“Quasi amici” di Olivier Nakache e Éric Toledano – recensione musicale per il primo vero volo di Philippe
Un film d’autore, per i contenuti che promuove, una solidarietà che prescinde dalla pietas in senso stretto ma si basa sul rispetto, ovvero sul principio della tolleranza della diversità di opinioni e non della semplice, diversa, abilità fisica.
Un film che può e deve aiutarci a riflettere che ogni uomo è pur sempre un uomo per cui “il tutto” si è solo rallentato nell’attraversare uno spiacevole momento della propria esistenza, quando, da novello Icaro, ha provato a volare più alto, perdendo però la sua scommessa con la fortuna.
Eppure l’anima non ha freni inibitori e può decidere di continuare ad espandersi, aldilà di contingenze punitive, che la vorrebbero depauperare anche dell’immaginazione.
L’immaginazione infatti torna a volare in una mattina che sembrava come tante, quando un incontro apparentemente sconclusionato, restituisce a Philippe, tetraplegico milionario, il senso di un’evoluzione, la propria, che aveva in qualche modo ibernato per un fatale gioco di incastri, mal riusciti, di tempo con il luogo.
Immergiamoci ora in una studio più approfondito, che rende il linguaggio musicale a sua volta protagonista, ricordando che le musiche di Ludovico Einaudi, che si è cimentato a più riprese in questo genere , espressione pensata per il cinema, (dagli esordi con Moretti per “Aprile”, a “Fuori dal Mondo” (Echo Klassik Preis) e “Luce dei miei occhi” (Italian Music Awards) di Giuseppe Piccioni; “Dr Zhivago” (Gold Word Medal New York Film Festival) di Giacomo Campiotti; “Sotto Falso Nome” (Best Filmscore Avignon Festival) di Roberto Andò; “This is England” (Music Nomination BIfa) dell’inglese Shane Meadows, “La fine è il mio inizio” di Jo Baier), sono originali.
Tra i brani, in ordine di apparizione:
Ludovico Einaudi – Fly (la scena in macchina all’inizio)
Earth, Wind & Fire – September (titoli di testa)
Frédéric Chopin – Notturno in Si bemolle op. 9 n°1 (Driss attende il suo colloquio)
Ludovico Einaudi – Writing poems (kebab tra amici)
Ludovico Einaudi – Una mattina (ritorno da Philippe / incontro con Philippe / titoli di coda)
Franz Schubert – Ave Maria D.839 (musica di sottofondo da Philippe)
Wolfgang Amadeus Mozart – Il Flauto Magico Birdcatcher (primo giorno di lavoro)
George Benson – The ghetto (scene di vita)
Ludovico Einaudi – Senza respiro (crisi notturna)
Carl Maria von Weber – Nein, länger trag’ ich nicht die qualen (all’opera)
Terry Callier – Your goin’ miss your candyman (dipinto)
Jean-Philippe Rameau – Les Indes galantes (pezzo suonato dall’orchestra)
Georg Philipp Telemann – Colombine ouverture burlesque (pezzo suonato dall’orchestra)
Georg Friedrich Haendel – Concerto grosso (pezzo suonato dall’orchestra)
Antonio Vivaldi – Le quattro stagioni, l’Estate, terzo movimento (pezzo suonato dall’orchestra)
Johann Sebastian Bach – Suite n°1 in Sol maggiore BWV 1007, preludio (pezzo suonato dall’orchestra)
Johann Sebastian Bach – Suite n°2 in Si minore BWV 1067, scherzo (pezzo suonato dall’orchestra)
Johann Sebastian Bach – Concerto in Fa minore BWV 1056, largo (pezzo suonato dall’orchestra)
Antonio Vivaldi – Le quattro stagioni, la Primavera, primo movimento(pezzo suonato dall’orchestra)
Nikolai Rimski-Korsakov – Il volo del calabrone (pezzo suonato dall’orchestra)
Earth, Wind & Fire – Boogie Wonderland (la musica su cui danza Omar Sy)
Ludovico Einaudi – L’origine nascosta (viaggio in aereo)
Nina Simone & Hal Mooney – Feeling good (la scena del parapendio)
Ludovico Einaudi – Cache cache (partenza di Driss)
Antonio Vivaldi – Concerto per 2 violini e orchestra in La minore op.3 n°8, allegro (ritorno in città)
Ma, adesso, il brano Fly, introdotto ad un livello apparentemente esterno alla narrazione, non rappresenterebbe solo il c.d giudizio del regista: possiamo farlo coincidere, piuttosto, con un desiderio universale di libertà da qualsiasi vincolo spazio-temporale, non tanto quale presa di coscienza dell’uomo moderno dei suoi limiti, ( non può effettivamente volare), quanto del suo desiderio d’apertura dei sensi alla riscoperta dell’essere nella sua globalità, a prescindere da un corpo.
Quindi, sarebbe addirittura possibile osare, e spingersi ad ipoteizzare ciò che in gergo si definirebbe un livello “ultra mediato”, che cioè veicola una visone un pensiero-esigenza globale di cui si fa carico l’intera pellicola quale contenitore di messaggi meta-linguistici.
François Cluzet, che può comprare tutto ma non le sue ali, rimane imprigionato nel suo corpo paralizzato, che ha bisogno dell’aiuto del giovane Omar Sy, fino quando gli insegnerà la profondità del linguaggio musicale classico-operistico, mentre il giovane badante, lo inizierà ad una danza superiore, quella dello spirito, grazie alla potenza del funk.
Il file rouge è cioè la spiritualità che aleggia come una catena invisibile tra i due quasi amici, in un vicendevole scambio di coraggio ad affrontare le prove quotidiane.
Sarà questa l’unica scommessa per cui sarà valsa la pena lottare: riconquistare un normalità in fondo mai smarrita del tutto, solo un po’ dimenticata , accantonata, stropicciata nelle pieghe di un’anima semi-addormentata.
http://youtu.be/DJVoXIiQgEM
Tesi di Federica Ferretti in Analisi del Linguaggio Politico: “La metafora del Linguaggio Musicale nella produzione cinematografica dal 1950 ad oggi”, UniTe, 2006.