Intervista di Pietro De Bonis al regista Francesco Di Chio, I Folli Attori

“Non ricordo quando sia nata la mia passione per il teatro; mi diverto a pensare che sia nata con me. Comincio come molti autori da bambino, scrivendo poesie d’amore. Con gli anni la passione e la tecnica aumentano e i lavori, dedicando chiaramente sempre al sentimento più nobile, incontrano tematiche più impegnate, come il sociale, la guerra, il futuro, ecc… Le uniche due poesie rese pubbliche, “Senza Amore” e “Preghiera alla vita” (le altre non sono mai state “aperte al pubblico”) riscontrano un notevole successo ottenendo la pubblicazione rispettivamente sui volumi dell’Aletti Editore “Tra un fiore colto e l’altro donato” e “Dedicato a…”

Praticando il teatro come attore già da diversi anni, il 2004 è l’anno che segna l’entrata nel mondo dell’autorialità teatrale. Da quel momento in poi, senza comunque accantonare la poesia, ma soprattutto cercando di fare poesia nel teatro, nasceranno sei testi teatrali: “Tutto in poche notti” – dramma elisabettiano che affronta temi come morte, amore, vendetta, perdono. “Un’invenzione favolosa in una favola inventata” – commedia brillante che cerca di denunciare i limiti e gli stereotipi di questa nostra società. “Realtà comica” – testo destinato ai ragazzi, che affronta la tematica dell’integrazione. “Il sogno di Arlecchino e Pulcinella” – testo che attraverso la ricerca sul teatro dell’arte e della commedia all’italiana, parla ad un pubblico giovanissimo, sul tema dell’amicizia. ”Il coatto e il secchione” – testo destinato ai ragazzi, che affronta la tematica dell’integrazione. “Chi non lavora non fa l’amore” – commedia brillante che affronta i problemi dei giovani nella nostra società.

Inoltre ho scritto anche due atti unici, “Valori bollati” e “L’amore ai tempi di Sky”.

Fortunatamente con il tempo l’impegno e la sperimentazione privata hanno portato a uno sbocco professionistico. Ho lavorato infatti con Aicab (Accademia Italiana Cabarettisti), con Antonio Giuliani, Marco Mattolini, Luca Archibugi e Walter Croce.”

 

P.D.B.: Ciao Francesco! Illuminaci dicendo a tutti noi quale è il tuo impegno nel mondo del teatro.

Francesco Di Chio: Cerco di vivere il teatro a 360 gradi, da protagonista e da spettatore entusiasta, vivendo tutte le diverse opzioni che il teatro è capace di offrire. Nasco infatti come autore, ma mi occupo anche della regia dei miei e di altri spettacoli. Ho anche direttamente interpretato ruoli sul palcoscenico, anche se la mia indole mi porta a stare sotto il palco, creare, guidare, ispirare e far brillare gli altri.   Il mio ruolo nel teatro è quello dell’amante. Uso questa metafore probabilmente non elegante ma sicuramente esplicativa, perché il teatro per me è sempre stato ciò che mi distoglie dalla realtà, ciò che mi fa vibrare il corpo, ciò che viene sognato, scritto e nutrito di notte, al buio, lontano dagli sguardi del mondo. E poi è la cosa che più mi emoziona, è qualcosa, proprio come l’amore, in cui bisogna faticare per molto tempo, per riceve poi due semplici minuti di applauso. Ma il bello, proprio come nell’amore, è che tu non te ne fai niente di quei due minuti, perché tu vivi per quei mesi di duro lavoro, per quegli scantinati troppo stretti per provare. E come l’amore il teatro, va alimentato, stimolato, ricercato; devi lasciare che il teatro ti mangi, solo allora sarai sazio. Oggi il mio teatro è una miscela tra la sperimentazione che ricerco con la mia compagnia di base “Folli Attori” e il lavoro professionistico.

 

 

P.D.B.: Paragonare il teatro all’amore, a una “donna” da conquistare, a una stima e considerazione da guadagnare, con la fatica, tutto per un applauso infondo di sconosciuti, dove nasce questa tua voglia di dare, di comunicare le cose belle della vita, le emozioni? Ritieni che le persone vadano “riaggiornate” ogni tanto?

Francesco Di Chio: Non ritengo che le persone vadano riaggiornate. Quando scrivo e poi metto in scena non ho presunzione di voler insegnare qualcosa. La mia volontà è quella di comunicare qualcosa. Molto spesso scrivo spettacoli di denuncia, una denuncia ironica; ridere riflettendo, con la speranza cosi che di quel problema se ne parli ancora. Per me il teatro e l’arte non deve essere uno specchiarsi, un crogiolarsi tra proprie belle parole, ma significa denunciare! Non parlare, ma scrivere nel silenzio della tua camera per urlare al mondo! 

 

 

P.D.B.: Ci parli un po’ dei tuoi spettacoli fino ad oggi portati sul palcoscenico? Hai sempre ricevuto apprezzamenti dai chi è venuto a vedere una tua rappresentazione? Quanto il confronto con altri poi ha giovato a crescere nel tuo campo?

Francesco Di Chio: Il confronto è sicuramente la cosa più importante, quella che ti fa crescere di più. Ma più che confronto, io lo chiamo osservazione degli altri. Cerco di andare a teatro, a guardare ogni genere di rappresentazione, almeno una volta alla settimana. Guardare il lavoro degli altri aiuta a crescere, a conoscere, a volte anche a evitare errori. Fortunatamente gli spettacoli fatti fin ora sono cinque: “Tutto in poche notti”, “Un’invenzione favolosa”, “Il sogno di Arlecchino e Pulcinella”, “Il coatto e il secchione” e “Il Piccolo Principe”. Hanno ottenuto un ottimo riscontro di pubblico; in tutto in tre anni di lavoro abbiamo registrato 5.000 spettatori. I nostri spettacoli sono sempre diversi; come detto nelle altre domande cerchiamo di trattare sempre temi diversi e attuali. “Tutto in poche notti” raccontava di amore e morte, di poesia e vendetta. “Un’invenzione favolosa” portava una critica al sistema e alle istituzioni; “Il coatto e il secchione” trattava di bullismo, “Il sogno di Arlecchino e Pulcinella” parlava di amicizia ai più piccoli e il nuovo spettacolo (in scena al teatro di Tor Bella Monaca il 30 e 31 maggio) tratterà ironicamente dei problemi giovanili, come precariato, mutuo, problemi di coppia, etcc.

 

 

P.D.B.: Ho letto di recente che la tua compagnia teatrale “I Folli Attori” ha vinto il bando di Tor Bella Monaca per il reperimento di progetti delle associazioni territoriali del Municipio VIII! Ce ne vuoi parlare? E’ stata una bella soddisfazione scommetto per tutti voi.

Francesco Di Chio: È stata una grande soddisfazione, vincere e poter esibirsi al teatro di Tor Bella Monaca, che fa parte del teatro di Roma e che tra l’altro e soprattutto è il teatro della nostra zona, del nostro Municipio. Inoltre noi siamo giovanissimi (abbiamo giusto i tre anni necessari per partecipare al bando) ed essere entrati subito al primo colpo è una grande soddisfazione, per noi tutti. Inoltre questa vittoria ci permette di rimanere in linea con i nostri obiettivi, in cui la partecipazione al bando era prevista proprio al compimento dei tre anni; chiaramente x noi questo vuole essere soltanto un inizio, un inizio di un cammino che speriamo sia importante, ma soprattutto pieno d’arte.

 

P.D.B.: Vuoi dedicare qualche riga di un tuo testo portato in scena ai lettori di Oubliette?

Francesco Di Chio: Sono molto legato a tutti i testi che ho scritto e amo ricordare, ma nello stesso tempo sono innamorato del futuro e di ciò che dovrò ancora scrivere. Per questo preferisco riportar un piccolo frammento del nuovo spettacolo “Chi non lavora non fa l’amore”, uno spettacolo suo giovani.

“Voi avete un grande potere, siete giovani. Non arrendetevi, non abbassatevi ai loro livelli. Sapete perché il futuro non può essere brutto? Perché ancora non esiste, perché è solo frutto della nostra fantasia, dei nostri sogni o dei nostri mostri. Avere paura del domani allora è come avere paura di noi stessi. Cambiatelo voi il vostro futuro, riprendetevelo, ma con dignità. L’unica cosa che non potrà mai accadere è ciò che è già successo”.

 

 

P.D.B.: L’unica cosa che non potrà mai accadere è ciò che è già successo“, bellissima Francesco questa frase. Allora mi dicevi il tuo prossimo appuntamento in scena dove non si può mancare sarà il 30 e 31 maggio al teatro di Tor Bella Monaca? Ci vuoi dire meglio?

Francesco Di Chio: Saremo in scena il 30 e il 31 maggio al teatro Tor Bella Monaca, grazie alla vittoria del bando Attività di spettacolo dal vivo indetto dal Comune di Roma; porteremo in scena una commedia brillante, che vede protagonisti cinque ragazzi e che tratta, in maniera ironica e delicata, i temi del lavoro, dell’università, del precariato, dell’amore, della diversità. Una commedia per ridere e riflettere, che propone anche una divertente e pungente satira della società. Questa commedia rientra poi nel nostro più grande obiettivo e cioè quello di avvicinare sempre più giovani al teatro. Amiamo definirci: una compagnia di giovani che parla ai giovani, però urlando, in modo che la sentano anche gli tutti gli altri. Anche un solo spettatore in più rispetto al passato è per noi una vittoria, una persona in più che comincia a vivere di teatro.

 

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Written by Pietro De Bonis, in Marzullo

http://pietrodebonis.blogspot.it/

 

 

Notazione conclusiva di Pietro

Conobbi Francesco ai tempi del posticcio mio studio universitario, durante le ore del laboratorio Milla, un espediente per abbonarsi crediti formativi. E proprio lì accettai entusiasta l’invito d’entrare a far parte di questa compagnia teatrale.

La sua figura è una presenza magnifica, non molto slanciata a dire il vero, ma riesce a creare un’ombra gigante, di protezione, per chi le persuade il cuore. Francesco ha creduto in me da subito, prima come aiutante in regia, come attore, ma anche poi soprattutto come amico, anche se in quest’ultimo frangente sono inadempiente, e me ne rammarico molto nei giorni moderni.

Francesco è una persona bella, e attorno non può avere che persone belle, parlo dei ragazzi della compagnia de “I Folli Attori”. Loro amano recitare, emozionare, perché amano vivere, trasmettono positività e allegria a fiotti, e non chiedono altro che almeno un sorriso, anche sbadato, venga loro restituito.

 

Info:

www.folliattori.it

https://www.facebook.com/pages/Compagnia-teatrale-Folli-Attori/205424652857533

Email:

info@folliattori.it


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