L’elettronica non è mai stata così sarda – articolo di Andrea Tramonte

Alcuni flash. Claudio Prc, producer e dj 24enne di Terralba, viene chiamato a suonare nel tempio della techno berlinese, il Berghain, e sta per pubblicare il suo primo disco per la Prologue, una delle label di punta del genere a livello internazionale. Dusty Kid pubblica il suo secondo album per un’etichetta tedesca, la Boxer Recordings, ed è ormai uno dei principali “prodotti” musicali sardi da esportazione, considerato che suona più o meno in tutto il mondo pagato con cachet stellari.

Simone Deiana alias Arpxp lavora al suo full lenght in uscita in primavera per una label francese (la Im:Ltd) e Mauro Picciau in arte Maurs vince una competition di remix degli LN Ripley, band storica della scena elettronica italiana che ha scelto il suo lavoro come versione ufficiale da proporre nei live (e a breve ne ricaverà anche un video).

Una etichetta romana, La Bel Netlabel, inaugura una sorta di filone dei sardi pubblicando dischi di gente come Neeva, Ballpen e Menion, producer che bazzicano da tempo le scene elettroniche dell’Isola.

 Si potrebbe andare avanti. In fondo sono solo alcune istantanee in grado di dare la misura di quanto la musica elettronica in Sardegna, ormai da alcuni anni, stia vivendo una fase di splendore assoluto che si sviluppa attraverso un ecosistema di etichette molto vario, producer che riescono a far circolare il proprio nome e a suonare anche al di là del mare, eventi e festival che producono un collegamento con le migliori esperienze dell’elettronica contemporanea internazionale. Per ragionare sul senso di questa sorta di golden age sarda non si può prescindere da un discorso generale su come tecnologia e rete siano state in grado di cambiare in profondità i meccanismi di produzione, promozione e circolazione della musica elettronica.

Non solo la disponibilità più immediata di software per produrre – per farlo bastano un Mac e un programma come Ableton – ma anche la possibilità di far circolare la propria musica senza per forza dover passare dall’intermediazione di etichette grosse. «La produzione discografica nell’Isola è aumentata anche grazie alla possibilità per gli artisti di farsi notare senza essere scelti dalle major», spiega Benedetto “Bettosun” Floris, dj e titolare di Mono Shop. «Da tempo uno può produrre la propria musica in casa e divulgarla con estrema facilità. Questo ha consentito a molti più artisti di iniziare a fare musica e di farsi notare in giro, anche a livello internazionale».

Un organizzatore di eventi come Matteo Mannu, leader di Basstation, è testimone da anni di questo fermento, «con almeno una decina di artisti noti e rispettati fuori dall’Isola», dice, «e se rapportiamo questo dato alla popolazione della Sardegna il fenomeno risulta ancora più significativo. Una qualità che viene riconosciuta soprattutto all’estero». Sull’elettronica prodotta nell’Isola ci sarebbe molto da raccontare. Se teniamo in considerazione solo la scena techno, c’è un grosso giro di producer che ottiene buoni riscontri a livello internazionale. A parte i già citati Dusty Kid e Prc bisogna segnalare Alessio Mereu, che oltre ad aver aperto una sua etichetta personale in Sardegna, la Amam, di recente è stato pubblicato dalla Cocoon Recordings, la label fondata da uno dei pionieri della techno berlinese, Sven Vath, e quest’anno è entrato anche nel catalogo della Poker Flat, fondata da un altro nome storico dell’elettronica europea come Steve Bug. E sempre in ambito techno ci sono nomi come Ness, Matteo Spedicati, Acirne (impegnata anche sul fronte discografico con la sua T-Bet Records), Ferlin, Hubble, Saimon, Mezmeric…

 La vitalità della scena sarda fa decisamente rima con varietà. Ci sono artisti che sono stati in grado di sviluppare un discorso che dialoga con l’attualità musicale, in particolare quella che parla con le basse frequenze della dubstep, uno dei pochi linguaggi recenti che sono stati in grado di superare i confini della musica da club per entrare a far parte del bagaglio degli ascoltatori più, per così dire, trasversali. Maurs si è approcciato al genere nella sua variante più aggressiva e “dopata”, Arpxp invece tende a intrecciare ritmi e melodie attraverso un lavoro di cesello e di costruzione molto accurato. E il suo disco sarà una sorta di percorso a cavallo della bass music, tra future garage, funk e drum’n’bass. Federico “Neeva” Orrù invece è un artista inquieto sempre alla ricerca di nuovi stimoli espressivi attraverso cui alimentare la sua musica. L’ultimo disco, ad esempio, ha seguito la strada indicata dal giro di artisti che si raduna intorno alla Brainfeeder – ovvero quella sorta di hip hop destrutturato pieno di campionamenti e suoni “retro-futuristi” che è stato proposto di recente da nomi centrali degli ultimi anni come Flying Lotus. C’è poi chi, come il duo dei Bentesoi (Arrogalla e Claudia Aru), cerca di ancorare sonorità di matrice electro e dub con la tradizione sarda. Non solo con testi in limba, ma soprattutto con una commistione di digitale e strumenti come le launeddas che si pone, programmaticamente, come una sorta di nuova musica “folk” nel tempo della musica per laptop. In un contesto del genere è naturale che ci sia stata una fioritura anche nel campo delle label. I Signorafranca curano l’omonima net-label che ospita artisti anche della scena internazionale, Arrogalla ha fondato Mime per pubblicare progetti di sonorizzazione musicale di matrice dub, Noottempo è la factory fondata da Quilo dei Malos Cantores e pubblica progetti interessanti come quello del sassarese Ganga e Randagiu Sardu, la Sardinian Electronic Label è un consorzio che raduna numerose etichette techno.

(Andrea Tramonte)

23 dicembre 2011
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