Due domande alla poetica di Carina Spurio

Iniziamo con una poesia che voglio inserire in Oubliette dal titolo “Passione”.

La poesia è inedita e fa parte della mia nuova raccolta di poesie “Sporca Chimera”.

“Passione”

In un giorno che non ricordo

il tempo venne a svestire

i minuti dell’attesa

e il buio della notte

nascose nel mantello degli attimi

il colore della passione,

di me e di te raccontai

ad una parola scura

incisa sul foglio del fato,

imbevuta di rassegnazione

e di ipotetici futuri

legata al filo degli istanti

come un anello che stringeva

i polsi dello spettro

della mia solitudine

in cui pezzi d’amore

si masturbavano sulle gambe

delle pallide nuvole,

ed io, con i mano i miei giorni

seduta sul ciglio del mondo

inseguivo un sogno

appeso ad un triangolo di stella

che punteggiava un aborto d’amore,

così, ti celai nel mio fiato

per non lasciarti andare

e tutto ciò che non volevo scrissi,

inghiottendoti per pochi istanti

in fondo ai miei ultimi respiri

ancora aggrappata ai tuoi fianchi

ed alla vita che si faceva carne,

mentre impastavo la sabbia dei giorni

in attesa di chiedere a dio, perché!

Tratta da “Sporca Chimera”

Premio Fortunato Pasqualino Butera (CL)

Si continua con due domande che mi hanno particolarmente colpito ed alle quale mi sono divertita nel rispondere:

 

C’è più menzogna o più verità, in una poesia?

(domanda tratta da: Intervista a Carina Spurio di Simone Gambacorta)

La poesia è in grado di mettere l’autore in relazione alla profondità del suo essere, pertanto si è portati a pensare che essa esprima la verità. Di tale asserzione, non sono assolutamente convinta. La lirica, si sa, trae origine da intense percezioni soggettive, alle quali unisce l’esigenza della libertà creatrice coerente alle sue ossessive patologie, nel luogo in cui il pensiero si condensa in un’altra forma e tocca i territori della finitudine e del nulla. Questo per dire che nell’altro lato del sé, luogo praticamente inesplorato, possono tranquillamente giocare suggestioni, fascinazioni e un “sentire” del tutto personali. Ma chi ama la poesia sa che è necessario viverla entrando e uscendo dal suo ritmo, rispettando il suo canto, seguendo il suo percorso. E il poeta che vive il presente sa di essere estraneo al suo tempo ma non sa da dove nasce e muore il canto né, se il suo viaggio avrà mai un termine.

 

Leggendo diverse recensioni sulla tua nuova raccolta di poesie, ho notato una parola associata al tuo versificare che si ripete: “urgenza”. Sapresti darmi una spiegazione? È la chiave di lettura per le tue opere?

(domanda tratta da: Intervista a Carina Spurio di Alessia Mocci)

“Urgenza”, la parola ricorrentemente associata al mio versificare è “una” delle tante definizioni contenute nella forza tentacolare che assale il poeta e si insinua in ogni angolo del pensare e del vivere. Per questo, penso che il termine “urgenza” non sia l’unica parola-chiave per le mie opere, malgrado scrivere spesso sia una “necessità”. “Necessità” non intende cedere, non può farlo: ne + cedere. “Notwendigkeit” (ciò che non potrebbe essere altrimenti) avrebbe detto Kant se fosse stato in vita. Eppure, non fui preda del fascino di questa inflessibile dea all’inizio. Il mio verso, come hai ben scritto, esplose dal piacere, affidato ad “un lucido e circolare procedere”. La mia prima Poesia nacque dall’ “assenza”, dall’attimo in cui la consequenzialità della sillabe si arrese al gesto mosso dalla privazione. Senza quel vuoto dentro non avrei potuto catturare quel fiato sinistro in cerca di uno spazio. Versai: “Cosa ho se non ti ho?” (da “Noi”). Un verso, una domanda! Avevo racchiuso un istante in un grumo che perse calore prima della finitura. Da quel giorno Poesia fu comunicazione dei sensi, per non costringerli al silenzio affinché il binomio “io/tu” potesse diventare “noi”. Oggi so che Poesia non è una formula. Piu’ che un profitto è una perdita e non si avvale di strumenti logici. Ci sono giorni in cui ancora mi tenta, soprattutto quando proviene dall’immobilità, dal vuoto di me, dalla gioia e dal dolore altrui e come una spettatrice decide di testimoniare. Continua a resistere sgorgando dalla mia mano, mentre labbra serrate conservano il senso deglutito nelle tenebre. “Senza il completo estraniamento dalla realtà” la imprimo nel candido niente, invaso da pericolosi enjambements, innocui come una farsa teatrale e adagiati come le bugie automatiche sul mio fiato e resto a “guardarla” come un atto d’amore che non merita i miei brividi.

 

Carina Spurio è nata a Teramo. Si è diplomata all’Istituto Magistrale Giannina Milli di Teramo. Ha scritto e pubblicato cinque raccolte poetiche: Il Sapore dell’estasi 2005 Edizioni Kimerik riproposto in edizione aggiornata nel 2006, Lacca di Garanza 2007 Ed. Il filo s.r.l Roma. Tra Morfeo e vecchi miti 2008 Ed. Nicola Calabria Editore. Narciso Evoè Edizioni 2009. Le sue poesie sono state pubblicate in 38 Antologie Poetiche. Due sue Antologie Poetiche sono testo scolastico: Antologia “I Nuovi Poeti Italiani”. 2007 e “Conoscere la Metrica” attraverso i Poeti Classici Contemporanei. 2008, entrambe edite da Vincenzo Grasso Editore. Una sua poesia è stata pubblicata sul mensile Internazionale di cultura poetica “Poesia” di Crocetti editore. Di recente una sua minisilloge è stata pubblicata su “La Clessidra” semestrale di cultura letteraia Joker Edizioni. Collabora con: “Hermes” Periodico Mensile Di Informazione e Cultura, “Buono e Bello” tracciati di cultura, tradizione e società, “Notizie Donna” Editoriale della Provincia di Teramo, “L’Unico” quotidiano web di Roma, “Il ReteGiornale”, “Teramani.net”, “ePress” il portale della scrittura creativa on-line, “L’estroVerso”, informazione, attualità e cultura, Catania, “Gente & Piazza” mensile, Lanciano (Ch), “Piazza Grande”, Teramo, “Il mascalzone.it” San Benedetto del Tronto, “Il capoluogo.it” L’Aquila, “Osservatorio Letterario” Ferrara e l’Altrove, “Portalemarche.eu”, “Marche Cultura”,“oubliettemagazine.com”.

5 pensieri su “Due domande alla poetica di Carina Spurio

  1. Due cose mi colpiscono in modo particolare leggendo la poesia di Carina Spurio: la raffinatezza del linguaggio, che scorre via in una sensuale, arcana musicalità, e l’oscura chiarezza dei suoi pensieri. La nostra poetessa rivela indubbiamente una complessità sconvolgente d’animo e di concetti: la sento (sono queste le impressioni che ho ricavato dalla lettura dei suoi versi) che avverte con forza, in modo quasi febbrile, il senso del vuoto e del mistero che circonda la vita e la consapevolezza della finitudine dell’uomo; riesce però a dominare l’angoscia e a cospargerla coi colori dell’infinito, sognando, e facendoci sognare, orizzonti inesplorati.
    Vittorio Verducci

    1. Vittorio Verducci è un autore di racconti e poesie, ha insegnato lettere nelle scuole secondarie di I grado, ha partecipato a numerosi concorsi ottenendo segnalazioni e premi. Nelle sue opere contempla il sonetto e la terzina alterna con perfezione stilistica, per questo il suo commento mi riempie di orgoglio. E’ vero, sono complessa, dissacrante, sincopata, tachicardica e bradicardica nello stesso tempo… sempre alla ricerca di una nuova verità …
      Grazie Professore!
      Carina Spurio

  2. dopo la lettura della poesia sono cstato costretto a tossire per aver trattenuto il fiato…
    sempre incisiva e tagliente come amo la poesia…. diretta, violenta con la porta del sogno sempre socchiusa

  3. Gabriele, sai quante volte litigo con me stessa, non mi parlo e non mi sopporto? Ancora di meno quando scrivo: momento in cui sprofondo nel nero del mio lurido essere. Apro la porta della stanza oscura e mi siedo, senza tante pretese e senza nessuna intenzione. Non si capisce bene se vorrei scappare, oppure restare. In quel luogo nessuna ombra macchia e per sporcare il foglio devo ritornare, per inghiottire e violentare inconsapevolmente gli ignari … ma questa è un’altra bugia del poeta … spero di non averti fatto troppo male…

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