“Revolver” film enigmatico di Guy Ritchie – recensione di Daniele Bellavia

Chiiiii? Cosaaaaa? Comeeeeee?

Sono appena uscito da un esperienza traumatizzante. Ho visto “Revolver” di Guy Ritchie, prima regia dopo il floppone (giustificatissimo) di “Travolti dal destino”.

Cosa ti girava per la testa quel giorno Guy?

Ti eri fumato una sigaretta dal lato sbagliato? Avevi mancato i dosaggi delle tue sostanze psicotrope? Eri arrabbiato perché nessuno aveva capito il tuo splendido (?!) remake del film della Wertmuller e volevi dimostrare di esserci ancora? Avevi già dimostrato che potevi stare con quel cyborg di Madonna, io mi sarei accontentato.

Adesso gli faccio vedere io a questi bambocci!” avrai pensato e subito dopo hai preso la camera in mano, hai chiamato l’ amico Jason Statham, l’abbronzato Ray Liotta, il ciccio riccio Vincent Pastore, l’ uomo dal riporto più brutto del mondo Mark Strong e già che passava di li ci hai infilato dentro pure Andrè Benjamin (Andrè 3000 degli Outkast).

Con l’aiuto di Luc Besson hai messo giù una storia che secondo te (e solo te) poteva reggere e ovviamente non hai escluso nessuno dei fattori che ti hanno reso famoso: milioni di personaggi, una storia basata essenzialmente su un tizio di nome Jake che si incasina per aver fottuto (stiam parlando di un film di Ritchie, non moderiamo il linguaggio) un boss mafioso (Macha, ovvero Ray Liotta) e che si compone, proprio come “Lock e Stock” e “Snatch”, di mille incastri e altrettanti colpi di scena.

Ti vedo già tutto esaltato sulla scena, a far primi piani velocissimi e a cercare sempre nuovi pertugi dove mettere la camera e sistemi innovativi per stupire lo spettatore.

Stanno giocando a scacchi? Ovviamente piazzo la camera sulla scacchiera.

Stanno per uccidere qualcuno? Togliamo le immagini reali e sostituiamole con dei cartoni animati.

Stanno tutti aspettando Statham rasato? Facciamolo uscire alla prima scena con capello lungo unto e baffi.

Insomma Guy Ritchie sei tornato a divertirti con tutta la tua becera ironia da pub inglese pieno di abbirrazzati che pervade ogni personaggio-scena-inquadratura, ma tu non ti accontenti.

E chi non si accontenta, risica e poi rosica.

Vuoi farci vedere che vali ben di più di un simpatico noir.

Ma “gli faccio vedere io” che cosa Guy?

Che cosa ci volevi far vedere?

Se nei primi 30- 45 minuti mi son detto “finalmente è tornato il nostro compagno di bevute Guy” nonostante qualche rallentamento eccessivo e qualche pacchianata di troppo (e dai, con sta musica classica contemporanea non puoi pretendere che ti prenda sul serio), dopo un po’ ho notato che l’ex Madonnaro cominciava ad esagerare con i suoi trighi, intrighi e ritrighi.

“Mica ve la cavate così facilmente stavolta! Io sono Guy Ritchie e questo è il mio Regno”

Eh già, peccato che da metà film in poi non si capisca più nulla.

Ritchie ci prende gusto e si infila in cunicoli sempre più stretti di doppie personalità e citazioni da ogni dove (Machiavelli, guida degli scacchi, carta igienica di casa sua) in cui inevitabilmente non si riesce a seguirlo. Ci si prova, perché alla fine si è affezionati a questo simpatico burlone inglese, ma alla fine ci si arrende perché Guy sul finale non ti degna nemmeno di una spiegazione, butta li uno che si spara e chiude l’ obiettivo indispettito.

Gliel’ ho fatta vedere io eh?

Ma che cosa Guy?

Ci hai fatto vedere che hai saputo far meglio di Travolti dal destino a soli tre anni di distanza? Grazie. Anche “Professione Vacanze” del 1987 con Jerry Calà era meglio.

E ho detto Professione Vacanze. Con Jerry “libidine, doppia libidine, libidine col fiocco” Calà.

Ci hai mostrato i molteplici riferimenti alla Kabbalah che interessano solo alla tua ormai ex moglie che un anno dopo il divorzio non hai esitato a definire ritardata?

Oppure ci hai dimostrato che quel mare azzurro del 2002 ti aveva bollito peggio di una triglia e, non sapendo più in che acque pescare, ti sei rituffato nel tuo pasticcio similtarantiniano a cui, in ogni caso, molti registi cool di oggi si ispirano (qualcuno ha detto Zack Snyder?)

Chissà.

Io nel frattempo, passati Rocknrolla (ennesimo noir GuyRitchiano) e i due Sherlock Holmes (il secondo peggio del primo) aspetto ancora la tua vera svolta.

Saprai cambiar qualcosa più di una virgola alla tua formula in futuro?

E se si, mi prometti che non lo fai per dimostrarci di nuovo qualcosa?

 

Written by Daniele Bellavia

http://recensioni-libere.blogspot.it/ 

 

REGIA: Guy Ritchie

ANNO: 2005

DURATA: 115 minuti

INTERPRETI: Jason Statham, Ray Liotta, Vincent Pastore, André Benjamin, Mark Strong

GENERE: Noir a là Guy Ritchie

VOTO: 6 (di incoraggiamento perché comunque i primi 45 minuti sono godibili. Comunque sarebbe un 5- 5,5)

 

http://youtu.be/t3TL_j5jqLU

 

29 pensieri su ““Revolver” film enigmatico di Guy Ritchie – recensione di Daniele Bellavia

  1. Quando si dice una “stroncatura coi fiocchi” ;)
    Sempre meglio di quei luoghi comuni e frasi trite e ritrite (di repertorio) scritte spesso da chi magari non ne neppure visto ciò di cui parla. Qui almeno c’è personalità!

  2. Revolver è un tentativo mal riuscito di film psicologico, ma chi ha scritto questa recensione ci è andato un po’ troppo pesante con il regista (lock n stock e the snatch meritano molto). Revolver è un film che dalla seconda metà (purtroppo) si perde completamente, non smettendo comunque di regalare allo spettatore scene magistralmente orchestrate (quella del ristorante è FENOMENALE), un film che mantiene SEMPRE altissimo il livello di sceneggiatura, fotografia, recitazione… peccato sia stato sprecato così….ah! e per quanto riguarda Guy Ritchie… è vero che è solito usare tanti personaggi nei suoi film, ma è pur vero che ogni suo personaggio è caratterizzato con i controcoglioni… Per finire voglio dire che se anche Ritchie si fosse fermato ai suoi due (sopracitati) primi film, meriterebbe comunque (e merita nonostante gli alti e bassi) tutto il mio rispetto. p.s. come si fa a dire “saprai cambiar più di una virgola…” quando chi scrive queste “cose”… il 90% di ciò che scrive sono delle puttanate? Il bue che dice cornuto all’asino? No…. è il bue che dice cornuto ad un purosangue.

  3. Questo film è molto più di quello che sembra. Rivela nuovi spunti, nuove sfumature ogni volta che lo si guarda e sono talmente tante, e tutte concatenate da un filo così perfettamente logico, da farmi pensare che Ritchie sia un vero genio. Comprendo in parte chi ha stroncato “Revolver” perchè anch’io, alla prima visione, sono rimasto parecchio confuso. Il regista qui gioca con lo spettatore, compiendo il suo sofisticato “gioco” con una tale perfezione che, una volta che ce ne si è resi conto, non si può non rimanere a bocca aperta. Il link evidenziato da Peppe, sopra, ne spiega gli aspetti fondamentali ma qui c’è molto di più: è un film sulla consapevolezza di sè, sulla (il più delle volte inconsapevole) lotta interiore che affrontiamo ogni giorno. Sorprende, confonde, rimescola le carte e lo fa con incredibile lucidità; ma diventa più chiaro pian piano, quando lo si riguarda almeno una seconda volta con la consapevolezza di ciò che si ha davanti. Per fare questo però servono dei mezzi che non hanno molto a che vedere con la critica cinematografica e sono mezzi di cui Daniele, il recensore, evidentemente difetta. E’ un peccato che siano state scritte tante recensioni del genere, perchè serviranno a tenere molte persone alla larga da un film davvero importante. Io non posso che consigliarlo a chiunque, a patto che si sia disposti a dedicargli più di una visione.

  4. PIù che recensione questo è un insulto, che mischia la vita privata del regista con una generalizzazione del suo film. Quello che ogni buon critico dovrebbe sapere, e che si si giudica l’opera non il creatore, e la maggior parte di questa “recensione” è puntata sul parlare di tutt’altro dicendo baggianate che fanno quasi inebriare.
    Detto ciò, il film Revolver, come dicono tutti i commenti sopra il mio, è molto più di un film, è pieno di insegnamenti esoterici, nascosti, che solo una mente aperta potrebbe cogliere.
    Visto passivamente potrebbe perdere il senso, ma non significa comunque che sia un brutto lavoro, poichè la regia è meritevolmente orchestrata, ogni inquadratura è studiata e rende il film più coinvolgente, stessa cosa vale per le poche scene in cui è inserita la musica classica e per le filosofiche riflessioni dei personaggi.
    Revolver è un film non convenzionale, una metafora di un risveglio spirituale, che meriterebbe moltissimo. Per poterlo apprezzare al meglio, c’è bisogno di portare attentamente l’attenzione sui numerosi messaggi che vuole far passare,
    oppure seguire una linea guida dopo averlo visto, poichè ha degli insegnamenti che potrebbero essere un valido esempio per cambiare la propria vita.

  5. Che buffone… Un altro heaters della tastiera… Se non hai capito il film (film che da indizi fin dall’inizio e fa capire “tutti i misteri” dopo circa 15 minuti) nn prendertela con guy e con la sua vita privata. spero tu sappia di essere solo un buffone dietro un monitor

  6. questo film è un capolavoro assoluto non c’è una sola frase fuori posto in tutto il tempo.
    film per pochi ma non per tutti

    1. Filippo, potresti anche esplicitare la tua opinione in modo più utile, magari prendendo in considerazione qualche punto della recensione… così da farci capire il tuo parere, messo in questo modo lo ritengo piuttosto sterile.

      1. E’ stato fin troppo gentile, mi pare. Sterili sono piuttosto le risibili futilità che il vostro collaboratore ha snocciolato nel suo sfogo spocchioso e puerile, dimostrando totale incompetenza.

      2. Fondamentalmente mi aspetto che qualcuno elogi il film per qualche caratteristica piuttosto che andar contro ciò che c’è scritto. Se il film è così bello come sostenete datene prova, tutto il resto è sterile ai fini del dialogo sul film.

      3. Peccato che a me sembra che sia per primo il recensore stesso ad andare contro un film che non ha capito senza spiegazioni! E se le spiegazioni sono, meglio Gerry Cala, il sole del 2002 ti ha fritto e la cabala della tua ex moglie, suggerirei di mandarlo a scrivere su testate di gossip!

      4. ahahahhahhahhaha questa è una delle pochissime recensioni del magazine che parla in negativo di un film, ed un altro record è il numero elevato di commenti.
        Pensiero veloce: sono se si parla male di qualcosa si hanno commenti. Siamo portati a commentare solo ciò che ci provoca indignazione e non ciò che ci rende euforici e partecipativi.

        Buon Halloween! (non vendete l’anima ai passanti)

      5. Pensiero velocissimo: No! solo se si parla a vanvera!! ps ho venduto l’anima ma mi sono tenuto il cervello

  7. Ahaha questa recensione è splendida…potevi anche scrivere “non l ho capito e mi sono arrabbiato guy ritchie mi sta sulle palle”…almeno evitavo di leggere tutte ste minchiate…per essere “critici” bisogna sapere di quel che si parla..babbaleo!segnatelo.

  8. Signor re-censore, ti consiglio almeno un buon paio di anni di lavoro interiore di demolizione dell’ego prima di riaccostarti a questo film. A quel punto potrai riguardartelo almeno 3/4 volte per cercare di capirlo e poi tentare una vera recensione di Revolver.

  9. Non sono d’accordo con questa recensione…Troppo superficiale e di parte, vorrei non averla letta visto che è stato tempo buttato. L’autore di questa recensione avrebbe dovuto passare del tempo a guardare il film e documentarsi su i lavori di un regista con i controcoglioni quale è G.R.
    Sintetizzo: Recensione superficiale, spocchiosa e inutile.
    Riguardo sebbene vada un pò a puttane verso un finale complesso e discutibile è pur sempre un’eccezionale prova di stile.

  10. Il recensore non ci ha capito una mazza, ma e’ normale che sia cosi all’inizio.
    E’ un film geniale che va visto e rivisto piu volte ed e’ dedicato a tutti coloro che sanno gia qualcosa di “ego”, ossia quella vocina nella testa che manovra letteralmente le nostre azioni. Altrimenti e’ un film senza senso.

  11. Recensione a dir poco superficiale. “Meglio tacere e apparire sciocchi che aprir bocca e toglliere ogni dubbio”.

    Per chi ha visto Revolver e alla fine ha detto: “Cazzo mi sono perso. Perchè quello finisce cosi?”

    Uno dei migliori film come regia si perde nella trama. Da Action Gangster (alla Guy Ritchie) finisce per diventare una sorta di thriller psicologico.
    C’è una spiegazione. Bisogna notare le frasi della formula.

    1° Regola: L’unico modo per diventare più furbi è giocare contro un avversario ancora più furbo.

    Questo è un film avvezzo a chi piace questo genere (dalle trame intricate) e che ha seguito tutti i lavori di Ritchie da Lock a Snath. (compreso le serie)
    Ritchie qui mette il meglio di se. Il film è fenomenale per regia e sceneggiatura.
    Il regista è l’avversario più furbo. Questo porta al punto numero 2.

    2° Regola: Più sofisticato è il gioco più sofisticato è l’avversario.

    Tutti i fan si stanno scervellando a capire prima chi ha fatto questo e quest’altro. Tutti cercano, in questo tipo di film (come nei thriller) il finale, il colpo di scena.
    Cosi i fan diventano più sofisticati, proprio per quella mania sopradescritta.
    Il regista si adegua mentre prosegue il film.

    Getta un osso al cane. Trova la sua debolezza e dagli solo un pezzetto di quello che pensa di volere.

    La debolezza di noi spettatori-fan è proprio cercare il finale a sorpresa.
    Il regista ci getta un osso. Cioè le due stanze con scacchista e truffatore e poi ci da un grassone italiano e un cantante nero che prestano soldi alle persone.
    Tutti pensano dopo un pò “Uno è lo scacchista l’altro il truffatore”. Il regista ci da solo un pezzo di quello che vogliamo ed ecco che loro sono in realtà scacchista e truffatore.

    Cosi l’avversario distrae piano piano la vittima, facendo si che si consumi lentamente.

    Tutto questo è fumo negli occhi. Il finale è diverso. Il film è diverso. Non è un gangster movie.
    E mentre lo spettatore cerca ancora il finale a sorpresa lui sconvolge il film.
    Il finale non piace a nessuno perchè “ha messo in dubbio l’investimento e quindi la sua intelligenza. Nessuno può accettarlo”

    Cosi il regista ci fa SCACCO MATTO mettendo il signor Gold nelle regole e facendo sparare Macha che era diventato paranoico di se stesso.

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