,
    sentori di un nuovo ritorno.

    Scavalco cortine di fumo
    che mi oscurano l’anima
    e riflessa in confusi pensieri
    ti osservo in silenzio.

    Mauro Bompadre

    -19/01/1965
    – Sez. A
    Accetto il regolamento del Concorso.

  9. Buon giorno mondo …. in bocca lupo a tutti

    VERSO D’ ORO

    Ti prenderò per mano
    o verso d’oro
    che solfeggi il cielo
    nel profumo
    di quieto cuore!

    Come il suono della chitarra
    canterò la tua anima
    che sei la danza
    leggera della pioggia.

    Quando
    la luce brillava
    apparsi tu assetato di vita!
    La luna in festa.

    Ascoltarsi
    poesia della natura
    o parlarsi con arcobaleno
    tinto di sole nel volo dell’Angelo.

    O petalo del cielo,
    suono del violino
    nella memoria del vento
    che riempi il cuore di donna,
    senza te,
    amore non c’è.

    ELENA SPATARU

    Sezione A

    Accetto il regolamento del Concorso.

  10. Estate

    Una pedalata
    forsennata

    scivola
    s’ innalza
    in volo

    lascia voci
    alle spalle

    la prospettica
    strada
    è infuocata
    dal sole
    lungo
    il marmo bianco

    sconfina
    in fuga
    il sole d’ energia

    sostiene
    l’attraversa orfana d’ ombra

    Sez. A
    Accetto il regolamento del concorso

  11. Silenzio

    Silenzio.
    Non si udiva altro che il silenzio, quella notte.
    E non era il silenzio del bosco, che tanto amavo.

    Lo senti, il silenzio del bosco.
    Un soffio di vento ad accarezzare le foglie, il ronzio di un insetto che non trova riposo, un filo di luna che gioca a nascondino tra le cime degli alberi.
    Tu sei lì, solo, nel silenzio. E lo senti.

    “Arrivano, arrivano!”
    Quella mattina, un uomo del paese vicino giunse correndo e, continuando a correre, gridava.
    Non si era fermato a parlare con nessuno.
    Correva verso la montagna e continuava a gridare.
    Non avevamo bisogno di altre parole.
    Io e gli altri uomini del paese salutammo mogli, figli, genitori e corremmo nella stessa direzione.
    “Niente, a voi non faranno niente. Ci rivediamo domani.”

    Nascosti sulla montagna, all’ombra degli alberi, con le orecchie tese ad ogni minimo rumore, ci scambiavamo soltanto sguardi. Ora preoccupati, ora stupiti, quasi increduli.
    Nessuno era venuto a cercarci, ma i suoni ovattati che erano giunti lassù, rimbombavano ancora nei nostri cuori.
    E quello strano silenzio nella notte, li rendeva assordanti.

    Al mattino dopo tornammo alle nostre case.
    A quello che ne era rimasto.
    Tornammo alle nostre famiglie.
    A quello che ne era rimasto.

    Il giorno divenne notte.
    Il silenzio divenne morte.

    © Daniela Giorgini – sez. B – Accetto il regolamento

  12. MATERNITA’

    L’essere mamma…

    dal grembo materno

    guscio della vita…

    dolce è l’attesa,

    come in un campo fiorito

    seminato con amore,

    per consacrare una promessa!

    Disegno dell’eterno…

    un fiore raro per amarlo

    nel giardino della vita!

    Una preghiera s’èleverà al Cielo

    primo incontro con l’Altissimo

    per ringraziare…

    poiché quella rara luce

    gioiosamente risplenderà alla vita,

    per donare amore!

    © Franco Maccioni – Sez. B – Accetto il regolamento del concorso.

  13. Ho paura del telegiornale

    Sono fiorite le calle. Vedessi come sono belle, Annina! Ho tolto l’erbaccia dal nostro giardino e ho pure imparato a stirarmi le camicie. Sorridi, lo so.
    Ieri sera, Alfio e Giuseppe sono venuti a prendermi e mi hanno “trascinato” al bar. Hanno detto che è dura, ma la vita continua.
    Abbiamo giocato a tresette e mi sono divertito. Il tempo è trascorso veloce e l’angoscia si è placata.
    Sto preparando gli arnesi: ami, esche e canne, perchè domenica mattina andiamo a pescare. Una giornata all’aria aperta mi farà bene.
    Alfio e Giuseppe sono i miei amici più cari, ci conosciamo da quando eravamo ragazzini e ci capiamo al volo. E’ bello poter essere sè stessi, senza finzioni o forzature, soprattutto quando si soffre.
    Mi machi Annina e adesso che sono solo, la sera non riesco più a guardare il telegiornale. Mi fa paura, con tutte le sue brutture e le sue miserie.
    Allora accendo la radio, cucino e penso a te.
    Mi sembra di sentire la tua mano che mi accarezza e la tua voce dolce che mi sussurra:
    “Coraggio Alfredo. La vita è bella!”.

    Sezione B Accetto il regolamento.

  14. DOPO L’AMORE

    Dopo l’amore ti ascolto
    per sentire
    i tuoi fiori bagnati.

    Le nostre radici
    si son fatte profonde.

    E consumo
    rigonfio di carne
    il respiro.

    Verrà senza notte
    il domani,
    e lì
    potrò volare.

    Ornella Mereghetti Baccolo sezione B
    Accetto il regolamento del concorso.

  15. Amo andare a caccia di emozioni. Mi piace seminare dubbi, coltivare passioni e allevare speranze. Ogni tanto vado a cavallo della realtà e, quando posso, a pescare asterischi. Sono uno spacciatore di sorrisi, colleziono attimi e costruisco castelli in aria. E sono anche colto, ma mai sul fatto. Quando devo uscire mi pettino l’anima, spazzolo via un po’ di preconcetti e mi scompiglio le idee. Poi, insieme allo specchio, rifletto.
    Mi sgranchisco la coscienza e vado a vestirmi dei miei sbagli. Prima di uscire do ancora da mangiare all’ottimismo e, per cambiare aria alle stanze, apro parentesi che non so se chiuderò. Do anche una lucidata ai rimorsi e spolvero il mio tappeto di sussurri.
    Per un attimo sembra che la fortuna abbia bussato alla porta, ma era solo uno scrupolo che è volato via. Finalmente esco in strada. Guardo la gente che guarda, schivo qualche volgarità e poi proseguo, facendo attenzione ai buchi nel tempo che fanno vivere diverse volte una carezza. Incrocio un bambino che si diverte con una girandola di emozioni, anch’io ne avrò uno e vorrei potergli dare radici per crescere e ali per spiccare il volo. Dall’altra parte del marciapiede c’è un barbone che, col cappello, s’offre e probabilmente soffre. Gli uomini che campano di stenti, di solito, sembrano distanti. D’istinto attraverso e gli do una moneta. Non ci ho pensato sopra un attimo, vivo d’istanti. Solo quando torno a casa mi accorgo di aver perso, da qualche parte, la lucidità e anche i pensieri mi hanno abbandonato. Allora torno sui miei passi, seguendo le impronte che ho lasciato negli sguardi di improbabili mezze mele. Mi ritrovo solo e, per distrarmi, cerco di dedicarmi all’essenza delle cose al fine di potermi abituare all’assenza delle cose. Mi faccio largo tra cumuli di scarabocchi, getto nel cestino sentimenti accartocciati e torno allo specchio. Gli occhi mi dicono quello che ero, il resto quello che sono diventato. Comunque, non mi guardo per controllare la bellezza, ma per vedere se sono felice. Da un pezzo ho capito di non essere bello da morire. Piuttosto, forse, bello da vivere. Come al solito faccio fare un giro di danza alle perplessità, ma la differenza tra mirabile e miserabile sta nel se. Mi svesto delle menzogne superflue, le altre mi aiutano a dormire. E cerco dove ho messo le coccole, spesso le dimentico in fondo al cuore, poi spengo le stelle. Mi rimbocco le coperte di calde certezze e scivolo nel buio delle riflessioni, tra sogni e bisogni, pensando che forse la vita potrebbe essere bella, se non ci fossero troppi forse.

    © Enrico Sunda – Sez. B – Accetto il regolamento del concorso.

  16. ANTONIO DA CAMPO 13/08/2013

    VERA DONNA
    Solitutudine mi afferra per mano;
    Solo vado nel mio sogno e,
    Odo musica condita da profumo
    Che mi rende quieto il cuore.

    Adesso un suono delizia la mia mente
    canta la tua bellezza che è profumato fiore;
    Sì! Tu sei la donna vera dell’amore
    Brilla la tua luce abbagliante che
    Mi disseta la vita rendendola viva.

    ANTONIO DA CAMPO
    Sezione A
    Accetto il regolamento del Concorso.

  17. -Ricordo ancora-

    Forte profumavano i fichi
    nell’aria estiva
    di polpa morsa dalle vespe
    e le mani
    che non arrivavano al frutto
    e la saliva che moriva in gola
    A perdifiato
    le corse lungo i muri
    sfumati di violetto
    di fiori di cappero
    e gli occhi ingordi di vita
    e la bocca piena di risa
    Sai che la memoria
    ancor scavalca i fossi?
    Ancora sento
    gracidar le rane
    ancora di ranuncoli
    i capelli mi adorno
    e ancora sospiro
    ammirata nel tramonto

    Maria Teresa Dotti
    sezione A
    Accetto il regolamento del concorso

  18. ” IL CAMMINO DELLA VITA ”

    …Camminando…

    aspetterai…

    il volgere…

    del mondo…

    pensando…

    di non lasciar…

    traccia del tuo…

    cammino…

    voltandoti…vedrai…

    a piccoli…passi…

    un’altra…

    te…stessa…

    raggiungerti.

    PELLEGRINO GRAZIO (ORAZIO) IL POETA DELLA PENNA VERDE.

    Sezione A
    Accetto il regolamento del concorso.

  19. Mi sono fermato ad osservarti
    Finendo per adorarti
    Solo uno sguardo mi è bastato
    È sono subito caduto

    Non ho avuto neanche un attimo per pensare
    Perché non c’era nulla da capire
    Eri tu quella che mancava per completare
    E quella metà colmare

    Quel battito che da il ritmo ad un sentimento
    Che è tutto tranne che lento
    Che ti fa vedere quello che non avresti mai immaginato
    Ed a volte sognato.

    Quello che si definisce comunemente amore
    Ma che invece è un inizio a vivere
    Qualcosa che alcuni per una vita continuano a cercare
    E a volte finiscono col non trovare.

    Domenico Barbagallo
    Sezione A

    Accetto il regolamento del concoso

  20. Falce di versi, 03/08/2013

    Versi vendicanti tagliati e cancellati,
    voce forte di un duello ad armi silenziose.
    Affondo nel conflitto dei contrari,
    incespico nelle carte viziate e nelle mappe disimparate.
    Volubile mormorio sordo, seghettato sinonimo di solitudine,
    udito alla luce egoista del metallo rovente.
    Assassini dal mantello troppo lungo
    di storie senza finale, frantumatori
    di mari di lampi di biglie di vetro.
    L’ inevitabile supremazia lenta e infame
    sfalciatrice di pile di lettere dalla penna pietrificata
    fara’ nuovamente carnevale dei miei versi.

    Nicolas Predella

    Sezone A, Accetto il regolamento.

  21. DONNA (Un amore)

    Gocce di sole riscaldano il cielo. Ci sono note di allegria nell’aria. Ti sei innamorata e leggera di felicità ridi e canti la musica dell’amore. Senti ancora sulle labbra il sapore dolce dei baci e le gote si infiammano di fuoco al ricordo del tocco delle sue mani sul tuo viso. Questo corpo innocente brama di desiderio e il cuore batte in segreto nell’attesa, è l’implacabile fretta ma volano le ore come farfalle colorate e domani riavrai i suoi occhi, la sua voce, il suo respiro. La schiena bianca si addormenta su un manto di velluto rosso e un profumo di fiori bianchi gialli e blu inebria la stanza, mentre il vento fa danzare le foglie sui capelli color rame e oro che incorniciano il viso abbandonato ai sogni.

    Mariella Lasio

    Sezione A

    Accetto il regolamento

  22. “A volte”

    A volte vorrei solo piangere
    ma ormai ho prosciugato le lacrime.
    Vorrei solo un po’ di calore,
    avere le ali e volare,
    amare col cuore il mio mondo,
    aprire le porte al confronto
    e vincere ogni timore,
    toccare con mano l’amore.

    A volte mi sento asociale,
    non sempre riesco a legare.
    Temendo degli altri il giudizio
    io cado giù nel precipizio.
    Mi sento ogni giorno più fragile,
    la vita per me non è facile.

    A volte, sfogliando le pagine,
    ricordi sepolti riaffiorano
    e s’apre così una voragine,
    i giorni da cani ritornano.
    Rimangono i sogni sospesi,
    provati, sfibrati, indifesi.

    Luca Villani

    Sez A

    Accetto il presente regolamento

  23. Ittiolo, il cognato, era in viaggio. Finalmente, perché Guerrino, da tempo, ne parlava. Il caldo si preannunciava afoso, come sa esserlo in Maremma, d’agosto, se il maestrale non si alza e il solleone ti cuoce il cervello. Andare allo Scalo a piedi, chilometri di strada bianca, non era certo una passeggiata, ma il ragazzo aspettava quel giorno da mesi. Chissà cosa avrebbe portato, Ittiolo, da Milano? La valigia. L’ultima volta aveva lasciato, indelebile, nella memoria del suo olfatto, un misto di “carbonina” e pane, quello bianco, del nord, nella carta gialla, confuso tra i panni, con quel profumo diverso, così saporito e soffice. Guerrino era un ragazzo di bottega. Allora (era il ’53), si usava mandare i figli “a garzone”, tanto per levarli dalla strada, spesso in cambio di niente o di una minestra di verdura o di fagioli: ricompensa misera ma gradita da un ragazzotto attrezzato soltanto di un grande appetito. -Viene il mi’ cognato. Mi porta le michette. -diceva spesso Guerrino e, con un gesto delle mani, ne disegnava la forma. Quel giorno era arrivato. In un battibaleno, era giù in fondo alla discesa. Ancora tre chilometri e, finalmente, il treno. La campanella annunciò l’accelerato. Vide il cognato laggiù, all’ultimo vagone: camicia bianca, un po’ sdrucita, abito del matrimonio, blu, intero, lo stesso dell’ultima volta. Lo riconobbe anche dalla valigia: enorme, un po’ scorticata, marrone, familiare. Gli corse incontro, scalzo, come usava d’estate, se eri un bimbo, con un paio di calzoncini marroni al ginocchio, tenuti su da una bretella, obliqua su una canottiera, cenerina per il lungo uso. – Dammi la valigia, – disse, quasi senza salutarlo – te la porto io! – – Lascia stare! – rispose il cognato. L’accento acquisito a Milano, attizzò nel bimbo l’immagine e il profumo del pane. Si incamminarono, uno accanto all’altro. Guerrino pensava alle michette. Non vedeva l’ora. Tornò alla carica e – Dammi la valigia. Te la porto io! – Ma niente. – Lascia stare. Non c’è bisogno! – fu la risposta. Arrivati a metà strada, prima della salita, Ittiolo si girò a guardare una contadina bionda, che conduceva una mucca e, più avanti, un gregge. Era il momento e – Ittiolo, qua la valigia. Sei stanco! – e, così dicendo, di fatto l’afferrò, quasi strappandogliela. La presa fu così impetuosa e la valigia così leggera, che Guerrino se la ritrovò di colpo all’altezza del mento. Ancora due passi e, rivolgendosi al cognato, con tutta la spontaneità di una delusione scolpita sul volto: – Ittiolo-,disse – o che hai portato, il vento? – I due proseguirono, un passo dopo l’altro, senza parlare.

    Accetto il regolamento
    sezione B

  24. MARE DORATO

    Chiudo gli occhi e mi abbandono ai ricordi. Ti rivedo, immersa in quel campo di grano maturo. Sei lì, in piedi. Mi guardi. Nasce un fresco sorriso sulla tua bocca rossa e carnosa. Mi colpisci al cuore. I tuoi occhi, profondi e color cioccolato, promettono comprensione e amore eterno. I tuoi capelli ricci, scuri e voluminosi, danzano al soffiar gentile della brezza della sera. Le ombre rosse del tramonto imminente dipingono la tua pelle liscia e scura. Il leggero vestito bianco ondeggia mentre ti avvicini a me, scalza e a passi lenti. Allunghi la mano, prendi la mia. Mi trascini veloce fra le alte spighe. Ti volti e ridi cristallina. Balliamo al suono di una musica sorda che solo noi possiamo sentire. Una musica che arriva da lontano e riecheggia nei nostri giovani cuori. Prendo il tuo viso tra le mie mani. Ci abbandoniamo a un lungo bacio che sembra non finir mai. In verità, siamo noi a non voler che mai abbia fine. Corriamo in quel mare giallo. Cadiamo. Ridiamo. Ci baciamo ancora. Ci abbracciamo in una morsa d’amore. Con la paura di perderci e di non ritrovarci. Poi tu scompari tra le nebbie della notte. Ti alzi, ti allontani, costretta a non voltarti più. Riapro gli occhi. Ora sono vecchio e stanco ma dentro la mia testa noi siamo ancora in quel mare di grano. Mi giro sul letto e ti ritrovo. Dormi ancora serena al mio fianco. Vedo il grigio dei tuoi capelli che fa capolino fra le lenzuola. Sorrido. Sebbene il tempo abbia lasciato i suoi segni sulla nostra pelle, noi siamo ancora quei due giovani d’un tempo, che si amano oggi come allora. Balleremo ancora assieme, Amore mio. Per sempre, in quel mare dorato. Tu ed io.

    Autore: Enrico M. Scano

    Sezione: B

    Accetto il regolamento del concorso

  25. IMMAGINI
    Strade piene di viaggi
    Sentieri pieni di sussurri di vita
    Come posso vago a osservare
    Sabbie distratte
    Le nuvole
    La pioggia
    Dove sono le mie vele
    Ombra di solitario rifugio
    Coatto paradiso
    Isole lontane con il loro nome reale
    Superficie del mare
    Mormorio di vita
    Orfani figlie di un’infinità di spazi
    La terra ha bisogno della pioggia
    Poi il sole continuerà a danzare
    Sulle vesti sogni d’estate
    Risveglio
    Il mare attende
    Danzano storie vissute
    Quel che resta del sogno
    Come una stella cadente
    Inizia a colorire manifesti sbiaditi
    Che sfiorano l’antica visione
    Vita sesso libri immagini
    Nessuna via di mezzo
    Sparute le parole
    Vanno e vengono come il loro spirito
    E’ un buon travestimento
    Guardo la poesia
    Voluttà e guanciali profumati
    Strade piene di viaggi
    Sentieri pieni di sussurri di vita
    Davanti ad un falò
    La nostra visione finale appare
    Mi sento meglio riempito
    Di saggezza sciamante
    Credo che il resto debba essere ancora inventato
    Dove sono le mie vele
    Dov’è la verità
    Nel cielo nella pioggia
    In un sorriso arcobaleno
    Rondini e fiori
    Profumo di donna
    Questi alberi sono uomini vele gonfie nelle cosce sinuose
    Immagino la verità
    Dov’è la verità…
    E’ nel sole abbracciato alle strade piene di viaggi
    Mi sento meglio…

    autore:Augusto De Panfilis
    sezione A poesia
    accetto il regolamento del concorso

  26. Il volo di Mercurio

    Ho messo le ali
    ai piedi,
    come novello Hermes
    m’involo
    sulle vette ardite dell’Olimpo
    in cerca di sguardi veritieri.
    Non ho inganni
    da proporre,
    vendite occasionali
    di stoffe variopinte
    e utensili cretesi.
    Cerco solo amore
    che dee scoordinate
    non mi han fornito,
    nella lotta quotidiana
    verso il trono
    di un padre
    mai quieto e irrazionale.
    Io non lo temo,
    barbuto e irascibile padrone,
    provvido di piogge ed uragani.
    Son qui
    ad aspettar che transitino
    figure più attraenti,
    Veneri castane e truculenti
    che possano lenire
    il dolore della tua assenza,
    dea dagli occhi storti
    e dell’ essenza.

    Sezione A
    Accetto il regolamento

  27. La realtà come dei fari abbaglianti.

    La realtà,
    la verità,
    si proiettano in volto
    violentemente,
    ed improvvisamente,
    come fari abbaglianti,
    in una notte apparentemente
    sincera, serena,
    mentre attraversi
    la strada distratta
    dalla luna piena.

    Tu presa, sospesa,
    dallo stupore,
    dal rumore
    del suo motore,
    nella morsa dello spavento,
    resti immobile un momento,
    puoi mettere le mani a coprir gli occhi,
    puoi procedere lentamente,
    smarrita,
    da sembrare ormai stordita,
    ma non capendo più niente,
    con rassegnazione,
    apprendi che non serve a niente
    quando la luce passa tra le dita ugualmente
    finita ogni sorte d’esitazione,
    senza aver più una scelta, né soluzione
    ti lasci completamente abbagliare ,
    dalla confusione iniziale,
    quasi non sai più respirare.

    La verità è un’autista
    che non guarda in faccia nessuno,
    preme sull’acceleratore,
    non le importa se avrai dolore,
    ecco, avanza t’investe,
    e non puoi farci niente,
    lei non si ferma, non soccorre,
    senza rimorso lei schiaccia
    ed intanto lontano corre,
    mentre il sangue dalle ferite ancora scorre.
    Ti lascerai ancora accecare
    o avanzerai sicura,
    con aria di sfida,
    distenderai le braccia,
    e le riderai in faccia?

    Sezione A
    Accetto il regolamento del concorso

  28. Gianfranco Proietti,partecipo alla sezione B,accetto il regolamento
    VADEMECUM

    Una moglie ,una concubina ,un’amante ,un’amica intima una compagna una cortigiana ,una convivente, una qualsiasi di queste ,che malauguratamente quel giorno entrò nella tua vita, in sordina, facendo le fusa come una gattina, discretina vergognosetta e che adesso s’atteggia in quella farsa di chi non sbaglia mai ,candida e perfetta e ti ricatta, ti provoca ti fa odiare la vita….prima d’ammazzarla fa un salto alla stazione centrale Sei arrivato? Ci sei?
    Lascia che la sua valigia se ne vada col facchino, tu prendila sottobraccio, si hai capito, la prima che è scesa dal treno; rumena, polacca, slovacca, ceca, bielorussa…quella che sia, e lei sarà sorpresa e giuliva; chiederà, si scuserà incespicando nella lingua italiana ,ma ti darà la mano, ti abbraccerà ti bacerà, non gli parrà vero di aver trovato subito collocazione e asilo. Portatela a casa, la casa che possiedi è ideale, due stanze, tre, quello che è, il bagno è dentro casa? Benissimo. .Ah! sono due? meglio ancora.. un salone con angolo cottura e una cameretta? Va bene, perfetto!!
    Torna alla vita, vivila! Ma mi raccomando, se e quando anche questa non andrà più bene ,rammenta che la buon’uscita, la licenza senza scadenza, dev’essere sempre tramite la porta d’ingresso di casa.. mai dalla finestra, anche se in un momento di esasperazione e trovandola aperta ti viene voglia di abbreviare il percorso, altrimenti quella che fu una risoluzione intelligente, non ti consentirà di sperimentare altre donzelle. .magari la prossima potrebbe essere una gazzella africana, coi denti bianchi e la pelle di cioccolata.

  29. TUTTO E NIENTE

    Sono così invadente, che ho imparato ad essere riservato;

    sono così esibizionista, che ho imparato ad essere timido;

    sono così agitato, che ho imparato ad essere calmo;

    sono così innamorato, che ho imparato ad odiare;

    sono così coinvolto, che ho imparato ad essere indifferente;

    sono così debole, che ho imparato ad essere forte;

    sono così noioso, che ho imparato ad essere divertente;

    sono così sincero, che ho imparato a mentire;

    sono così romantico, che ho imparato ad essere freddo;

    sono così tutto, che ho imparato a non essere niente.

    Andrea Juanito Dicandia – Sez. A
    Accetto il regolamento

  30. Gianfranco Proietti,partecipo alla sezione A,accetto il regolamento
    DONNA
    Tu sei
    la varietà cromatica
    di una
    Primavera in fiore;
    all’aura leggera
    affido il mio respiro.
    affido a te
    la mia anima.:

  31. Nascondino

    Uno- due- tre
    Ma quanti siete?
    Quattro- cinque
    Chissà dove sarete tutti?
    Sei –sette- otto
    Ma vi rivedrò ancora?
    Nove- dieci
    È ora di venire a cercarvi.

    Ho sentito ridere prima,
    uno dovrebbe essere vicino,
    ma ti ho perso di vista
    amico di nascondino,
    lungo le conte degli anni,
    lungo le strade polverose
    e le corse a perdifiato.

    Ti ho perso di vista
    e non so
    se ancora ti nascondi
    alla vita,
    se hai vinto oppure perso.

    Tana per te,
    amico d’infanzia lontana,
    la vita ha disperso
    le estati al mare e al sole,
    i giri in bicicletta.

    Mi giro e sono grande,
    nessuno ho trovato..
    tana libera tutti.

    sezione A
    accetto il regolamento
    Tania Scavolini

  32. VANA ATTESA
    Sorpresi da un vento impetuoso,
    quietiamo desideri di nobile attesa,
    plasmando corposi pensieri
    in un profondo amplesso.
    Attimi caldi di violenta passione,
    spine dolci come ami nel silenzio.
    Noi ci amiamo come non mai
    di vissuti sapori e sorrisi.
    Convulsi sfiorate, preziose e dolci,
    sfilano lente in susseguirsi
    di mordi e morbidi capricci.
    Torni e fuggi, scivoli su di me
    come un profumo inebriante,
    mentre fantasmi di note
    disturbano il silenzio di un amore.
    Com’è sciocco colui che amor
    mai ha provato, e per paura
    non festeggia:
    un’alba sconosciuta
    un giorno mai atteso,
    solo il nulla di un sole buio
    ed un amore di silenzio,
    e dell’amore non ricordo.
    FRANCESCA SANTANGELO SEZ A- ACCETTO IL REGOLAMENTO

  33. Ricordi

    Un tenue pallore riveste le mie notti
    e all’ombra della luna, riemergono possenti , i miei ricordi.
    Vacillano, in alcuni istanti con fremiti intorpidenti
    ma, volando dal cuore su onde di emozioni, s’increspano.
    Nell’estasi s’infiamma e in un addio si spegne l’oblio del suo nome.
    Dolce mi culla una fotografia.
    Reminiscenze spensierate
    starnazzano allegre
    come stormi in folate,
    si adagiano lente,
    nei miei occhi tetri e stanchi,
    che una lacrima tremante, lambisce.

    Imma D’ Aniello
    sez Poesia
    accetto il regolamento.

  34. A Ninfa o del residuo Eden

    di Aldo Ardetti

    S’apre un sipario sulla carretta
    quando Ninfa oltre il lago appare:
    la Pompei del Medioevo eletta.

    Dalla pedemontana ammirare
    torre e antiche mura testimoniare;
    poi dai bianchi sentieri mirare

    ruscelli e cascatelle gorgogliare,
    un mare di fiori la villa colorare
    e una miriade di uccelli squillare:

    il rigogolo, l’usignolo, il cardellino,
    gli aironi, le cince e le garzette rare,
    l’upupa, il picchio e il pendolino

    mentre va l’acqua dei rii al bacino
    dove traspare l’erba filiforme
    e di animali cogli il cammino.

    Appresso le rovine senza forme,
    nel profumo di lavanda e dei roseti,
    confessano storie di malaria e torme,

    della rovina di chiese e sepolcreti
    abbandonati all’ombra dei cipressi,
    all’eco delle genti, al canto dei poeti.

    Aldo Ardetti
    Sezione A
    Accetto il regolamento

  35. LA VOLUTTA’
    Lodata sia la voluttà,
    che per diletto e intimo piacere
    ci dona in terra quel luogo di delizia,
    e con le nude membra
    ci immergiamo in tale godimento,
    senza pensiero alcuno…

    Oh qual passione! Quale ebbrezza!
    Nei tuoi fianchi e nel mio cantare!

    Lodata sia la voluttà,
    che ricolma dei suoi più ricchi doni
    i nostri giorni, la nostra stessa vita!…

    Ardenti ci struggiamo
    in tal fatal passione,
    ed amorosamente ci doniamo
    al desiderio languido del sogno,
    mentre i palpitanti muscoli si fondono
    alla schiuma del mare,
    al sudore dei piaceri!…

    Antonietta cacace( Sirena Megaride)
    SEZIONE A
    Accetto il regolamento

  36. L’amico che non c’è
    Vieni. Siediti. Prendi un po’ di vino.
    Non ci vediamo da quasi vent’anni.
    Cosa abbiamo fatto in questo tempo?
    Io sono cambiato, tu no.
    Io sono ingrassato, ho perso i capelli, tu no.
    Tu non hai potuto.
    Io mi sono sposato, ho messo al mondo dei figli. Tu no.
    Io ho lavorato, cambiato lavoro, cambiato modo di vedere. Tu no.
    Io ho sposato cause, cambiato opinioni, preso decisioni. Tu no.
    Io ho speso il mio tempo, perso tempo, vissuto il mio tempo. Tu non hai potuto.
    Cosa hai fatto tu, amico mio?
    Hai osservato tutto questo con distacco?
    Hai mai provato la voglia di sentire quello che sentivo?
    Hai mai provato ad essermi al fianco?
    A volte ti ho sentito, sai? A volte ti ho visto.
    A volte mi sono chiesto cosa avresti fatto tu.
    A volte ho visto quello che avresti fatto tu.
    A volte sono stato d’accordo con te. A volte no.
    Avrei voluto poter litigare con te su tante cose.
    Insultarti e farmi insultare da te.
    L’abbiamo fatto tante volte. Mi è mancato.
    Dov’eri tu, amico mio? Dove sei ora?
    Prendi un altro bicchiere di vino.
    Dimmi cosa faresti tu, dimmi cosa tu non faresti.
    C’è sempre stato un posto vuoto a tavola.
    Anche quando abbiamo smesso di parlare di te.
    Ci sarà sempre quel posto vuoto.
    Non abbiamo mangiato la tua parte.
    Non abbiamo tolto la sedia e le posate.
    C’è un luogo nella memoria e nel cuore
    dove sono sicuro di trovarti sempre.
    Prendi un po’ di pane.
    Sono quasi vent’anni che non ci vediamo
    e ho così tanto da dirti.

    Luca Craia
    Sezione A
    Accetto il regolamento

  37. Il Bombarolo

    Come e mestiere faccio? Non lo sai? Faccio il bombarolo. Faccio le bombe. Costruisco le bombe. Cerco la materia prima per fare le bombe. Metto le bombe. Lancio le bombe. Piazzo le bombe. Regolo il timer e aspetto il botto. Aziono il telecomando. Faccio lanci lunghi e precisi. Qualche volta una bomba mi esplode in mano. Qualche volta perdo un dito. Qualche volta perdo la mano. Ma me ne rimangono ancora molte. Quanto guadagno? Niente. Perchè lo faccio? Disegno su un foglio bianco una croce rossa ogni volta che una bomba scoppia bene. Riempio fogli bianchi di croci rosse. Il mio guadagno è questo.

    Luca Craia
    Sezione B
    Accetto il Regolamento

  38. LA QUARTA VITA Ho sentito il verso del gabbiano, mi ci è voluto un po’ per identificarlo, nonostante sia ormai abituale anche nel mio quartiere che i gabbiani la mattina passino prima degli spazzini a dare un’occhiata ai bidoni della spazzatura.
    Anche oggi mi sono svegliato senza la voglia di stirarmi.
    Brutto segno!
    Sento quell’amaro in bocca che non sale dallo stomaco, ma dall’anima. Un senso di malessere, di frustrazione, qualcosa che mi pesa addosso.
    Eppure apparentemente è tutto tranquillo, il mio conto in banca non piange più del solito e il cuore non ha subito maltrattamenti ieri sera.
    In realtà so bene la ragione di questo stato d’animo, ma un po’ per vigliaccheria e un po’ per quieto vivere ho sempre evitato di dargli un nome.
    Sono già alla mia terza vita e il diavolo non si è ancora fatto vivo con me!
    Nessuno è mai stato interessato alle mie capacita fisiche e intellettuali, le mie tre vite sono passate nella mediocrità, senza destare interesse, e così neppure il diavolo si è fatto avanti per comprare la mia anima.
    Ecco il vero motivo della mia rabbia e amarezza. Pure lui si è disinteressato e me e non mi ha ritenuto abbastanza interessante da dovermi concedere una opportunità!!
    Ma questa volta ho deciso e se la montagna non va a Maometto sarà Maometto ad andare alla montagna, e cosi mi sono messo alla ricerca del diavolo.
    Lo ho cercato negli angoli più bui bel centro storico di Genova tra drogati e spacciatori, lungo i marciapiedi dove battono le prostitute, dietro le sbarre del carcere, nei cimiteri dove la gente piange, nei cavò delle banche come nelle bische clandestine in tutti i luoghi dove vizio e peccato, lusso e violenza potevano concedergli un fertile raccolto
    Non lo ho trovato.
    Lo ho incontrato inaspettatamente questa mattina sull’autobus, tra impiegati e studenti , pendolari e pensionati con i sacchetti del supermercato. Indossava un paio di pantaloni grigi, una giacca blu e aveva un borsello di finta pelle a tracolla, mi ha rivolto uno guardo anonimo, ma nelle pupille in fondo al nero ho visto ardere il fuoco.
    Siamo scesi alla fermata di Piazza Dante, l’ho bloccato contro una colonna e con un solo fiato gli ho detto “diavolo vuoi comprare la mia anima?”
    Mi ha guardato beffardo e senza muovere la bocca mi ha detto “io non compro cose che sono già mie”
    Non mi arrendo!…. la mia terza vita corre su una macchina senza sterzo e senza freno, ma nella mia quarta vita, come fanno tutti, cercherò di vendere la mia anima a Dio.
    Augusto Casarino Sezione B Accetto il regolamento del concorso

  39. DEDICATO A FBK

    Son io Cirano
    nascosto sto dietro un riflesso
    e con la mano
    porgo un pensiero
    a chi lo spenderà con la sua carne
    potessi anch’io una volta
    esser Rossano
    per porgere una rosa
    con la mano

    Augusto Casarino Sezione A accetto il regolamento del concorso

  40. Goffo. Il suo portamento era goffo, non la sua anima. Quella…era buona e sensibile. Lo avevo capito dalla fotografia che mi aveva lasciato sopra il frigorifero, avvolta in una carta logora di giornale con le notizie del giorno prima. E poi, com’era arrivato, così era sparito. Lo avevo incontrato in un negozio di generi alimentari con i muri scrostati, in mezzo ai barattoli di piselli, impilati uno sopra l’altro, quasi a sfidare la forza di gravità. Mi aveva colpito subito vestito con quella maglia di due taglie più grandi della sua e quei pantaloni beige che gli arrivavano alle caviglie. I capelli erano arruffati, come se un gatto si fosse divertito a giocare con quei fili neri, intrecciati tra loro, che tintinnavano ogni qualvolta muoveva la testa mettendo in risalto delle perline colorate. Gli occhi, quelli erano occhi che non si dimenticano: grandi, neri e un po’ malinconici. Attorno al collo una vecchia fisarmonica e sulla mano sinistra, un lercio bicchiere di carta che serviva a raccogliere le poche monete che i passanti gli davano in cambio della sua musica o solamente per liberarsi di quel piccolo zingaro. Mi ero avvicinato a lui per dargli del denaro quando, con voce flebile, mi sussurrò che non mangiava da due giorni. E mi accorsi di quella cicatrice che come un segno profondo gli contornava l’occhio destro. E scoprii che qualcuno che non lo amava lo aveva picchiato e continuava a picchiarlo. Il cuore mi si strinse e un nodo alla gola impedì alla mia voce di uscire. Lo presi per mano e ce ne andammo a casa mia. Fece un bagno e lo sentii ridere mentre stava probabilmente giocando con il sapone, creando bolle colorate che come i sogni finivano per rompersi in minuscole particelle, riportando la realtà bianca e senza forme. Mi raggiunse poco dopo e sedendosi vicino a me, mi ringraziò per non aver avuto paura di lui e mi diede un bacio sulla fronte. Dopo cena ci sedemmo sul divano e con l’aiuto di una vecchia lampada, cominciai a creare sul muro, con le mie mani, ombre di animali. Si mise a ridere e tornò a essere un bambino. La luce della luna ci spiava attraverso la finestra semiaperta sfiorando delicatamente il piccolo viso. Mi alzai per andare a prendere qualcosa in camera e al mio ritorno trovai la porta aperta e vidi la sua ombra sparire dietro il nocciolo. Cercai di raggiungerlo ma lui era molto più allenato di me a fuggire. E sparì. Ritornai in casa e sopra il frigorifero scorsi quel pacchetto. Dentro, la foto di un bambino felice, uno di quelli della pubblicità con una mamma e un papà. Una famiglia vera, quella che probabilmente lui non aveva mai avuto.
    Una lacrima rigò la mia guancia e triste mi misi a guardare la luna implorandola di avere cura di quel piccolo zingaro che in una sera di estate era entrato in casa mia e nella mia vita.

    Silvano Tognetti Sezione B accetto il regolamento del concorso

  41. Lettera a un Amico

    È quanto mai sintomatico prender coscienza del fatto che le prime cose che tiri fuori, in situazioni come questa, sono quelle che ti permettono di stare meglio, quelle più comode per il tuo equilibrio vulnerabile.

    La nostra amicizia è finita all’improvviso. È stata la prima cosa che ho pensato. Senza crederci.
    Ho creduto, invece, da subito, che le mie parole ti avrebbero raggiunto in un posto in cui ora sei davvero a tuo agio.
    Uno spazio confortevole, sicuro, senza troppi benpensanti e moralisti che quando ti ronzano intorno ti fanno venire le guanciotte rosse rosse. Un luogo tutto tuo.

    Non ho certezze, ovviamente, ma credo davvero che ora il tuo respiro sia regolare e profondamente sereno, in un modo in cui non lo è mai stato.
    Non lo è mai stato, ho scritto, mi piace sottolinearlo. L’uso del verbo non è casuale e a te la cura nella scelta delle parole giuste piace davvero tanto.

    Ti piacciono le persone che osservano attentamente e in silenzio, le persone che cercano, scavano, non si fermano, si commuovono, cambiano, maturano. In realtà non sono poi molte, ma se le trovi le chiami per nome, qualsiasi professione svolgano.

    Ti guardo dritto negli occhi, finalmente, e solo ora riesco a dirtelo: “Lo sapevi, ma ci speravi. O forse no”. In fondo se sei un gigante la poltroncina ti sta stretta e qui i posti sono scomodi e freddi.

    Mi piace credere, egoisticamente, che ora sì che c’è qualcuno che crede in te, senza troppi fronzoli e cerimonie, semplicemente, naturalmente.
    Mi piace credere, egoisticamente, che “tanto ora è meglio, che ne sapete voi”.

    Mi piace credere che ora hai tante penne e tanti fogli e tutti ti chiedono di scrivere qualcosa. O di leggere qualcosa. Leggere di altri, da cui non si finisce mai di imparare. E scrivere qualcosa di tuo, per non appassire dentro.
    Mi piace credere che ti hanno assegnato una cattedra qualche giorno fa e ora cammini felice tra i banchi, parlando e ascoltando con passione.

    Mi piace credere che domani pranziamo a Parigi. Ma te lo confermo entro le 11.
    Ciao Frank.

    Irma Silletti
    Sez. B
    Accetto il Regolamento del Concorso

  42. LA REGINA MARGHERITA

    Grazie ad una regina or mi chiamo Margherita,
    un cognome non mi serve.
    A dar sollievo ai palati sono adibita,
    fuoriesco dai forni con inimitabile verve.

    Uomini vestiti di bianco curano il mio aspetto
    destreggiandosi tra ricette e grosse pale.
    Con tradizioni antiche vado a braccetto
    son conosciuta prima dell’età adolescenziale.

    Come se spiccassi il volo nel mondo
    offro l’eleganza dei miei più poveri ingredienti.
    Spesso ascolto musica di sottofondo
    osservando grosse sale coi dovuti abbellimenti.

    Devo andare, molti m’attendono
    mi voglion rotonda, sottile e croccante;
    ceti agiati e meno abbienti mi appartengono
    la mia è proprio una storia affascinante.

    Autrice: Maria Maddalena Bisogno
    Sezione: A – Poesia
    Accetto il regolamento del Concorso

    1. Bella poesia, complimenti! un argomento molto interessate e soprattutto innovativo.
      Nel componimento si richiama l’antica storia della pizza Mergherita che si tramanda da in generazioni e che ci vogliono mani esperte per mantenere la reale ricetta.
      Complimenti ancora, merita di vincere!

      1. Grazie Carla! Mi fa piacere che hai gradito i miei versi. D’altronde credo sia stato necessario scrivere su una delle più alte forme d’arte italiana: la pizza.

  43. Viaggio nel tempo

    Il viaggio fu lungo, dall’Emilia alla Puglia, dapprima la strada si svincolava tra mare e dolci colline ricoperte di svariati verdi, e poi lentamente la terra cominciò a farsi piana e gli slarghi enormi e i campi di un variegato marrone ci accompagnavano sin ai bordi dell’autostrada.
    L’auto degli anni settanta ci portava giù, in fondo allo stivale e io che uscivo dalla mia folle adolescenza, fatta di rock e protestanti cortei, mi meravigliai di questa terra straniera.
    Allora fu che la sabbia diventò rossa come il fuoco, e gli alberi divennero solo ulivi, ora isolati, ora a formare distese infinite, con tronchi smisurati e attorcigliati, da mille braccia abbracciati come amanti.
    E tozzi trulli sparsi e ancora giù nel tempo e nello spazio. E pietre come sculture tra le zolle secche e il terso blu del cielo ci accompagnava ancora, ‘chè ancora v’era terra e terra e ulivi e nuovi scorci di case bianche e strade, ora vecchie, s’infilavano tra i paesi di uomini che guardavano stupìti, con cappelli neri e donne vestite di scuro, sedute alla porta.
    Quanta strada per tornare indietro nel tempo, forse solo poche ore e ci trovammo all’alba del Novecento!
    E il cielo sempre più azzurro e le case sempre più bianche che ornavano come merletti le selvagge coste, macchie di pinete lussureggianti e dune di cespugli profumati lambivano il mare colore cristallo, a volte irraggiungibile e visibile da lontano e poi all’improvviso così vicino e palpitante, cristallino e commovente nel suo accarezzare continuo la sua amata terra. E le torri saracene così superbe e fiere, mi ricordarono all’istante la paura per le invasioni di chi veniva dall’est, da altri mari e altre terre lontane. E immaginai le battaglie, gli orrori in terra d’Otranto e le galere sepolte in fondo al mare. Sentii come vicini il rumore della violenza, il suono dei corni e le grida bestiali degli uomini… Salento finibus terrae ancora riporti le ferite delle genti che ti invasero nei mille dialetti, nelle parole greche incrociate a quelle latine, quante sofferenze per questa terra lontana dal mondo eppur così vicina.
    Emanuela Di Caprio
    SEZ B Accetto il regolamento

  44. Panzerotto

    Il panzerotto ricolmo di sapore
    invita al godimento del suo cuore
    gonfio di mozzarella e pomodoro
    qual delizia del palato, suo tesoro.
    Il mortal goloso con appetito
    ricerca l’acciughina nel suo sito
    e assaggiato il salato dell’impasto
    si delizia di fronte al lauto pasto.
    Così è la vita, qual fritto delicato
    di pasta e ripieno prelibato,
    si schiude al gusto del momento
    come un’istante di divertimento.

    Sezione A. Accetto il regolamento del concorso

  45. Il richiamo del mare
    Oggi il mare m’ha chiamato a sé con il suo richiamo forte, potente. L’ho inseguito per tutta la lunghezza della strada cercando di sbirciare dall’auto la sua striscia azzurra, ma il muretto che delimita la spiaggia ne impediva la vista..era lì, lo sentivo, ma non lo vedevo.
    Solo in lontananza nitida l’immagine del vecchio e solitario faro, a guardia di un’ultima propaggine di terra. Uno spicchio, un angolo ogni tanto entrava nel mio campo visivo mentre alla guida lenta procedevo facendomi accarezzare attraverso il vetro dal sole di febbraio.
    Finalmente uno spazio sgombro da mattoni mi ha aperto una finestra sulla distesa azzurra, docile, immobile.
    Il mare d’estate non ha mai di questi colori l’intensità, d’estate qui l’acqua si imputridisce un po’, assumendo le tinte, gli umori, i sudori della calca, ma d’inverno è uno specchio limpido in cui riflettere pensieri, elaborare riflessioni.
    E mi sono trovata a tuffare nel mare di questa mattina le giornate della scorsa estate, quelle vacanze non consumate, spese lungo corridoi di ospedali, in attesa di un domani migliore che mai sembrava arrivare.
    Oggi non potevo che essere qui a ritemprare lo spirito, a respirare a fondo l’aria salmastra sollevata da una brezza pungente. Ma la vista del mare non è stata l’unica a dare senso alla mattina: ho incontrato un vecchio conoscente che non mi vedeva da quand’ero ragazza, mi ha abbracciato e si è commosso mentre lo faceva, mentre diceva: “la mia ragazzina!”
    Davanti a questo sfondo, nell’abbraccio del mare e dell’anziano amico, l’emozione mi ha colto. È stato un attimo.. non riuscivo a trovare le parole, mentre l’abbraccio si faceva più stretto, per comunicare di più con le mani che con le parole: il passato trascorso, gli anni che ci avevano visto entrambi più giovani e il senso dei giorni futuri ancora incerti per me, curvi sulla vita per lui.
    La voce si è appuntata a metà tra le labbra e il cuore, oppure lì dove l’azzurro è ancora più azzurro, su quella linea d’orizzonte netta e definita.
    La linea che separa il mare dal cielo, la vita dalla morte.

    Tania Scavolini
    sezione B – accetto il regolamento

  46. SORRISO

    E mi fa compagnia
    il tuo sorriso.
    Lo donerei al mondo
    come offerta della sera.
    Al mattino correrei a riprenderlo,
    la rugiada delle paure
    lo avrà reso più dolce.
    Le lacrime nascoste,
    forse per pudore,
    ti faranno più bella:
    e più forte sarà l’amore.

    Sezione A – Poesia
    Accetto il regolamento del concorso

  47. Una volta c’ero io. Seduto sulla poltrona del barbiere con le dita intrecciate sotto il mantello. Guardavo fisso i miei capelli allo specchio che cadevano a ciocche. I miei amici, al baretto dell’oratorio, mi avrebbero preso in giro per almeno una settimana. La mia ragazza, quella tagliata a caschetto della quarta B, si sarebbe scaldata le mani a furia di accarezzarmi la testa.
    Bastava questo a farne la mia fidanzata.
    Tra due anni saremo alle medie, ma non cambierà nulla. La scuola è sempre quella e anche io rimarrò lo stesso. Forse andrò con il motorino, magari non subito, ma almeno in terza di sicuro. Tornerò dal barbiere e gli amici la smetteranno di prendermi in giro. Parlerò una nuova lingua e riuscirò a indossare gli occhiali da sole senza sembrare un fesso.
    Cambieranno tante cose, ma la ragazza tagliata a caschetto sarà ancora la mia fidanzata.
    Questa è una certezza, come il fatto che le foglie cadono dagli alberi. Alle medie troverò il coraggio di dirle che è la mia ragazza; lei capirà e ci terremo per mano. Le stringerò le dita tra le mie, come a volerlo fare sul serio. Non come quella volta ai giardini. Le mani si sono sfiorate e per un secondo c’è stato un contatto.
    Quella volta non valeva, era stato per caso.
    Anche se per me è stato il momento più bello della mia vita.

    FLAVIO FIRMO
    SEZIONE B
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  48. Nozze

    Io porto rose, e tu mon amour?

    lo stelo del grano
    o mia sposa
    paglia intrecciata
    giaciglio di rosa
    perchè alle tue mani
    la spina non osi

    Ada Crippa
    Sez. A
    Accetto il regolamento

  49. GROSSO GUAIO LA VIGILIA DI NATALE.
    Quando la Befana aprì la porta della stanza d’albergo, rimase esterrefatta. Disseminate negli angoli della stanza erano ben visibili bottiglie vuote di rum e tequila, mentre il caos regnava sovrano all’interno dell’angusto anfratto della locanda “Il gallo d’oro”, situata sulle rive del piccolo borgo di pescatori nel golfo del Messico. L’olezzo era nauseabondo: si fece coraggio tappandosi il naso con una mano e si addentrò all’interno. Per prima cosa, scorse due giovani prostitute seminude che svegliò, infastidita, con una serie di calci mirati al ventre, costringendole ad abbandonare il locale, non senza essersi sorbita una serie di imprecazioni in volgare spagnolo. Poi, provò a sollevare le coperte per scorgere se vi fosse rannicchiato Babbo Natale; non si era sbagliata: era proprio sotto le coltri, in evidente stato di ebbrezza. Scosse il capo, in cenno di diniego, e provò a cercare di rianimarlo: l’odore del cibo avariato, mescolato con il sudore di quei corpi, e l’aroma d’alcool, non contribuivano al risveglio del vecchietto più famoso del mondo. Aprì, così, l’unica finestra, ed una ventata di aria fresca contribuì al risveglio di Santa Claus. “Per favore, Babbo Natale, rimettiti in piedi: è la vigilia di Natale, e devi ancora iniziare le consegne. Se non ti riprendi immediatamente, manderai in frantumi tutto il lavoro di quest’anno!” L’uomo si voltò dall’altra parte: era completamente nudo, sudaticcio, e bello sbronzo. Uno strato di adipe, anomalo e malsano, lo avvolgeva e nascondeva il suo corpo. “Lasciami stare, vecchia Befana. Non ci penso neanche ad alzarmi da qui. Del resto, anche se volessi, non ci riuscirei: ho bevuto troppo, e non supererei la prova di nessun etilometro, neanche nei paesi più tolleranti.” La Befana incalzò: “Dimmi almeno dov’è la tua ultima renna: posso provare a montare la tu slitta, se tu, nel frattempo, provi a farti una bella doccia calda.” Il vecchietto sorrise, ed indicò il tegame di stufato al centro della tavola, evidente oggetto delle abbondanti libagioni della sera precedente. “Non ci posso credere! Ve la siete mangiata, tu e quelle due sgualdrine?” “La renna non è male: all’inizio è un po’ dura, ma, condita con patate e cipolla, si gusta di più, e va giù con piacere con tequila e rum. Alla fine, quando si raffredda, è, addirittura, quasi gommosa. Ed ora, amica mia, lasciami riposare: la sto ancora digerendo.”

    categoria B Accetto il regolamento.

  50. Vorrei rincominciare d’accapo
    Come le stagioni o i giorni
    Per rinnovare il tessuto
    Dell’esistenza e stringere la vita
    In nuovo volo per guidarla
    Dove la prima volta
    Il destino ha chiuso ogni finestra
    per guardare, togliendomi
    Ogni raggio che vedeva lontano.

    Taglierò le radici alla mia nascita
    E sorgerò come nuvola improvvisa
    Per costruirmi un senso
    Dalle mie origini nuove
    E non vorrò ascoltare nessuno
    Dei tanti suggeritori
    Che parlano come fossimo uguali
    Non lo siamo, nessuno
    Può unirsi alla mente della storia.

    E finalmente libero
    Nel campo delle stelle
    Potrò capire chi sono
    E conoscere gli altri senza pregiudizi
    Perché sarò io e non parte di me
    Che la natura iniqua
    Pone a suggello d’ogni vita
    A sciogliere quello che ho legato
    E ha cucire quello che farò.

    sez A
    accetto il regolamento

  51. sarà difficile scegliere fra questi scritti i vincitori! bravi a tutti e in bocca al lupo!

  52. Il mio speciale talento

    Quello che mi piace della mia personalità è la grande capacità di perdere tempo, la mia naturale indolenza,l’amore per l’ozio creativo, l’abilità di svegliarsi a mezzogiorno e poco dopo fare la pennichella.
    Dicono gli psichiatri che al mattino è facile deprimersi; ma basta alzarsi a mezzogiorno ed evitiamo l’autocommiserazione.
    Se proprio dobbiamo lavorare, meglio farlo su noi stessi: molto più divertente che faticare e basta. Mentre lavoro su me stessa parlo con le amiche, vado al cinema, leggo bei libri, ascolto conversazioni interessanti. C’è una bella differenza rispetto a star seduta per ore in un ufficio di fronte a numeri muti o persone arrabbiate che aspettano da te una soluzione.
    Andare in palestra? No, beh, anche il suono della parola è stressante. Richiede un sacco di energia il pronunciare PA-LE-STRA, con la esse impura nella terza sillaba.
    Conviene volersi bene da sola: per l’analisi non sono abbastanza ricca, per il buddismo sono troppo occidentale.
    Piuttosto che pormi obiettivi ambiziosi, darò una mia definizione di successo: se ho mangiato e non sono stata mangiata per più di cinquanta anni, dal punto di vista di Darwin è un SUCCESSO! Il bicchiere è mezzo pieno.

    Doriana Bruni
    Sezione B
    Accetto il regolamento del concorso

  53. Era una stanza come tutte le altre.
    Esattamente come le altre centinaia di stanze in altrettanti hotels in cui aveva dormito negli ultimi 10 anni della sua vita.
    A questo pensava L, in piedi sulla soglia.
    Aprì la valigia, tirò fuori la camicia da notte di pizzo nero e la buttò sul letto.
    Accese il televisore e cercò un canale che trasmettesse solo musica.
    Entrò in bagno e aprì la doccia.
    Cominciò a spogliarsi al ritmo lento di una melodia.
    Abbandonò il suo corpo al languore che aveva dentro, in quella sera di novembre piovosa e scura, in quella città di cui non ricordava il nome.
    Si lasciò travolgere dalle note e dalla malinconia e ondeggiando languidamente, cominciò a ballare guardandosi allo specchio.
    Si liberò degli indumenti con sensuale lentezza, lanciandoli per aria.
    Quella maledetta musica era troppo sentimentale e così, come aveva cominciato, L. smise di danzare.
    Si avvicinò allo specchio, si osservò da vicino e sperò che quell’immagine riflessa non le appartenesse.
    Si sentì impietosita da quella quarantenne spettinata, con il trucco sfatto e gli occhi rossi.
    Si domandò cos’era successo e quando aveva perso il contatto con la ragazza entusiasta e intraprendente che era stata, fuggita da una terra arida senza miraggi per rincorrere un sogno.
    Cosa ci faceva in quella stanza anonima, lontana da tutti e da se stessa?

    Lo specchio era ormai appannato come il suo presente.
    Era in ritardo, il cliente sarebbe arrivato tra poco.
    Portò le sue lacrime sotto la doccia.
    _______

    Lella Pintus
    Sezione B
    Accetto il regolamento

  54. ATTESA VANA
    Nel cortile una rosa attendeva
    il cambiamento fino alla sera
    ma, la mattina aspetta ancora
    e al sole espone i petali in boccio;
    speranza fugge e nulla cambia
    vuole il meglio ma non è così.
    Cade l’illusione e cadono i petali
    vede la realtà di una che amava:
    adesso ha imparato a non amare più.
    Antonio Da Campo 2013
    Sezione A (poesia)
    Accetto il regolamento

  55. – Immutabile, mormori le tue memorie

    Immutabile, mormori le tue memorie
    nel respiro che va e che viene dell’onde,
    e affondo, come sfumatura di goccia
    nel profilo cinereo e azzurro d’orizzonte,
    che il tuo ciglio crucciato al velo celeste
    congiunge. D’ali di gabbiano dipinge
    il raggio di sole che bacia la luna,
    là dove rena si sposa al tuo sussurro
    e riverbera il cielo, d’azzurro, cangiante
    tra frastagliati fiotti, argentei
    barbigli di fragorose luminescenze
    e bisbigli d’eterno e di ridondanze,
    dove terra e acqua s’infrangono, in creste,
    che onde e spumiglie in turbinii ritorti
    il nostro abbraccio, ai più, nascondono.

    Antonio Ovidi
    Sezione A (poesia)
    Accetto il Regolamento.

  56. Fabio Mancini /28/08/2013

    C’ero una volta . . .

    C’ero una volta anch’io.
    Anch’io ho vissuto una vita come voi, ma adesso mi trovo in questa specie di lembo indefinito, dove non esistono sapori e colori e ogni sentore è attutito, qualsiasi rumore ovattato.
    Da un tempo indecifrabile vivo in una sorta di terra di nessuno, combattuto tra lo sperare che accada qualcosa e il presentimento che invece sia tutta un’illusione, una proiezione fantastica del mio pensiero.
    Vivo con un senso inestricabile la mia esistenza, tutta densa di interrogativi, ma privi di risposte certe, soprattutto definitive.
    Chi sono? Perché mi trovo qui? Dove sto andando?
    Quando vivevo nel mondo sentivo parlare dell’esistenza del Paradiso, ma se esistesse veramente un luogo simile, la mia attesa allora non sarebbe più vana!
    La viscerale incompiutezza e l’isolamento che avverto, sarebbe da considerarsi una condizione temporanea, uno stato provvisorio prima di una collocazione definitiva!
    Ah, adesso ricordo mia madre! Ricordo quando mi metteva a letto, mi rimboccava le coperte con dolcezza, mi accarezzava il capo guardandomi negli occhi e poi mi invitava a ripetere con lei la preghiera dell’angelo custode.
    Che bello sarebbe se lei per tutto questo tempo non avesse smesso di pregare per me!
    Di colpo verrebbe cancellata la mia atavica incredulità, immediatamente sarebbe perdonato il mio cinico materialismo, sprezzante e irridente verso qualsiasi forma di spiritualità o credo religioso.
    Ma adesso . . . ci sarà qualcuno che mi tirerà fuori di qui?
    Fabio Mancini
    Sezione B
    Accetto il regolamento

  57. E LA SERA RITORNA NEI TUOI OCCHI

    E la sera ritorna nei tuoi occhi
    e ti guarda.

    Pareva senza fine il giorno.
    Il vecchio non moriva,
    l’attimo lo ha abbrutito,
    guardato lontano.

    E il passato non ha più volto
    vero.
    Non grida più luce,
    solo alberi minuti, aridi,
    sempre più fragili,
    radi.

    Acqua di cielo,
    fuoco geloso,sorrisi di bimbo,
    ricordi.

    E’ il viale della vita.

    Di un tempo ormai stanco
    che si inceppa tutti i giorni,
    giorno dopo giorno,
    come pellegrino disperato.
    Specchio d’inverno.

    E la sera ritorna nei tuoi occhi.
    Come…
    Stupore…
    Ti guarda coi tuoi occhi.
    Un abbraccio
    e poi muori.

    FERNANDO MANCA
    Sezione A
    accetto il regolamento

  58. DESIDERI
    dal periodo azzurro cielo

    Vorrei un albero, uno scalino, un secchio.

    Vorrei un sasso, un fiore, un maggiolino.

    Vorrei un bimbo con gli occhi grandi
    e mangiare solo pane bagnato e zucchero
    e quando è festa un po’ di latte e fragole.

    Vorrei respirare il profumo
    delle foglie dei gerani,
    prenderti per mano
    e correre fra papaveri e formiche
    poi crollare esausti
    a guardare il cielo.

    Vorrei sentire i passeri,
    i grilli e le cicale:
    capire che è estate
    ed aspettare le lucciole
    ed i cento misteri notturni.

    Vorrei restare per mano a guardare la luna
    e baciarci forte
    senza smettere
    e se piove…

    bagnarci per asciugarci a carezze.

    E niente,
    niente altro che possa chiamarsi
    gente o parole,
    niente che non sia questo
    o come.

    Forse ancora solo…
    un cestino per raccogliere uova,
    un oleandro bianco

    e un asino,
    per far giocare mio figlio.

    sezione A
    Accetto il regolamento del concorso

  59. “Come vento tra le lamiere”

    La mia anima l’ho smarrita da un po’.
    Continua a confondersi
    in questo ripetitivo peregrinare,
    mentre striscia
    lungo le vetrine dell’eccesso.
    Seguita a sfuggire,
    sfiorandomi,
    in un malinconico rantolo
    che sa di perdizione.
    Ed è questa ricerca che mi logora,
    questa fame spasmodica
    per un’indigenza emotiva,
    mentre mi rifugio nella solita sbronza,
    mentre le paranoie mi azzannano le gambe
    e la scimmia mi opprime la schiena.
    Ma lei scappa,
    evade
    eludendomi
    tra le ipnosi di schermi al plasma
    e i tormenti di nuovi aborti tecnologici.
    Così vicina
    eppure
    così fulminea,
    esile,
    impalpabile,
    come vento tra le lamiere.

  60. Presenze, presentimenti

    C’ero,
    è vero
    c’ero anch’io quel giorno.

    Non eri solo.
    E io non avrei scommesso un centesimo
    su di noi.

    Io non chiesi nulla,
    tu non dicesti niente.

    Eravamo presenti
    in un attimo
    che comunque
    è sembrato vastissimo
    e infinito.

    C’ero una volta,
    insieme a te.
    E anche tu c’eri.
    E’ vero
    c’eri anche tu quel giorno.

    (Anna Arpinelli)

    Accetto il regolamento

  61. E’ giusto decidere da solo
    quello che da solo
    io considero giusto.
    Ed è bello sapere che questa è una scelta
    voluta da un essere
    tanto vicino
    da essere io.
    Ecco perchè sono sereno anche se
    non voglio
    e non accetto la mia
    e non accetto la tua
    partenza.
    E ti penso lontano
    annegato in un oceano di efelidi
    e l’oblò è appannato
    e dal vetro spesso e catarifrangente
    mi sento spegnere a poco a poco
    come un cerino lentamente
    come un anello a poco a poco.
    Ed è il camino che si impone
    ed è il suo fumo che ti porta via
    e porta via con te qualcosa di me che non tornerà.
    E non getto più
    le arance da un balcone.

    Sezione A.
    Accetto il regolamento.

  62. Furcas Anna Rita 298\1
    CUORE RETTANGOLARE.

    Ho quasi 17 anni..per il mio genere non sono pochi e si vede…Si vede dalla copertina sgualcita,dalle pagine un pò ingiallite,dalle sottolineature e dalle macchie che ho addosso.Essere libro significa rovinarsi anzitempo se le persone non hanno particolare cura di te.Durante la vita cartacea,capitano persone che ci trattano come un tesoro inestimabile,altre in maniera sbadata;versandoci del caffè,lasciandoci impronte indelebili,dimenticandoci al sole.Se solo la gente immaginasse che anche un libro ha le sue esigenze;riviviamo ogni volta che qualcuno si immerge nella lettura,ci animiamo e vorremmo non terminasse mai quel reggerci tra le mani,quel poggiarci sulle ginocchia,quello sguardo che corre da una parte all’altra del nostro cuore rettangolare.Poi la magia finisce e aspettiamo,apparentemente quieti,altre mani che ci afferrino e ci diano nuova vita.Fui regalato,nuovo di editoria,a una ragazza che mi amava molto ma si dimenticò di me sul tram perchè aveva litigato con il fidanzato e,nella fretta di andar via ,mi lasciò lì.Dopo poco mi raccolse un tipo strano che non sembrava leggere tanto visto che mi portò subito in un mercatino dell’usato dove centinaia di altri libri aspettavano che qualcuno li comprasse per pochi soldi..libri di ogni genere e lingue..libri offesi per essere stati relegati lì dopo anni di onorata carriera presso facoltosi lettori e libri più umili che volevano solo una casa in cui stare.Mi comprò un uomo gentile che ,amando così tanto leggere,mi regalò in seguito ,alla biblioteca cittadina dove stò adesso da ormai qualche anno.Sono felice;è un bel posto dove sò che la gente ci ama tutti.Qui mi sento utile perchè sò di regalare,ogni volta,qualcosa a chi,scorrendo tra gli scaffali,mi sceglie.O forse sono io che scelgo loro…
    SEZIONE B.
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  63. ANNARITA FURCAS 298\13

    ETERNO IERI.

    Abito l’aria
    e il silenzio.
    La vita
    è un eterno ieri
    dove
    gli angoli
    dell’anima
    si accartocciano
    su sè stessi
    e si riaprono
    come fiori
    che respirano
    un infinito vento
    denso
    turbinante
    di ricordi.

    SEZIONE A.
    ACCETTO IL REGOLAMENTO.

  64. Presto avrò da fare,
    Presto avrò un amico
    Da andare a sentire
    Cantare,
    Presto avrò un amico
    Da andare a sentire
    Parlare
    E presto avrò un amico
    Da andare
    A salutare.
    Presto avrò un sole da raggiungere
    E un mare da attraversare
    E poi avrò un amico
    Da ascoltare cantare,
    Uno da sentire parlare
    E solo uno
    Da salutare…

    9/8/2013
    h 7,20

    Carlo Zanutto
    Sezione A
    Accetto il regolamento

  65. LE PROFESSIONI

    Il poeta sporca le pagine bianche
    di inchiostro corvino e sentimenti passati.

    Lo scrittore vive il suo mondo irreale
    nel mondo reale.

    Il cantante celebra il ricordo dell’amore
    con la bella voce.

    Lo scultore regala un significato profondo
    agli oggetti quotidiani apparentemente banali.

    Il politico, ah il politico,
    racconta solamente bugie.

    SEZIONE A.
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  66. VICINO A TE
    I passi lentamente sradicano
    la frenesia di rivederti.
    Frammenti di roccia siamo
    collocati unanime per riunirci
    nel colloquio dei nostri spiriti.

    Adagio passeggio nella tua ombra
    che fa luce alla mia senza intermittenza.
    Simultanee sensazioni cogliamo
    nel giardino della nostra semina.
    Strofino gli occhi per meglio vederti
    mentre inumidendosi, t’intravedo.

    Anche se lontana mi tieni per mano
    nel mimetizzarsi di sorrisi astanti.
    Nella penombra gli sguardi s’incrociano
    come rette parallele di un unico meridiano.
    Siamo vicini adesso posso sfiorarti
    e l’unica cosa che desidero.

    SEZIONE A.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  67. Alfonsina Campisano (31 /08 / 2013)

    Quando é penoso vivere

    Pietra di sale
    la mia infanzia
    e bramosia di cielo

    Gracchiavano
    le corde dei violini
    bruciavano in un falò
    i miei sogni

    Oh poter correre nei campi
    pieni di margherite gialle
    su cui saltavano i grilli!
    Ma in perpetua eclissi
    le ortiche intricavano i miei passi
    inghiottivano sabbie mobili
    lacrime vane
    chiudevano cancelli
    il naturale fiorire dei giorni
    Solo sfuggenti ologrammi
    gl’ingannevoli sprazzi vitali
    nel silenzio devastante

    Volava il cuore su trapezi azzurri
    ma il corpo – crocefisso –
    precipitava da inesorabili altezze
    e non c’erano tappeti d’oro
    ad accogliere l’ingenua meraviglia

    Nei loro paradisi gli altri
    tessevano battiti d’ali
    baci rubati una sera
    alla compagna di classe

    Io…morivo ogni sera
    guardando la luna menzognera

    Sez. A

    Accetto il regolamento del concorso

  68. RACCORDI

    Spingo la curva
    Che insegue boschi
    E libera spicchi
    Di cieli nebbiosi
    Nel caleidoscopio
    Di paesaggi collinari
    Dai nomi antichi

    Schede di cammini
    Coevi a lastricati
    Sepolti dalla storia

    Calzature non scarpe
    Carri senza gomme
    Rimbalzava il rumore
    Acciottolando

    Sfida il passante
    Lo slancio roco
    Del cane, il ringhio
    Soffocato dal collare

    Passeri incipriano
    L’accogliente leccio
    Di ghiande gettate
    A porci assenti,
    Fornelli di finte pipe
    Nel gioco di ragazzo.

    Nascondigli sicuri
    Gli alberi nel giardino
    Del re, nuvole di spore
    Fungine e alloro profumato
    Inondano busti marmorei
    E pietra serena
    I giochi d’acqua
    Alla vasca dei cigni.

    Scoprire ancora
    Giorni perduti
    sui meandri fiesolani
    nella foschia
    di un film appena rievocato

    Gianni Calamassi

    SAZIONE A
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  69. CORRADO BORRELLI 31/08/2013

    ANIMA MIA;

    Guardo all’interno della mia anima,

    e vedo tutto sfocato ….

    trovo paura, dolore, rabbia e in lontananza l’amore.

    Vorrei mettermi a nudo

    e gridare che c’è un’ anima tremante,

    perché forse ha capito,

    che il mondo, la vita è un tornado,

    e dopo un po’ tutto passa ….

    lasciando la distruzione e la paura

    portando con se tanto amore.

    Giro e rigiro,

    mi volto e non trovo che un passato addolorato,

    ma nel rivoltarmi rivedo il presente

    e guardo lontano il futuro…

    poi ad un tratto tutto prende senso ,

    e l’amore si impossessa del cuore

    e la malinconia….

    Si allontana dall’anima mia.

    Borrelli Corrado
    SEZIONE A.
    ACCETTP IL REGOLAMENTO

  70. AMAMI

    Amami intensamente
    per tutto il tempo di questa vita
    ma non ti basterà.

    Continua ad amarmi
    in ogni vita.

    Mai sarò sazia del tuo amore,
    mai si sazierà il mio cuore.

    Daniela 31/08/2013
    SEZIONE A
    Acetto il regolamento

  71. IL TUO SILENZIO

    Nei tuoi silenzi sono racchiuse le tue verità,
    nei miei silenzi sono racchiuse le attese,
    piene di speranze,
    che
    il tempo
    poco alla volta si è ripreso.

    Abbiamo camminato assieme e a lungo,
    tenendoci forte la mano,
    poi ….
    la presa si è allentata,
    le mani si sono lasciate,
    una pausa troppo lunga è giunta.

    Voglio lasciare a quest’ anno, oramai giunto al termine,
    tutte quelle situazioni
    che
    non sono state fonte di gioia e serenità,
    In modo da passare al nuovo inizio
    con un bagaglio pieno solo di bei ricordi
    e di esperienze indimenticabili.

    Tu,
    sei stato per me come un dono
    che il Cielo ha deposto nel mio cuore.
    Ora, ho chiesto al Cielo
    di prendersi cura amorevolmente di te,
    affinché tu possa avere una vita radiosa.
    Ciao mio grande amore,
    svanito
    assieme al tuo silenzio.

    Daniela 31/08/2013
    SEZIONE B
    Accetto il regolamento

  72. accetto il regolamento sezione b

    Io non sono ‘scrittore’

    Io non volevo far lo ‘scrittore’, volevo solo usare il cuore. Non volevo scrivere rime gaudenti per accender il cuore di tormenti. Non avrei voluto superare l’infinito scrivendolo in un rigo. Non volevo assaporare le stelle immaginando i loro occhi sulla tua pelle; non avrei neanche voluto sentirti mio, caro foglio, perché se ci penso e ti scrivo non voglio far ritorno.
    Sì, non voglio far ritorno nella reale circostanza di un mondo che non vede più in là del suo sogno.
    Se soltanto tutti vedessero ciò che vedo io, mentre il sole va e torna, mentre osservo la luna che mi parla nell’assonnato risveglio della notte, mentre tutto nella vita scorre.
    Scorre il fiume, l’anima respira e muore, i capelli crescono e cadono, il talento incontra l’occasione oppure scivola via dietro un portone, ma un ‘per sempre’ scritto agli angoli del mondo per me diventa tutto. Un limitato infinito di due parole scritte e amanti dello stesso uomo e della stessa donna, mentre tutto il resto è sordo e non ascolta. Io invece son qui che ti sento, piccolo grande battito di luce dalla voce fioca, che tarda ad arrivare per la troppa paura di cominciare. Ma io inizio e non mi dai pace finché non trovo la giusta sintonia, che le sonore risa delle sillabe cercano nel vento dei ricordi. Non ti accorgi del soffice manto, con cui mi stringi al tuo fianco e dove io affondo con incanto. Non voglio chiamarti ‘scrittore’, dolce e abbandonata anima di sogni attaccati all’amo di un giorno, perché non è soltanto un giorno, quel momento in cui mi stai accanto senza chiedermi niente,ma rivesti ogni mio ‘forse’ di ‘sempre’ .
    Soltanto un mistico silenzio animato da un sorriso sfuggente che si chiama ispirazione.
    Sublime sospiro di serena ombra dove riscopro il sole nascosto in me. E lì divento re di quella radura, in cui non c’è fame, non c’è guerra, ma c’è soltanto pazienza.
    Non sono ‘scrittore’, non sono ‘paroliere’, né ‘poeta’ o ‘scribacchino’, so soltanto che la ferma penna che stringo mi fa tornare bambino. Perché non serve un mondo di scrittori, letterati o saccenti specializzati, qui abbiamo bisogno soltanto di occhi veri e cuori sinceri. Di chi non ha timore di parlare con la dolcezza di ieri e di toccare con la tenerezza del domani.
    Ecco, io riesco a farlo scrivendo. Ed io ti bacio, adorato foglio, affidandoti i miei dubbi che tu leggerai certezze.

    Francesca Ghiribelli.

    partecipo anche alla sezione a accetto il regolamento

    Viandante

    Sono viandante
    Nell’eco di un giorno,
    sospiro del mondo
    divento freccia
    del mio arco
    per volare
    in alto
    dove il cielo
    è un dolce manto.

    Sono viandante
    Nello sguardo
    Abbandonato
    Del presente,
    mercante
    del passato
    per ricavarne
    un futuro
    che solo
    altrove
    nascerà
    sognante.

    Viandante
    Effimera
    Parola
    Che mi rende ladro
    Del tempo
    Per farne
    Pioggia
    Nel mio silenzio.

    Viandante
    Cuore
    Che si veste
    Di brughiera
    Per assaggiare
    La nostalgia
    Di un senso.

    Errante
    Filo di vita
    Che sosti
    Tra le soffici carezze
    Di un gesto.
    Viandante
    Abbraccio
    Che amore
    Intinge
    Nella pelle
    Di un verso.

    Francesca Ghiribelli.

  73. Racconti e poesie di ottimo livello….complimenti a tutti…sarà un compito arduo quello della giuria :-)

  74. Volevo vivere per sempre in una bottiglia piena di ideali galleggiando aggrappato a un salvagente di nome ingenuita’ ma mi ritrovo a vivere in un sepolcro anche se ancora i miei respiri graffiano l’aria restando a contare i vuoti insieme alla solitudine addormentando i sogni risvegliandoli quando polvere diventano e lanciarli nell’oceano della realta’ abbassando la guardia per sentire meglio i pugni dal destino dati e capire che il dolore e’ piu’ forte della gioia
    ma cosa volete che vi dica che lamentarni quando il sole si tuffa dalla cima piu’ alta del cielo nel mio sguardo mi e’ difficile lasciandomi conquistare dall’avventura che nei miei passi a venire ha consacrato il suo essere giocando con gli anni scordando che i vorrei mai si avvereranno anche perche’ il sangue della verita’ scorre nelle mie vene
    e falsicare le mie espressioni mi e’ difficile per conquistare un applauso per chi dell’immagine ha fatto continente da visitare con un cavallo di nome prigionia
    vorrei vivere come il tramonto che nelle pieghe del tempo si nasconde dopo che ha meravigliato ogni sguardo di umano e ritornare alla fine del nuovo giorno a essere ancora piu’ imperioso ma vivo come un piccolo pettirosso che svolazza nel centro della rosa dei venti sballottato da qualsiasi vento cadendo a terra ma subito pronto a rialzarsi quando l’occhio della speranza luccica a vedere nuove terre da assaporare e
    se la vecchiaia mi fara’ ricamare ricordi con le lacrime so che mai potranno dirmi che la liberta’ non era il credo della mia anima…

    sezione b
    accetto il regolamento

  75. Era una notte con il mare in tempesta

    con il vento testamento di natura adirata

    e la luna piena e pallida era ruffiana visione

    mentre un gabbiano nel suo leggiadro volo

    disegnava la liberta’ nel centro di un vuoto

    alleggerendo gli sguardi di umani addolorati

    che tanto si dannavano l’essere e promesse

    celando l’attimo in una piccola bolla d’aria

    lanciandola in quel mare mormorante rabbia

    speranzosi nel suo lungo viaggio in oceano

    che le mani della felicita’ raccogliesse quella bolla

    e lo tramutasse in un momento anche se esile

    da ricordare quando la morte sara’ arma mortale

    che trafigerra’ il cuore di un tempo mai amato…

    sezione A
    accetto il regolamento

  76. “Vero amore”

    – Ti amo. – disse.
    – Dimmelo ancora. – rispose lui.
    – Ti amo, e non smetterò mai di ripetertelo.
    Le mani si poggiarono l’una sull’altra, gli occhi si sfioravano con sguardi teneri ed amorevoli.
    Poi, distratto da un cervo che correva là vicino, Narciso distolse lo sguardo dall’acqua del fiume.

    Stefano Aranginu

    Sezione B (racconti)

    Accetto il regolamento e consento al trattamento dei miei dati.

  77. Un pianto

    Perché quel destino
    che ci opprime d’angoscia
    di una terribile sciagura
    Con quei fiorellini
    di bella primavera
    tutti insieme
    radunati in silenzio
    a presentire il distacco.
    Non è indifferente la natura
    sempre lascia tracce di ricordi
    dei giorni passati
    dove sarà quel campo
    all’ombra di un bosco
    dove non potranno appassire
    ai nostri occhi tristi.

    Raffaele Di Palma
    SEZ. A
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  78. Sezione A
    Mazzei Sina
    accetto il regolamento

    Ti ho guardata negli occhi, madre

    Ti ho guardata negli occhi, madre
    e non c’è più il vento dell’inverno,
    o l’erba della campagna austera
    con i suoi verdi ricordi in festa,
    non c’è più l’ inclemente sole
    che ti bruciava la pelle giovanile,
    o l’uva zuccherina dell’autunno
    cresciuta nei tuoi fertili gorgheggi.
    Avrei voluto trovare in quei tuoi occhi
    le certezze del mio dubbioso andare
    che ti han lasciata senza il mio consenso.
    I tuoi occhi sono senza appigli adesso,
    e malati vagano tra i sentieri dell’ assenza
    con il mio misero tempo che se ne va,
    così che io non possa più
    recuperarmi nel tuo sguardo.

  79. Il VIAGGIO

    La vita è un viaggio di sola andata,
    tra percorsi di rovi e di spine, che graffiano il cuore,
    traversate tranquille su pacifici mari,
    trasportati dal vento soffiato dalle passioni,
    che ti spinge lontano, verso l’orizzonte,
    dove il mare si incontra con il cielo;
    talvolta ti perdi in sterminati deserti di solitudine e silenzio
    e ascolti dell’anima il sussurro,
    che ti riporta di nuovo sul tuo cammino.

    RAINERI FERNANDA
    SEZIONE A
    Accetto il regolamento

  80. LA BOTTEGA DI DINO

    Dal bar correvo veloce
    in un istante arrivavo da lui.

    La sua parva vetrina
    con scarpe un po’ demodé
    appariva allestita con cura.

    La finestra sul retro irradiava
    il tipico ed angusto rifugio.

    La compagna più cara parlava,
    dolcemente cantava canzoni,
    informava sui fatti e sul tempo,
    raccontava anche splendide storie:
    immancabile e mitica radio.

    I profumi e gli odori di pelle,
    di mastice e di cera da scarpe.

    Quella sua abilità a cucire e a far fori:
    un pizzico di semenze tra le labbra,
    il calzante appoggiato sulle ginocchia,
    e il martello già pronto per l’uso.

    La bottega era meta continua
    di gente abitante il paese
    e di amici con i quali parlare
    di donne, di sport e dei fatti degli altri.

    Or sento l’angoscia nel cuore
    e il tempo ottuso che incalza
    in questo fugace cammino.

    Voltandomi indietro mi accorgo
    di non poter più ritrovare
    quelle cose passate
    e per sempre perdute.

    Andrea Valdambrini
    Sezione A Poesia
    Dichiaro di accettare il regolamento del concorso.

  81. PARTECIPAZIONE ALLA GARA TERMINATA.

    SI RINGRAZIANO TUTTI I PARTECIPANTI

    FINALISTI E VINCITORI SARANNO AVVERTITI CON UN’EMAIL, LA PUBBLICAZIONE DEI RISULTATI SARA’ PUBBLICA ED AVVERRA’ NON APPENA LA GIURIA AVRA’ I NOMINATIVI (10/15 GIORNI DI ATTESA CIRCA)

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