“Rispondimi” di Susanna Tamaro – recensione di Fiorella Carcereri

Susanna  Tamaro è nata a Trieste nel 1957 e vive a Orvieto. Esordisce nel 1989 con il romanzo “La testa fra le nuvole” cui seguono la raccolta di racconti “Per voce sola” nel 1994 e, nello stesso anno, lo straordinario successo mondiale ottenuto con “Va’ dove ti porta il cuore”, da cui è stato tratto l’omonimo film di Cristina Comencini.

Nel 1997 pubblica “Anima Mundi”  e “Cara Mathilda”, una raccolta di lettere e riflessioni pubblicate per un anno su “Famiglia cristiana”.

Susanna Tamaro ci regala, nel 2001, questo commovente trittico dal titolo “Rispondimi”.

Tre storie diverse con un unico filo conduttore: la scoperta del significato profondo della vita da parte dei personaggi attraverso un cammino costellato di difficoltà e sofferenze.

Un’adolescente che perde la madre prima di riuscire a chiederle che cosa sono l’amore e la vita e ci arriverà dopo essersi liberata dei propri sensi di colpa e riconciliata con se stessa e con il resto del mondo.

L’amore vince tutto, aveva spesso sentito ripetere. L’amore è più forte della morte. E invece non era vero, perché l’amore, anche se esiste, è così fragile da essere pressoché invisibile. Ed essere invisibile e non esistere è quasi la stessa cosa. Il fumo di un incendio si può scorgere a chilometri di distanza, per anni tutt’intorno resta il segno delle fiamme. L’amore invece non si riesce a vedere neppure se ci si mette il naso sopra”.

Una madre alla quale viene strappato il figlio in circostanze tragiche e da quel momento vive al solo scopo di vendicarlo.

L’odio è l’unico sentimento che con il tempo non svapora. Anzi, con la forza di un uragano, continua ad accumularsi come un’energia viva e potente. È l’odio che, in tutti questi anni, mi ha tenuta in vita, mi ha resa asciutta e caparbia, assetata di vendetta. Avrei potuto dire: vivo soltanto per il ricordo mio figlio. Invece sono sincera e dico: vivo soltanto per vendicarlo”.

Un marito affettuoso che, ad un certo punto,  si macchia di uxoricidio perché non riesce ad accettare l’dea che la moglie possa essere felice anche al di fuori della ristretta cerchia familiare.

Amava la sua fragilità. Quando è diventata una persona forte, il suo sentimento si è capovolto. Ha cominciato ad avere paura di Anna dal momento in cui lei si è liberata dalla paura. Non è un gioco di parole ma qualcosa di serio su cui riflettere”.

Il linguaggio della Tamaro non contiene allusioni o ambiguità.

È un linguaggio diretto, preciso come il bilancino di un orafo, tagliente come una lama affilata, crudo e cinico quando occorre.

Colpisce nel segno. Va dritto al cuore.

Alla fine del libro nessuno è più uguale a se stesso.

Perché lo scavo interiore messo in moto dall’autrice nelle pagine dà vita a una reazione a catena nell’anima del lettore che, inevitabilmente, lo porto a ricercare la sua personale verità, il suo personale senso delle cose.

 

Written by Fiorella Carcereri

 

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