“Wilfred”: versione statunitense scorrettissima, credule ed ambigua

La versione statunitense di “Wilfred” è scorrettissima, cruele e ambigua.

 

Ryan (Elijah Wood), il protagonista, avvocato disoccupato schiacciato da una sorella prepotente, tenta di suicidarsi. Scampa (?) alla morte e conosce Jenna, la nuova vicina, e il suo cane, Wilfred (Jason Gann: noi vediamo Wilfred con gli occhi di Ryan, cioè come essere umano travestito da cane, non come animale).

Ryan vede Wilfred come un essere umano travestito da cane, pur sapendo che è un animale (ergo credo Gann rappresenti un cane su due zampe che parla).

Con lui chiacchiera, litiga, si fuma un sacco di bong e va per strip club.

Ma cos’è Wilfred? O, forse, cos’è Ryan?

In una puntata della prima serie, infatti, si adombra il fatto che Ryan sia impazzito, come già accadde a sua madre (che umanizza il gatto Guantini, esattamente come Ryan fa con Wilfred); in un’altra, che la serie tv rappresenti un mondo parallelo post mortem come abbiamo visto in “Lost” (ovvero che Ryan è morto) o un mondo altro in cui si trova Ryan mentre è in coma in conseguenza al tentativo di suicidarsi (come nella serie “Ashes to Ashes”).

Le tematiche trattate sono puriginose, non solo perché c’è un ampissimo consumo di alcool e – soprattutto – droga, ma anche perché c’è parecchio sesso selvaggio tra Wilfred e – nell’ordine – un orso di pezza chiamato Bear e Rafi, la giraffa di peluches con cui sia Wilfred che Ryan (eh già) hanno un rapporto occasionale. Ci sono cacche in stivali e idoli indu violati, c’è un dog sitter maniaco che – aiutandosi con del burro d’arachidi – abusa di Wilfred, ci sono soprusi, cani assassinati e bugie di ogni genere. A ogni nuova puntata voi spettatori direte. “oh no, non anche questo!”

Ciascun episodio ha per titolo un tema: coscienza, fiducia, compassione, sacrificio, orgoglio. Si apre con una citazione sull’argomento e sviscera il tema mettendo a confronto la morale (buona, ma perdente) di Ryan e l’amoralità (vincente) di Wilfred. Infatti, a differenza della sit com australiana da cui “Wilfred” è ispirato, la serie esplora il rapporto di amicizia tra Ryan e Wilfred, con i loro equilibri, lasciando da parte le dinamiche tra Wilfred e gli altri membri del cast, in particolare Jenna e il suo fidanzato Drew.

Wilfred è un cane prepotente e prevaricatore, senza rispetto, distrugge oggetti, uccide gente (già) e manipola tutti gli altri personaggi. Ryan è un succube per natura, lo si vede da come sua sorella lo tratta e da come è servile con Jenna. Per questo Wilfred lo calpesta e lo distrugge, senza farsi il minimo scrupolo e senza mostrare sensi di cola (d’altro canto, è un cane).

E Ryan da parte sua raramente si arrabbia o oppone resistenza: tende ad accettare il fatto che il cane distrugga tutto ciò che ha di più caro, tenti di mantenerlo in uno stato di drogata sudditanza e lo ficchi nei pasticci più giganteschi (bucandogli i preservativi e facendolo incolpare di una serie di furti nelle auto dei vicini, ad esempio).

Il serial che è andato in onda su FX negli Stati Uniti è come si diceva la versione americana di un serial australiano prodotto ed interpretato sempre dallo stesso Jason Gann (a quanto pare la parte del cane gli riusciva troppo bene: il risultato è che Wilfred parla con uno strano accento a tratti british in mezzo a parlanti americani con un risultato un po’ straniante!).

In ogni puntata gli autori hanno deciso di inserire una guest-star che interpreta un nuovo personaggio. Ci sono Ethan Suplee (“My Name is Earl”) e Chris Klein (“American Pie”).

Una delle caratteristiche piacevoli di “Wilfred” è come Gann riesce ad incarnare gli aspetti tipici dei cani: si gratta contro i tappeti, è terrorizzato dall’aspirapolvere (e quindi lo fa a pezzi) si scopa gli oggetti e le gambe delle persone, sceglie le poantofole da mangiucchiare come se fosse al ristorante, viene ipnotizzato dalle palle da tennis…

 

Written by Silvia Tozzi

 

 

 

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