Intervista di Alessia Mocci a Luigi Milani ed al suo “Memorie a perdere”


“Memorie a perdere – Racconti di ordinaria allucinazione”, edito nel 2009 dalla casa editrice Ass. Akkuaria nella collana “Europa la strada della scrittura”, ha destato numerosi lettori dalla noia prosastica incastrando in una piacevole lettura  voyeuristica.

L’autore, Luigi Milani, nasce a Roma, alle spalle pubblicazioni di poesie e racconti con la casa editrice Perrone LAB.

“Memorie a perdere” è una raccolta di racconti, esattamente tredici, che mira a scuotere il lettore con storie che invadono il mondo della politica, del sociale e dell’estremismo televisivo. Un libro che palesemente denuncia la società attuale attraverso personaggi che fanno della loro ordinaria vita un’allucinazione.

Luigi Milani non è conosciuto solamente come scrittore, ma lasciamo che siano le sue parole a raccontare della sua persona e del suo percorso letterario.

 

 

 

A.M.: Luigi Milani è un giornalista, uno scrittore ed un traduttore. In quale veste ti senti maggiormente a tuo agio?

 

Luigi Milani: Probabilmente la veste che preferisco è quella dello scrittore, anche se ammetto che la stessa definizione di “scrittore” suoni impegnativa alle mie stesse orecchie… D’altro canto, anche il ruolo di giornalista a volte mi regala qualche soddisfazione, specie quando mi offre la possibilità di interagire con personaggi interessanti del mondo dell’arte e della cultura. In passato è accaduto che da un incontro avvenuto in ambito giornalistico siano poi scaturite collaborazioni in campo letterario. Sono casi fortuiti, ma non così infrequenti, e quando si verificano mi danno la sensazione che forse, dopo tutto, sia possibile una convivenza, forse addirittura un interscambio, tra i vari ruoli che mi capita di rivestire nel corso della mia attività.

Per quanto concerne il lavoro di traduzione, si tratta di un impegno faticoso e non sempre adeguatamente retribuito, ma anche questo spesso va ad incastonarsi felicemente con il mio versante più squisitamente letterario: in questo senso dunque si tratta in definitiva di un’esperienza propizia.

 

A.M.: Com’è il tuo rapporto con la critica letteraria?

 

Luigi Milani: In linea di massima ho un rapporto positivo con la critica, nel senso che un autore non può prescindere, com’è ovvio, dal giudizio del lettore, soprattutto quando questi assume l’ambita livrea del recensore. Si potrebbe discutere, come pure molti fanno, sul valore che al giorno d’oggi riveste la critica letteraria, che ha visto in parte ridursi il suo raggio d’azione e persino la sua influenza: oggi, nell’era del social network, dagli onnipresenti Facebook e Twitter al più specifico Anobii, senza dimenticare l’ormai storico MySpace, la distanza tra autore e lettore si è di fatto annullata. Giudizi, pareri e recensioni fluiscono liberi sulle bacheche e le pagine della sterminata comunità digitale della Rete, contribuendo in maniera determinante alla diffusione di opere ed idee. Non c’è più “un alto” ed “un basso”, ed accade che l’autore affermato condivida, in questa nuova dimensione incorporea, spazi analoghi a quelli occupati dal nome nuovo.

Detto questo, per tornare allo specifico della tua domanda, accolgo con grande favore tutte le recensioni, ma non ti nascondo che sono soprattutto quelle di segno più critico le più interessanti e stimolanti. È solo grazie ad esse che ho infatti la possibilità di individuare, se possibile, limiti e negatività sempre in agguato nei miei lavori. Ti dirò poi che personalmente ho sempre trovato molto divertente constatare la disparità di giudizi che la stessa opera può suscitare nella critica, e non mi riferisco solo ai miei trascurabili lavori…

 

A.M.: “Memorie a perdere” è composto da 13 racconti nei quali presenti un insegnamento per ognuno di loro. Qual è il personaggio e quindi il racconto che senti più realistico?

Luigi Milani: Ti confesso che mi imbarazzerebbe avere la pretesa di offrire insegnamenti ai miei lettori, e temo inoltre che più di qualcuno sarebbe incline a definirmi “cattivo maestro”. Forse non a torto poi, viste le situazioni ed i personaggi che animano le mie storie…

No, direi piuttosto che ho tentato – non so con quanta efficacia – di rappresentare lo smarrimento ed il senso di alienazione che spesso affliggono uomini e donne del nostro tempo, alle prese con una società disumanizzante, sessuomane e imbarbarita. In tal senso, il racconto forse più emblematico è “Van Damme”, la storia di un uomo che per sfuggire all’angoscia di una vita avvilente preferisce rifugiarsi nella dimensione illusoria, ma rassicurante, della menzogna.

 

A.M.: Come definiresti il tuo stile letterario? Ti senti vicino a qualche autore del passato?

Luigi Milani: Cerco di raggiungere una forma quanto più possibile chiara e scorrevole, senza però scadere in quel minimalismo che troppo spesso nasconde una oggettiva povertà lessicale, quando non concettuale. Allo stesso tempo, non amo il periodare alla francese: trovo che l’eccessivo ricorso a perifrasi e subordinate finisca per appesantire irrimediabilmente la narrazione, con l’inevitabile, aborrito, risultato di ingenerare stanchezza e noia nel malcapitato lettore.

Tra gli autori del passato, nutro grande ammirazione per Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini, Gabriele D’Annunzio e Jack London, titani ai quali però non credo di potermi neanche accostare, se non appunto come devoto lettore. Tra gli autori contemporanei invece non ho difficoltà ad ammettere l’influenza che esercitano su di me romanzieri quali Don DeLillo, Saul Bellow, Salman Rushdie, Joyce Carol Oates. È stato solo dopo aver a lungo studiato certi romanzi monstre di DeLillo e Rushdie che sono riuscito ad elaborare la complessa architettura alla base del mio primo romanzo, in uscita l’anno prossimo per Casini Editore con il titolo “Nessun Futuro”.

A.M.: Da un anno circa il mercato dell’editoria è mutato grazie anche all’ingresso degli italiani su face book. Che cosa pensi dell’editoria d’oggi e degli “scrittori improvvisati”?

Luigi Milani: Come accennavo sopra, il fenomeno dei social network racchiude in sé delle valenze fortemente innovative, che nello specifico del mondo editoriale si traducono nella possibilità di accedere ad un pubblico di lettori un tempo altrimenti irraggiungibile.

Diversa la situazione dell’editoria, in questo inizio di nuovo millennio.

Da un lato, è vero, l’accesso alle nuove tecnologie di massa – dal print on demand alla possibilità virtualmente concessa a chiunque di pubblicare qualsiasi testo, in formato digitale o cartaceo ed a costi ridottissimi – può dare la stura al proliferare di pubblicazioni più o meno improvvisate e di dubbia qualità.

D’altro canto, è altrettanto innegabile che raramente tali exploit riescano ad affermarsi nel mondo reale, dove si ostinano a rimanere validi  concetti per qualcuno superati come la qualità, la cura del testo, la ricerca stilistica. Non è un caso che la stessa moda dell’autoproduzione cominci a perdere colpi in ambito editoriale, nonostante le pur affascinanti teorizzazioni di un guru visionario quale Chris Anderson, che nel suo saggio “La coda Lunga” (Codice Edizioni) (http://codiceedizioni.it/catalogo/pubblicazioni/la-coda-lunga) aveva vaticinato l’avvento di un’editoria di massa svincolata dai tradizionali meccanismi produttivi. Non credo però che divenire “editori di se stessi”, come proclamava non senza qualche sospetto di conflitto d’interesse lo stesso Anderson (fondatore, guardacaso, del primo POD planetario), rappresenti la Nuova Frontiera dell’editoria.

 

A.M.: C’è un autore della piccola e media editoria sul quale scommetteresti?

 

Luigi Milani: Credo ve ne sia più d’uno. Mi limiterò a citare qualche nome, sperando di non far troppi torti tra gli amici scrittori: Francesco Verso, Nicola Roserba, Daniele Bonfanti, Luca Poldelmengo, senza dimenticare Lucia Tilde Ingrosso, autrice già affermata, ma in costante ascesa.

 

 

Vi lascio il link della pagina di ibs nel quale è possibile acquistare “Memorie a perdere”:

 

http://www.ibs.it/code/9788863280616/milani-luigi/memorie-perdere.html

 

ed il link del blog dell’autore:

 

http://www.luigimilani.com

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